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Da Ocasio-Cortez a The Squad, è la politica acchiappafollower

Giulio Silvano

Nell’epoca ultra-mediale ogni circostanza diventa postabile sui social se ci si attacca un messaggio militante. Ecco i volti dei supereroi dem che fanno di tutto una battaglia (ma risultati pochi)

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Sappiamo quanto rapidamente possano cambiare le cose da qui al 2024, tra politica estera e scandali personali, influenze straniere e tragedie nazionali, eppure la stampa non si esime dal compilare liste dei possibili candidati per le presidenziali americane. Tra le file Dem un nome che appare diverse volte è quello di Alexandria Ocasio-Cortez, nota come AOC. La donna più giovane mai eletta al Congresso, oggi ha trentadue anni, quasi trentatré, e sembra ormai una protagonista dello scenario politico da parecchio tempo, anche per via della sua sfrenata presenza sui social, dei meme, dei documentari sulla sua carriera, delle cover di Vanity Fair, Rolling Stone e Hollywood Reporter, e, si può dire, anche per via del suo aspetto.

 

A luglio, sulla scalinata di Capitol Hill, un uomo le ha fatto diversi apprezzamenti non richiesti, commentando le sue “forme ispaniche” e paragonandola a un hot tamale, un involtino di pasta di mais ripieno, tipico street food latinoamericano. Nel 2020 è diventato virale il suo discorso alla Camera contro il collega repubblicano Ted Yoho che, di fronte ai giornalisti, l’aveva chiamata una “fucking bitch”. L’attacco è diventato l’occasione per coinvolgere le altre deputate a condividere le loro storie in un appello nello stile #MeToo, parlando di misoginia nelle istituzioni e di linguaggio sessista. Ogni occasione, giustificata o meno, diventa un’opportunità per una battaglia. Quando i giudici hanno annullato la sentenza Roe v. Wade, limitando il diritto costituzionale all’aborto, AOC ha protestato davanti al palazzo della Corte Suprema, invitata ad andarsene dalla polizia ha tenuto per tutto il tempo le mani dietro alla schiena, come se l’avessero ammanettata. Alcuni l’hanno chiamato attivismo performativo. 

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Nel 2019 AOC era finita sulla copertina della rivista Time con il titolo “The Phenom”, il fenomeno, nemmeno due mesi dopo la sua elezione nel 14esimo distretto di New York, ottenuto vincendo alle primarie 57 a 43 contro Joe Crowley, allora tra i dem più potenti del Congresso. L’effetto è stato un po’ quello del premio Nobel per la Pace assegnato a Barack Obama solo otto mesi dopo che era entrato alla Casa Bianca. Troppo presto, troppa fiducia. E’ un classico tic liberal quello di incoronare i presunti rivoluzionari prima di vedere i fatti, basandosi su dichiarazioni e intenzioni, festeggiando un nuovo eroe della sinistra non appena si sente odore di fama, intelligenza e consenso.

AOC è molto legata a Bernie Sanders, l’indipendente senatore del Vermont che è arrivato due volte vicino alla vittoria nelle primarie di partito con un programma che odora di socialdemocrazia scandinava. Aveva lavorato con lui alla sua campagna nel 2016. Gli slogan sono ancora quelli: eliminare il debito studentesco, creare un sistema sanitario pubblico, difendere i lavoratori, combattere il riscaldamento globale, le multinazionali, Wall Street e i OnePercenters. AOC, sui social, chiama Sanders affettuosamente tìo, zio. Un ritorno al socialismo dichiarato è stato a lungo un azzardo negli Stati Uniti, “vent’anni fa, quando qui la gente pensava al socialismo pensava all’Unione sovietica, all’Albania. Ora pensano alla Scandinavia. In Vermont la gente capisce che parlo di socialismo democratico”, diceva il senatore nel 2006.

La rottura di questo tabù ha permesso negli anni successivi di far arrivare nelle istituzioni figure come AOC, orgogliosi movimentisti iper-progressisti che provengono dal partito-movimento Socialisti democratici d’America (Dsa), decisi a spostare un po’ a sinistra l’orientamento dem, contro i moderati à la Joe Manchin. “E’ arrivato il momento di riconoscere che non tutti i democratici sono uguali”, aveva detto AOC in un video per i DSA.

 

L’atteggiamento di AOC è un incrocio tra il populismo social e il socialismo millennial, attivismo ecologista, etica sindacalista ed estetica rivoluzionaria latinoamericana, conditi da video per Vogue su come ci si trucca al mattino e screen delle videochiamate con il suo bulldog francese, Deco. Quando è stata eletta i detrattori hanno mostrato le foto di AOC barista, il suo lavoro dopo l’università, prendendola in giro. “E’ rivelatorio quando la gente mi deride e dice che mi vogliono ‘rispedire a fare la cameriera’ come se fosse una cosa brutta o di cui vergognarsi”, ha twittato. Nella primavera del ’19 è tornata dietro al bancone, al Queensboro Restaurant nel Queens, per pubblicizzare la no profit One Fair Wage, che lotta per uno stipendio minimo per i lavoratori della ristorazione. Al MET Gala dell’anno scorso, evento simbolo della celeb-élite, ha indossato un vestito bianco con dietro la scritta rossa gigante: “Tax the rich”, tassate i ricchi. Caratteristiche e temi molto millennial quindi: schiettezza, trasparenza, glamour, attacchi ai miliardari e ambientalismo. Di recente AOC ha attaccato il governo per l’immobilità  di fronte all’omicidio della giornalista Shireen Abu Alekh, giornalista di Al Jazeera uccisa da un cecchino israeliano. “Il presidente Biden deve agire”, ha detto.

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Ogni ingiustizia diventa per AOC un’occasione per combattere contro qualcuno. Un giorno in cui è andata a un landromat a portare i panni sporchi in due sacchi di stoffa, ha postato su Instagram il video scrivendo: “Giorno di bucato – oggi la mia gratitudine va ai lavoratori delle lavanderie automatiche”. Nell’epoca ultra-mediale ogni circostanza diventa postabile sui social se ci si attacca un messaggio militante. 

AOC non è la prima, ma è stata sicuramente il volto di questa nuova ondata soc-lib adattata ai social, di questa sinistra che non ha paura di usare la parola socialismo nel paese del maccartismo. Lei è la capitana di quella che è stata chiamata The Squadtermine molto universo Marvel, molto hip hop – cioè un gruppo di deputate, etnicamente eterogenee e piuttosto giovani, al primo mandato, elette nel 2018. Rashida Tlaib, Ilhan Omar, Ayanna Pressley e Cori Bush. Tutte under cinquanta, nemmeno un Wasp presente. Al gruppo si è unito, in seguito, un deputato uomo afroamericano, Jamaal Bowman. Tutti loro sono stati eletti in distretti fortemente democratici, abitati da professionisti laureati dove è facile vincere con idee del genere. Ora, con le primarie in corso, capiamo se quella della Squad è stata solo una piccola parentesi di euforia, e a novembre avremo la certezza se potrà continuare ad avere un ruolo nella politica nazionale. Tlaib, prima donna al Congresso di origine palestinese, ha vinto il due agosto con il 67 per cento, Cori Bush con il 69,5 per cento in Missouri e quindi si scontreranno con i repubblicani in autunno. Una settimana dopo anche Omar ha vinto alle primarie di partito, ma per soli duemila voti.

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Tlaib e Omar sono le prime donne musulmane mai elette al Congresso, Omar la prima a indossare l’hijab. Le primarie a cui partecipa Ayanna Pressley, prima donna nera a rappresentare il Massachusetts, si terranno invece a settembre. Ci sono altri tre possibili futuri membri di questo team di millennial gauchisti: Summer Lee, Delia Ramirez e Greg Casar. Lee, trentaquatrenne afroamericana, ha appena vinto, per meno di mille voti, le primarie della Pennsylvania per la camera, anche lei come AOC aveva lavorato con Sanders nel 2016. Delia Ramirez ha superato bene le primarie in Illinois; figlia di immigrati del Guatemala, sul sito della sua campagna elettorale troviamo in cima alla lista la difesa dei diritti LGBTQ+. Infine Greg Casar: il trentatreenne texano di origine messicana potrebbe entrare alla Camera se vincerà contro il candidato repubblicano a novembre. Alcune di queste nuove reclute sono stati membri del Workers Family Party, un partito minore incentrato sulla classe lavoratrice e sul multiculturalismo. Casar, dopo la vittoria alle primarie, ha postato su Twitter una foto insieme a Ramirez e Lee scrivendo: “Tripla minaccia, in arrivo a Washington il 3 gennaio!”. 

 

Fox News e la stampa conservatrice hanno sempre attaccato i membri di The Squad, chiamandoli estremisti, radicali.  Donald Trump, mentre era presidente, ha più volte suggerito che Ilhan Omar, arrivata profuga dalla Somalia a otto anni, non fosse veramente americana e ha invitato lei e altri membri della Squad a tornare nei loro paesi “infestati dal crimine”. Ma dopo gli iniziali entusiasmi durati un paio d’anni sono arrivate critiche anche dalla sinistra, da chi credeva che potessero portare il sol dell’avvenire nel regno del capitalismo. Molto ha a che fare con il mantenere il potere, come quando Bowman è stato criticato per aver votato per il finanziamento dell’Iron Dome israeliano, un miliardo di dollari per il sistema di difesa missilistica aerea di Israele. Bowman rappresenta un distretto elettorale dove vivono molti ebrei, votare contro significava perdere il supporto della sua base e uscire dal Congresso. Gli altri membri della Squad hanno votato “no” al finanziamento. AOC invece, mettendosi a piangere, ha votato “present”, che equivale ad astenersi.

 

Sembra una mossa da vera politica in carriera, da persona che vuole restare al Congresso a lungo, che sa che è difficile andare avanti a Capitol Hill se si hanno tendenze anti-sioniste. Per non parlare di un’eventuale candidatura alla presidenza. Per questo non-voto, da lei stessa criticato in passato come ipocrita, è stata duramente giudicata da parte dei suoi supporter. Come si è visto con il passaggio dell’Inflation Reduction Act, i dem più moderati riescono a dialogare con la controparte repubblicana e a portare a casa dei risultati. The Squad fino a ora ha visto le proprie proposte bocciate, il Green New Deal resta un sogno. Come ha detto Nancy Pelosi: “Il sogno verde, o come lo chiamano, nessuno sa cos’è, ma lo sostengono, giusto?”.

 

Con i suoi oltre 13 milioni di follower su Twitter, Alexandria Ocasio-Cortez è sicuramente il membro della Camera dei rappresentanti ad aver avuto maggiore visibilità in questi ultimi anni, e la fama è un ingrediente necessario per arrivare alla Casa Bianca. Il limite costituzionale di età per diventare presidente è 35 anni, che AOC compirà poche settimane prima delle elezioni del 2024. Al Late Show a giugno Colbert le ha chiesto: “Ti interessa questo lavoro?”. Lei ha riposto: “Penso che ora dovremmo concentrarci sul mantenere una democrazia funzionale”. Una perfetta risposta per chi vuole diventare presidente, e per chi forse non ha capito che l’elettorato americano è ben diverso da quello del 14esimo distretto di New York, che copre parte del Bronx e del Queens.

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