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la giornata

La proclamazione di Carlo III, una simbiosi tra antico e moderno

Gregorio Sorgi

Per la prima volta la cerimonia, che ha avuto luogo nel palazzo di St. James, è stata trasmessa in streaming. Mentre nella City si sono rispolverati riti medievali

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Londra. La proclamazione di Re Carlo III è stata una simbiosi tra l’antico e il moderno. Il nuovo sovrano ha introdotto delle storiche innovazioni: per la prima volta, la cerimonia è stata trasmessa in diretta tv, un segnale di apertura e trasparenza che, secondo molti esperti reali, sarà la cifra del suo regno. Tuttavia, questo non toglie l’impressione di un rito appartenente a un’altra epoca, in cui non esistevano i social media e la comunicazione moderna, e la proclamazione era l’unico modo per fare conoscere ai sudditi l’identità del nuovo monarca. Di norma, il rituale si tiene ventiquattro ore dopo la morte del sovrano - stavolta è stato ritardato perché il decesso della Regina è stato annunciato la sera - per assicurare che non ci siano vuoti di potere ai vertici della Corona. Ma al giorno d’oggi, la cerimonia è una pura formalità che certifica un passaggio di consegne che di fatto è avvenuto nel momento in cui è morta la Regina. Domani la stessa cerimonia avrà luogo in Galles, Scozia e Irlanda del Nord; e le bandiere verranno issate fino all’una di pomeriggio di domenica, quando torneranno a sventolare a mezz’asta. 

 

La proclamazione ha avuto luogo nel Palazzo di St. James, davanti alla crème della crème dell’establishment britannico: ministri, ex premier, giudici e alti prelati, come gli arcivescovi di Canterbury e York. In prima fila gli ex primi ministri vestiti rigorosamente di nero: da un lato i laburisti Gordon Brown e Tony Blair (accanto al leader del Labour Keir Starmer), e dall’altro i conservatori Boris Johnson, David Cameron, Theresa May e John Major. Gli ex inquilini di Downing Street fanno parte del Privy Council, un retaggio dei tempi in cui il Re aveva il potere esecutivo, che è composto formalmente dai “consiglieri del sovrano”. Ma da quando la Corona ha ceduto queste prerogative al governo l’organo ha assunto un ruolo puramente formale. I membri del Privy Council sono 718 ma ne sono stati selezionati solamente 200 perché il Palazzo di St. James ha una capienza limitata.

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La maestra di cerimonia Penny Mordaunt - che oggi è la presidente del Privy Council, ma fino a poco fa era un’aspirante leader dei Tory - ha utilizzato un linguaggio obsoleto e incomprensibile per molti telespettatori. L’unica notizia è che il giorno del funerale della Regina - ancora non è stato annunciato - sarà festa nazionale. Re Carlo non ha partecipato alla prima fase della cerimonia - in cui l’erede al trono William e la regina consorte Camilla hanno firmato la proclamazione - ed è entrato in scena nella seconda parte, quando gli invitati si sono trasferiti in un’altra sala. Parlando alla platea, Carlo III ha ripreso alcuni temi del suo discorso alla nazione di ieri sera. Ancora una volta, ha reso omaggio alla Regina Elisabetta e promesso di “seguire l’esempio che lei mi ha dato, sostenendo il governo costituzionale e perseguendo la pace, armonia e prosperità del popolo di queste Isole e del Commonwealth (…)”. Dopo avere prestato giuramento, Carlo III è stato proclamato pubblicamente dal Re d'armi della Giarrettiera dal balcone del palazzo di St. James.

 

Come da prassi, un’ora dopo il termine della cerimonia c’è stata una seconda proclamazione nella City, dove migliaia di sudditi si sono radunati per rendere omaggio al Re, che però nel frattempo era tornato a Buckingham Palace per preparasi a una serie di udienze pomeridiane: con l’Arcivescovo di Canterbury, poi con il primo ministro e i membri del governo e infine con il decano dell’Abbazia di Westminster. Intanto davanti al Royal Exchange va in scena un rito che i presenti non hanno mai visto prima. La cerimonia è la stessa del 1952, ma nel frattempo è cambiato tutto. Dalle ultime file si vede un muro di telefonini che documentano lo spettacolo e lo condividono sui social; le lance delle guardie reali coprono la punta dei grattacieli che incombono sullo sfondo. Al lato della strada ci sono tante famiglie con passeggini e bambini che osservano con meraviglia questo rito medievale, che risale al 1604 per la proclamazione di Giacomo I d’Inghilterra; la sinfonia delle guardie reali viene intermezzata dal pianto dei neonati. I più avventurosi si arrampicano sui cornicioni delle finestre al pianoterra per avere una visuale migliore. Le guardie di Londra suonano l’inno “God Save the King”; la folla scandisce per la prima volta quelle quattro parole e grida tre “hip hip hurra”. Anche la piazza ha incoronato Carlo III. 

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