Foto di Tolga Akmen, via Ansa 

La sfida dei Tory

Quanto (e come) può reggere ancora il minibudget di Liz Truss

Gregorio Sorgi

La premier e il cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng ipotizzano compromessi sulla corporation tax, il che danneggerebbe le politiche della presidente. Non è esclusa un'imboscata dai membri interni al partito

Londra. Per gli appassionati di scacchi la premier britannica Liz Truss si trova nella situazione “Zugzwang”: il giocatore è costretto a compiere una mossa, ma ogni scelta comporta degli svantaggi. Appena sei settimane dopo essere entrata a Downing Street, la Truss affronta un dilemma: fare marcia indietro sulla manovra economica, sacrificando alcune delle misure simbolo promesse e giocandosi la sua credibilità, o andare avanti per la sua strada rischiando una nuova crisi finanziaria?

 

In molti sostengono che Truss e il suo cancelliere dello Scacchiere, Kwasi Kwarteng, potrebbero scendere a compromessi sulla corporation tax, rinnegando la promessa di annullare l’aumento dell’imposta sulle grandi aziende dal 19 al 25 per cento, che costerebbe diciotto miliardi entro il 2026. Se questa mossa avrebbe effetti tranquillizzanti sui mercati – che si aspettano dal governo delle misure per stabilizzare i conti pubblici – danneggerebbe la credibilità di Liz Truss, che aveva impostato la sua campagna elettorale sulla discontinuità dalla politica fiscale del suo rivale Rishi Sunak. In molti chiedono a Truss e Kwarteng di tornare sui propri passi.

 

La direttrice del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva ha chiesto al governo di “non prolungare il dolore”, un monito condiviso da gran parte dei deputati Tory che, secondo alcune speculazioni, starebbero già pensando a come liberarsi della premier. Le proteste dei deputati avevano già costretto il governo a fare marcia indietro sul taglio dell’aliquota per i più ricchi, una mossa simbolica che però comporta un risparmio di soli due miliardi di sterline. Giovedì pomeriggio Kwarteng non ha confermato né smentito i rumour di un secondo “U-turn”, passo indietro, sulla corporation tax, spiegando di essere “completamente concentrato sulle misure per la crescita”. 

 

Lo stesso dilemma si ripeterà il 31 ottobre, quando il cancelliere annuncerà come verrà finanziato il taglio delle tasse. La soluzione più logica – quella di ridurre la spesa pubblica – sarebbe un regalo al Labour, che viene dato in vantaggio di ventuno punti sui conservatori nei collegi storicamente filo Tory nel sud del paese. Ma per il governo il peggio potrebbe arrivare dopo venerdì, quando lo “scudo” della Banca d’Inghilterra – che nelle ultime settimane ha acquistato 65 miliardi di sterline di bond, calmando la tempesta finanziaria – dovrebbe essere revocato.

 

Questa è la seconda incognita: se i mercati dovessero rispondere negativamente, la Banca d’Inghilterra prolungherà il quantitative easing? Il governatore Andrew Bailey ha escluso questo scenario ma il Financial Times sostiene che una proroga resta possibile. La Banca d’Inghilterra è scettica riguardo al quantitative easing perché va contro il suo obiettivo economico di lungo termine, improntato sull’aumento dei tassi d’interesse e la riduzione dell’inflazione. “Abbiamo a che fare con due cose che vanno in direzione opposte”, ha detto Bailey argomentando che la Banca centrale ha dovuto comprare i titoli di stato proprio nel momento in cui stava per inaugurare una strategia di segno opposto.

 

Il problema di fondo è la sfiducia dei mercati nei confronti del governo, che non perde occasione per agitare gli investitori. In un’intervista all’emittente Itv, il ministro dell’Industria Jacob Rees-Mogg ha dato la colpa alla Banca d’Inghilterra – che a suo dire avrebbe dovuto alzare i tassi di interesse ai livelli della Fed americana – e ha messo in dubbio l’accuratezza delle valutazioni dell’Office for budgetary responsibility, l’ente indipendente che effettua le stime economiche. Secondo il duo Truss-Kwarteng, la tempesta finanziaria delle ultime settimane è stata dettata dall’aumento globale dei tassi di interesse e i mercati si sono agitati in risposta alle misure del governo per aiutare famiglie e imprese a pagare le bollette. Ma in pochi ci credono.

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