(foto di Lukáš Lehotský su Unsplash)

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Senza gas russo l'ostinazione tedesca contro il nucleare è un guaio

Daniel Mosseri

La coalizione a guida Scholz continua con la linea dura contro l'energia atomica, nonostante la crisi energetica. La Cdu di Söder, invece, chiede il prolungamento della vita delle centrali in funzione

Berlino. Il direttore dell’Agenzia internazionale dell’Energia (Iea) consiglia all’Europa di prepararsi immediatamente alla totale interruzione delle forniture di gas russo durante prossimo inverno. “L’Europa dovrebbe essere pronta nel caso in cui il gas russo venga completamente tagliato" ha detto Fatih Birol al Financial Times, suggerento ai governi  di prendere misure per ridurre la domanda di gas di “rimandare la chiusura delle centrali nucleari finché ci sono le condizioni di sicurezza”. Il capo della Iea non ha citato alcun paese, ma è implicito il riferimento alla Germania.

 

Era stato nel 2000 il cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder a decretare il progressivo spegnimento delle centrali atomiche. Schröder governava con i Grünen, storici oppositori dell’atomo. L’uscita dal nucleare fu fissata al 2020. Sarà invece il secondo governo Merkel, una coalizione fra la Cdu  e i Liberali (Fdp), a prolungare nel 2010 la vita di dieci centrali atomiche fino al 2024. Poi la Wende, la svolta: nel 2011 il disastro di Fukushima spinge Merkel ad accelerare lo spegnimento degli impianti. A giugno di quell’anno, il Bundestag approva a larghissima maggioranza (513 voti su 600) la fine dell’era atomica entro la fine del 2022. La legge prevede che le ultime tre centrali ancora attive, Isar 2, Neckarwestheim 2 ed Emsland, siano staccate dalla rete entro la fine dell’anno.

 

Nel frattempo Schröder è diventato il primo lobbista del gas russo: nel 2011 Angela Merkel inaugura il gasdotto diretto russo-tedesco Nord Stream voluto dal suo predecessore. Di lì a poco Berlino raddoppia e il contestato Nord Stream 2 diventa realtà: i lavori della nuova pipeline sono stati completati solo pochi mesi fa. L’aumento della tensione fra Russia e Ucraina ha fatto il resto e alla vigilia del conflitto il cancelliere Scholz ha messo nel congelatore l’infrastruttura nuova di zecca. Il resto è cronaca: la Germania, dipendente dal gas russo, fatica oggi a trovare nuove fonti e da pochi giorni il vicecancelliere dei Grünen, Robert Habeck, ha annunciato che il paese tornerà a bruciare più carbone, “una scelta amara ma transitoria”.

 

E il nucleare? Nonostante la fame di energia i dirigenti tedeschi non pensano a prolungare la vita delle centrali nucleari. “Questo atteggiamento fa parte del codice genetico tedesco che combatte le battaglie perse fino alla fine”, commenta caustico Roland Tichy. Già vicedirettore di Capital e dal 2007 al 2014 direttore di Wirtschaftwoche, il più antico settimanale economico in Germania, Tichy è un giornalista controcorrente e attento  ai bisogni della macchina produttiva tedesca. “Lo stesso – riprende – vale per l’energia nucleare. Eppure sappiamo tutti che la nostra posizione è sbagliata”. Una posizione condivisa fino a ieri da quasi tutti i partiti e ampiamente suffragata da numerosi economisti tedeschi, secondo cui esistono limiti tecnici al rilancio delle centrali in chiusura – leggi il procurement del materiale e la modifica dei protocolli di sicurezza – mentre il nucleare non aiuterebbe a risparmiare gas per la produzione di elettricità perché è invece in diretta concorrenza con la produzione di elettricità dalla lignite.

 

In questo senso si sono espressi esperti dell’Istituto di ricerca economica di Essen (Rwi) e dell’Istituto economico tedesco (Iw) di Colonia. Solo da un paio di giorni si sono viste le prime crepe nel muro bipartisan dell’antinuclearismo. Intervistato martedì da Zdf, Clemens Fuest, presidente dell’ascoltato istituto Ifo di Monaco, ha invitato il governo ad aumentare la resilienza del paese individuando nuove fonti di gas, mobilitando il carbone e spingendo sulle rinnovabili. “Ma questa è una soluzione a medio periodo, sul breve dobbiamo prolungare di un paio di anni la vita delle centrali atomiche già in funzione: un’operazione dettata dalla grande insicurezza di questi giorni”.

 

D’accordo con Fuest si è detto il leader della Csu, il bavarese Markus Söder: “Nessuna persona ragionevole può volere ulteriori carenze di energia in una crisi come questa”, mentre dai banchi della maggioranza il capogruppo della Fdp, Christian Dürr, ha sollecitato il governo “a esaminare in che misura possiamo ancora usare il nucleare“. Ma un recente rapporto congiunto di Economia e Ambiente, due ministeri guidati dai Grünen, si è già espresso in maniera contraria: “Un piccolo contributo all’approvvigionamento energetico sarebbe legato a importanti rischi economici, legali e di sicurezza”. Il nein al nucleare resta confermato, secondo i più pessimisti, almeno fino ai primi blackout.