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mannaia europea

Dopo il Qatar gate, Metsola vuole bloccare la pensione ai condannati

Francesco Bercic

La presidente dell'Europarlamento specifica che deve "vedere se è legalmente possibile". Ripercorrendo tutte le fasi dello scandalo, alla fine ricorda però che "Il Parlamento non è un tribunale". Ma intanto chiede linea dura sulle regole già esistenti. E ammette: "Sulle interferenze straniere avremmo dovuto vigilare di più"

La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, in una lunga intervista al quotidiano la Repubblica, ha accennato alla possibilità di “bloccare anche la pensione” come misura punitiva nei confronti degli europarlamentari condannati “a più di due anni di reclusione”, nell'ambito dello scandalo Qatargate. “E' un’ipotesi ma devo vedere se è legalmente possibile”, ha quindi specificato, lasciando intendere che il Parlamento se ne occuperà nei prossimi giorni.

Il blocco delle pensioni diventerebbe così l'apice di una serie di misure adottate dall'Ue per far fronte alle numerose richieste di trasparenza giunte di fatto da tutti i paesi membri. “Sulle interferenze straniere avremmo dovuto vigilare di più” ha ammesso Metsola, facendo mea culpa sulla gestione delle lobby: “Col senno di poi ci si sarebbe potuto chiedere cosa stesse succedendo nella commissione parlamentare sui diritti, di cui forse ci si sarebbe potuti fidare di meno”.

Metsola ripercorre la vicenda Qatargate dall'inizio, raccontando in chiave personale le sue sensazioni fin dalle prime ore in cui la presidente si trovava a Malta. “Ero furiosa. Ho detto: dobbiamo reagire. Abbiamo lavorato tutte le vacanze di Natale per questo”. Poi continua, con evidente rammarico: “Ciò che mi ha sorpreso di più non è stato che un paese terzo cercasse di influenzare ma che una ong, una cosiddetta ong che si occupa di diritti umani, sia stata utilizzata da un regime autocratico per corrompere”. Infine aggiunge sul futuro: “Non ho paura, ma sono realista. Sono preparata a tutto e non mi aspetto niente”. Ricordando però che “non si può essere ingenui e pensare che non accadrà mai più”.

L'ultimo provvedimento preso in ordine temporale è stato l'annuncio della volontà di sospendere l'immunità parlamentare per Andrea Cozzolino e Marco Tarabella. A una domanda che le imputava i tempi lunghi delle procedure in programma, Metsola ha risposto che ci vorranno “due mesi” per completare l'iter della revoca. "Lunedì dichiarerò l’apertura della procedura. Poi va alla commissione Affari giuridici. Normalmente il deputato ha un mese per rispondere. E poi si va in plenaria. Di solito questo iter dura 90 giorni. Abbiamo deciso di togliere 30 giorni". E sempre sulla stessa linea, ieri la presidente ha proposto un pacchetto di 14 misure per arginare i rischi di corruzione e inquinamento dell’attività parlamentare. “Alcune regole ci sono già: dichiarazioni sugli incontri, conflitto di interessi, chi ti paga, cosa dichiarare. Possiamo rinforzarle subito e renderle operative. E da subito fermiamo gli accrediti permanenti per gli ex europarlamentari” ha aggiunto difendendo il Parlamento dalle accuse di lentezza.

In ultimo, Metsola ha ricordato l'importanza di garantire, anche in casi come questi, i “livelli di protezione” sanciti dalla legge, uno su tutti la presunzione di innocenza: “Non si può permettere che la procedura giuridica venga cancellata”, ha ribadito con forza. “Il Parlamento non è un tribunale”.

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