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blackout bellici

L’Ucraina bombardata ha bisogno della rete elettrica europea

Federico Bosco

Gli attacchi alle infrastrutture energetiche rendono più difficile per gli ucraini portare avanti le controffensive nei territori occupati, mentre la popolazione civile fatica a tenere in piedi l’economia e a riscaldare e illuminare le proprie case. E l’inverno sarà usato dal Cremlino per costringere i civili ucraini al freddo

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Nella storia delle guerre dell’Impero russo e dell’Unione sovietica il ruolo dell’inverno è stato talmente importante da diventare leggendario. L’immagine dei soldati russi – e ucraini, e bielorussi, e armeni, e georgiani, e cosacchi e altri ancora – schierati nella neve per respingere gli invasori fa parte di una memoria storica e letteraria condivisa in tutta Europa.

 

Anche stavolta il “generale inverno” avrà un ruolo, ma in maniera completamente diversa rispetto alle guerre di Napoleone e di Hitler. Oggi l’invasore è la Russia, e l’inverno sarà usato dai russi come strumento di attacco per fissare le linee del conflitto e costringere i civili ucraini al freddo, al buio e alla paura per fiaccarne il morale e spingerli alla resa. Lunedì un’ondata di missili ha colpito le centrali idroelettriche e altre infrastrutture critiche in tutta l’Ucraina. Complessivamente sono state colpite 18 strutture, la maggior parte delle quali generatrici di energia. A Kyiv 350 mila abitazioni hanno perso corrente, l’80 per cento delle forniture idriche è stato interrotto. Martedì le linee sono state ripristinate, ma colpire in questo modo sottostazioni e centrali idroelettriche non è solo l’ennesima rappresaglia russa contro obiettivi civili dopo sconfitte militari, ma un’escalation della strategia della punizione collettiva. Gli attacchi alle infrastrutture energetiche infatti rendono più difficile per gli ucraini portare avanti le controffensive nei territori occupati, mentre la popolazione civile fatica a tenere in piedi l’economia e a riscaldare e illuminare le proprie case. Lunedì i danni subiti dalla centrale elettrica di Kharkiv hanno costretto l’ospedale a funzionare con una tensione ridotta, mettendo a rischio le attrezzature ospedaliere. 

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Volodymyr Kudrytskyi, l’amministratore delegato di Ukrenergo (la rete nazionale del paese), parlando con gli inviati del Guardian ha spiegato che praticamente tutte le grandi centrali elettriche non nucleari ucraine sono state colpite, così come oltre il 30 per cento delle sottostazioni di rete. “I russi stanno cercando di distruggere specificatamente il sistema energetico ucraino che rifornisce decine di milioni di persone”, ha sottolineato Kudrytskyi, affermando che se non si riesce a prevenire un collasso della fornitura elettrica l’Ucraina dovrà affrontare una crisi umanitaria. Per ora gli ucraini affrontano l’ulteriore difficoltà senza troppe lamentele, le accettano come una sfida inevitabile, ma i blackout sono sempre più diffusi, lunghi e frequenti e per i tecnici di Ukrenergo sta diventando impossibile riparare tutti i danni abbastanza velocemente in tutto il paese. Negli ultimi cinque anni l’Ucraina ha lavorato per connettersi alla rete sincrona dell’Europa continentale e partecipare ai mercati europei dell’elettricità. A marzo del 2022 ha disconnesso la sua rete dal sistema russo insieme alla Moldavia, che poi si è connessa con il sistema europeo. L’Ucraina  è invece rimasta in “modalità isola”, pur avendo dei collegamenti (mai attivati) con Slovacchia, Ungheria e Romania. Ma non ne aveva bisogno, prima dell’ultima ondata di attacchi russi il paese era autosufficiente, nonostante la guerra. 

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Kudrytskyi ha detto che per l’Ucraina è possibile ricevere rifornimenti dall’Europa, ma i risultati sarebbero limitati e parziali. A causa dei danni alla rete Ukrenergo non è in grado di assicurare la distribuzione di elettricità in tutte le regioni. La rete è “spezzata” e frammentata, ci sono problemi di trasmissione e un pericolo di sovraccarichi per insufficienza di reti. Le sottostazioni distrutte possono essere ripristinate, ma ciò non impedisce ai russi di continuare a colpirle. Più che di energia elettrica Kyiv ha bisogno di generatori e attrezzature per ripristinare le infrastrutture, forse anche di tecnici, ma soprattutto: ha bisogno di sistemi più avanzati per la difesa dagli attacchi con missili e droni, armamenti difensivi che se fossero stati inviati nei mesi scorsi avrebbero limitato l’effetto degli attacchi delle ultime settimane. Più che porvi fine, il grande freddo invernale si presenta come il fattore esterno che congelerà la guerra proiettandola all’anno prossimo. In otto mesi di distruzione la Russia ha dimostrato di poter colpire ferocemente l’Ucraina, ma non di conquistarla. Gli ucraini hanno dimostrato di essere in grado di respingere le avanzate russe e riprendere territori, ma non abbastanza da cacciare i russi e farli desistere. I paesi occidentali hanno dimostrato di non essere disposti ad abbandonare Kyiv per un losco accordo di pace scritto da Mosca, ma anche di avere il terrore che la guerra si allarghi oltre i confini ucraini. Non c’è nessuna base per un compromesso, Vladimir Putin non sta facendo nulla per dimostrare che sta cercando una via d’uscita, né che intende limitare il conflitto ai territori occupati e annessi illegalmente. L’inverno protrarrà il conflitto e sarà causa di altre sofferenze, ma non deciderà l’esito della guerra.

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