(foto EPA)

La gara supernostalgica dei Tory per dirsi “l'erede della Thatcher”

Gregorio Sorgi

Quella tra Rishi Sunak e Liz Truss per la successione a Boris Johnson si è gia trasformata in una sfida a cercare di essere il più simile possibile alla Lady di ferro

Rishi Sunak o Liz Truss? Comunque andranno a finire le primarie dei Tory, la vera vincitrice sarà Margaret Thatcher. I due candidati in corsa per la successione di Boris Johnson fanno a gara per raccogliere l’eredità della Lady di ferro: tentano di riciclare le sue ricette economiche, imitano le sue pose e si proclamano suoi discepoli. L’ex cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak è tornato sull’argomento giovedì in un editoriale sul Telegraph: “I miei valori sono thatcheriani. Credo nel lavoro duro, nella famiglia e nell’integrità. Sono un thatcheriano, mi candido da thatcheriano e governerò da thatcheriano”.

Nel dibattito televisivo tra i leader venerdì scorso la sua sfidante, la ministra degli Esteri Liz Truss, si è presentata con una giacca nera e una camicia color panna con un grande fiocco. Manco a dirlo, lo stesso abbigliamento usato dalla Thatcher in un messaggio televisivo agli elettori prima delle elezioni del 1979. Anche gli altri candidati non si sono sottratti a questa competizione – basta pensare che Kemi Badenoch, l’astro nascente del partito eliminata nel penultimo round di votazioni tra i deputati, è arrivata a proporre la creazione di una giornata nazionale dedicata all’ex premier.

Per gli aspiranti leader dei Tory, non c’è modo migliore per sedurre i 180 mila iscritti di partito che dovranno scegliere il prossimo primo ministro entro il 5 settembre. La Lady di ferro, che ha governato dal 1979 al 1990 quando è stata rovesciata da una congiura di palazzo ordita dai suoi stessi ministri, ha assunto un potere mistico nell’immaginario collettivo dei conservatori, che è cresciuto dopo la sua morte nel 2013 e ha raggiunto il suo apice in queste primarie. Secondo Eamonn Butler, direttore del think tank liberista Adam Smith Institute che si ispira alla dottrina dell’Iron Lady, il revival del thatcherismo è dettato dalle condizioni economiche attuali che ricordano molto quelle della fine degli anni Settanta: inflazione a doppia cifra, scioperi di massa, il debito pubblico che lievita e un settore pubblico massiccio. “Questo è il motivo per cui il paese ha scelto Margaret Thatcher nel 1979 e per cui i membri del Partito conservatore stavolta sceglieranno Liz Truss”, sostiene Butler.

Il grande tema che divide i due candidati sono le tasse, che hanno raggiunto il record dal secondo Dopoguerra negli anni al Tesoro di Sunak, che in alcuni circoli conservatori viene chiamato “il cancelliere socialista”. Liz Truss, che pure ha fatto parte di tutti gli ultimi governi Tory, propone di archiviare la gestione economica del suo avversario, sostenendo l’abolizione delle tasse introdotte per pagare la spesa sociale durante la pandemia – l’aumento dell’uno per cento di un’imposta su tutti i redditi, e dell’aliquota sui profitti delle grandi aziende dal 19 al 25 per cento. Unendo il liberalismo economico e la lotta contro l’ideologia woke, la ministra degli Esteri ha promesso un ritorno ai “valori conservatori”, catalizzando i consensi della destra Tory inizialmente divisa tra vari candidati.

Questo programma economico, che gli avversari deridono come una “favola”, può davvero essere considerato thatcheriano? Alcuni esperti in materia fanno notare una differenza tra la Thatcher come persona – una realista che non aveva paura di scendere a compromessi con gli avversari – e l’immagine della leader inflessibile e invincibile che si è consolidata negli anni. In un recente incontro organizzato dall’influente think tank conservatore Policy Exchange, l’ex consigliera di David Cameron, Camilla Cavendish, se l’è presa con i “candidati che promettono una serie di tagli delle tasse che la Thatcher non ha mai attuato”, incolpando “una serie di miti (sull’Iron Lady, ndr) che hanno permeato il nostro partito”. “L’ex premier ha tagliato le tasse all’inizio del suo mandato ma ha compensato aumentando la Vat (ovvero l’Iva britannica) – ha spiegato Cavendish – Inoltre, ha atteso fino al 1988 prima di ridurre le tasse sul reddito”. Per questo, alcuni sostengono che il vero erede dell’Iron Lady sia Rishi Sunak, che propone di mettere a posto i conti in un primo momento e procedere al taglio delle tasse solo quando il paese se lo può permettere.

Questa analogia storica non è solamente un dibattito accademico appannaggio dei salotti conservatori. La battaglia per l’eredità dell’Iron Lady continuerà nelle prossime settimane – a colpi di slogan, foto opportunity e titoli di giornale – e il vincitore sarà quasi sicuramente il prossimo primo ministro.