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Sei mesi di guerra

E' la festa dell'indipendenza ucraina e il regalo degli Stati Uniti sono missili più potenti spediti in segreto

Cecilia Sala

Il nuovo pacchetto di aiuti militari della Casa Bianca ci dice dove va la guerra, ma la parte più interessante degli annunci del Pentagono sono le omissioni (le armi che non si dicono, ma si scoprono sul campo)

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L’ultimo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina – insieme a ciò  che l’Amministrazione Biden dice (e omette) sugli invii di armi – contiene una serie di indicazioni utili a capire quale piega può prendere la guerra. Le questioni interessanti sono due, primo: quando finirà lo stallo e si intensificherà  il confronto sulla linea di contatto tra le truppe di Mosca e  di Kyiv. Né il lancio di missili russi sulle città e i sui villaggi né i bombardamenti ucraini contro  basi e depositi di munizioni in Crimea cambiano la disposizione dei colori sulle mappe che usiamo per monitorare l’evoluzione del conflitto, per capire chi avanza e chi indieteggia e farci un’idea su quale parte sia in vantaggio.  Secondo: gli Stati Uniti hanno cominciato a fornire all’Ucraina delle armi che non vengono dichiarate ufficialmente e che spediscono in segreto?

Prima questione. Nell’ultimo pacchetto di aiuti  da 775 milioni di dollari ci sono 40 veicoli per le truppe che resistono alle esplosioni e hanno  rulli e  antenne  posizionati all’altezza del paraurti che servono a scovare le mine. L’ufficiale del Pentagono che ha presentato la lista delle nuove armi ha detto che servono “in particolare per il sud”. La controffensiva è già in corso, ma nella fase della campagna che serve a minare la possibilità russa di mantenere e rifornire le truppe che occupano Kherson. Per passare alla fase successiva (i movimenti sul terreno per sfondare le linee nemiche) la prima cosa da fare sarà proprio attraversare la zona cuscinetto che i russi hanno disseminato di mine per proteggersi. Nel pacchetto ci sono anche 2000 lanciarazzi spalleggiabili  e i missili Tow, che non sono così leggeri da essere portati a spalla ma sono comunque facili da muovere (si usano appoggiati su un treppiedi oppure montati su un veicolo) – sono tutte armi utili per un combattimento a  distanza ravvicinata. Non vuol dire che l’offensiva “corpo a corpo” sia a portata di mano  (da quando Zelensky ha iniziato a parlarne, i russi hanno raddoppiato la presenza di soldati a Kherson e adesso sono circa ventimila), ma le nuove armi servono a questo scopo. Gli Himars (che con le munizioni ufficialmente fornite all’Ucraina sparano a  77 chilometri) sono fondamentali ma servono a colpire obiettivi strategici in profondità nelle retrovie, sono inutili se lo scopo è spostare un po’ più in là la linea del fronte.

Ieri, alla conferenza stampa insieme al presidente polacco Duda, Zelensky ha promesso “bombardamenti molto potenti” contro i russi se colpiranno le città ucraine  durante la festa dell’Indipendenza. Forse intende bombardamenti paragonabili a quello (molto potente) del 9 agosto contro una base  in Crimea, a 225 chilometri dalla linea del fronte (gli ucraini non hanno un’arma con una gittata simile). Gli esperti militari – e  in particolare Michael Weiss e James Rushton – si  chiedono se operazioni così non siano rese possibili da armi che la Casa Bianca non ha mai comunicato di aver fornito  e, in particolare,  dagli Atacms. Permettono di colpire  a 300 chilometri e hanno una testata che pesa 225 chili: i crateri causati dalle esplosioni in Crimea hanno un diametro di 10 metri, che è quello che provoca una testata da 225 chili. La settimana scorsa, durante il briefing  del Pentagono, è stato chiesto “perché non mandiamo gli Atacms?”, l’ufficiale ha risposto con un  giro di parole evitando di dire che  non c’è una fornitura a Kyiv di questi missili. Ultimo indizio: all’inizio di agosto sono uscite delle foto con i resti di un missile Harm: gli Stati Uniti non li avevano mai annunciati, hanno ammesso di averli spediti a Kyiv solo dopo che sono uscite le prove. 
 

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