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Dopo le dimissioni

Che ministro ci vuole per la Difesa tedesca? La mappa di Scholz

Daniel Mosseri

Christine Lambrecht ha lasciato "al buio", cioè senza che il capo del governo abbia avuto tempo di indicare il nome di un successore. Ora la palla torna al cancelliere: a lui la decisione se rispettare o meno la parità di genere

Berlino. Olaf Scholz ha perso un pezzo importante del suo governo. Lunedì si è dimessa la ministra della Difesa Christine Lambrecht, diventata ormai da mesi l’esponente più impopolare dell’esecutivo federale. Il cancelliere socialdemocratico aveva già messo in conto il passo indietro della compagna di partito e tuttavia quelle di Lambrecht sono dimissioni “al buio”, senza cioè che il capo del governo abbia avuto tempo di indicare il nome di un successore, e i tedeschi non sono abituati ai balletti dei ministri.

 

Parlando da Ulm durante una visita al produttore di materiale bellico Hensoldt, il cancelliere ha rassicurato: “Ho già un’idea precisa”, eppure avrebbe preferito aspettare un mese, magari fino alla ripetizione delle elezioni per il Parlamento cittadino di Berlino causa irregolarità. La sindaca Franziska Giffey (Spd) è incalzata dai Verdi da una parte e dalla Cdu dall’altra, e rischia il cadreghino. C’è poi la ministra federale degli Interni, Nancy Faeser (Spd), che potrebbe lasciare il governo a breve per correre in autunno da governatrice dell’Assia. Insomma, la mappa del potere socialdemocratico avrebbe forse beneficiato di un intervento più strutturato della semplice sostituzione di un cavallo azzoppato dai media. Così si considera Lambrecht, che ha accusato la stampa di non riuscire a lavorare per le eccessive attenzioni su di lei anziché “sugli uomini e le donne della Bundeswehr”. La Welt ha replicato con un severo “chi è causa del suo mal pianga se stesso”. 

 

Lambrecht lascia per un misto di impopolarità e per le accuse di incompetenza: le seconde le sono piovute addosso quando all’inizio del conflitto russo-ucraino suggerì di inviare cinquemila elmetti come aiuti militari a Kyiv. Una proposta finita a pernacchie e mille miglia lontana dalla Zeitenwende, dal “cambiamento epocale” annunciato dal cancelliere, che all’arrugginita Difesa tedesca ha staccato un assegno da cento miliardi. Alla ministra va però riconosciuto che allora rispecchiava pienamente i tentennamenti dello stesso Scholz, indeciso a ogni aiuto all’Ucraina. Non è un caso che ieri il cancelliere abbia promesso anche una rotta chiara sulla Difesa. A chiederla non sono solo l’opposizione Cdu/Csu e gli alleati di governo Liberali (Fdp): il 20 la Germania ospita la riunione dei ministri degli Esteri della Nato sull’Ucraina nel formato Ramstein, e i partner atlantici si aspettano chiarezza. A cominciare dalla consegna di carri Leopard II tedeschi all’Ucraina: i tentennamenti non aiutano nessuno.

 

Quanto all’impopolarità, la ministra 57enne ci ha messo del suo prima portando in volo in elicottero da Berlino verso una base area del nord il figlio ventiduenne che ebbe l’improvvida idea di postare su Instagram le immagini del “passaggio” ricevuto. Le due gocce che hanno fatto traboccare il vaso sono state l’annullamento della tradizionale visita di Natale alle truppe – la ministra ha preferito andare a sciare in Austria – fino allo scivolone di Capodanno, con Lambrecht che ha mandato in rete un video di fattura artigianale in cui, sullo sfondo molto poco appropriato delle potenti esplosioni e fuochi d’artificio del Capodanno berlinese, parla di guerra. Ma l’audio è pessimo e si capisce solo quando la ministra spiega che grazie al confitto ha conosciuto tante persone interessanti.

 

La palla torna al cancelliere: a lui la decisione se rispettare la parità di genere, nominando per esempio Eva Högl, oggi commissaria del Bundestag per le forze armate (ossia trait-d’union fra Bundestag e Bundeswehr), oppure promuovendo a ministra la sottosegretaria alla Difesa Siemtje Möller. Fra i nomi degli uomini sono circolati quelli dell’attuale presidente della Spd, Lars Klingbeil, o del ministro del Lavoro Hubertus Heil. Quattro papabili socialdemocratici: il pregio degli ultimi due è che sono politici di specchiata fiducia di un cancelliere che sulla politica di Difesa ha bisogno di aiuto e qualcuno di cui fidarsi.

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