La versione di Parsi

L'incognita del potere di Xi Jinping fra storia e futuro

Xi Jinping è stato rieletto presidente per il terzo mandato di fila: è la prima volta dalla vittoria comunista nel 1949. "La Cina si muove in allineamento con Mosca, ma il potere interno del suo leader rischia di creare un grosso problema di stabilità", spiega il politologo della Cattolica

Vittorio Emanuele Parsi

Il presidente cinese Xi Jinping si è assicurato un terzo mandato senza precedenti alla guida della Repubblica popolare, completando la transizione verso il suo secondo decennio di potere. Xi, 70 anni il prossimo 15 giugno, è diventato il capo dello stato cinese più longevo dalla vittoria comunista nel 1949 dopo che il Congresso nazionale del popolo - il ramo legislativo del parlamento di Pechino - gli ha conferito questa mattina un mandato di altri cinque anni come presidente. La sua riconferma era ritenuta scontata dopo l'inedito terzo mandato alla guida del Partito comunista ottenuto al XX Congresso nazionale del Pcc di ottobre 2022.

  

"La Cina si sta muovendo in maniera allineata con Mosca e non fa presagire niente di buono". Da questo assunto geopolitco inizia l'analisi di Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni internazionali all’Università Cattolica e direttore dell’Aseri da dieci anni. In ambito interno, spiega il docente, Xi Jinping "sta invertendo completamente la rotta di Deng": se quest'ultimo era consapevole dell'importanza rivestita dal passaggio di successione al potere e aveva perciò fissato un limite massimo ai singoli mandati, ora Xi "ha tolto tutto questo, aumentando il suo potere ma anche creando un grosso problema di stabilità". "Vedremo se la sua mossa lascerà indenne il paese o se creerà una serie di torbidi".

 

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