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Bagarre destrorsa

Nell’Andalusia degli eccessi la sfida elettorale è tutta a destra

Guido De Franceschi

Il voto di domenica si gioca sull'abuso di moderazione e di self confidence da parte del Partito popolare, e sull'abuso di istrionismo e di volontà di assalto alla Bastiglia di Vox

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Le elezioni amministrative di domenica 19 giugno in Andalusia si giocano sull’eccesso. Eccesso di moderazione e di self confidence da parte del Partito popolare di centrodestra, che, dopo aver interrotto nel 2018 un quarantennale monopolio socialista nella Regione, vuole ora confermarsi come il nuovo partito istituzionale dell’Andalusia. Ed eccesso di istrionismo e di volontà di assalto alla Bastiglia da parte della destra sovranista di Vox. La sfida è tutta interna alla destra, moderata ed estrema. I socialisti, che arriveranno secondi, stanno a guardare; la sinistra radicale, dopo una lite tra Podemos e gli Anticapitalistas, è divisa in due liste diverse; i liberali di Ciudadanos lottano per non scomparire.
  

Per i popolari il pericolo viene dai sondaggi, che attribuiscono al loro presidente uscente della Regione, Juanma Moreno, un vantaggio così rotondo da indurre troppi potenziali elettori del Pp ad andare in spiaggia. Per Vox il pericolo viene invece dall’aver puntato sulla candidata Macarena Olona per farsi notare molto in campagna elettorale.
  

Secondo molti, la Olona ha esibito un protagonismo esagerato, cercando continuamente il colpo di teatro e la sparata capace di far levare un brusio della folla, ad esempio quando ha rinfacciato al presidente uscente il fatto che in un libro di testo per le elementari adottato nelle scuole della Regione si faccia menzione della masturbazione (“Se un uomo o una donna in un parco si avvicinasse a suo figlio o a mio figlio e gli parlasse della masturbazione, chiamerei la polizia, e voi avete fatto entrare queste ‘persone del parco’ nelle aule scolastiche andaluse”). E, rispetto all’elettorato di una Regione che si è spostata a destra ma che è stata per decenni un fortilizio rosso, è sembrato eccessivo anche il fiammeggiante comizio di Giorgia Meloni, che qualche giorno fa ha maltrattato la sua laringe arringando a Marbella gli hermanos españoles di Vox. Macarena Olona si è spinta troppo in là anche nell’effervescente tribuna politica sulla rete regionale Canal Sur. Prima aveva messo in difficoltà   Moreno comunicandogli che se il Pp avrà bisogno di voti per ottenere la presidenza li avrà solo accettando una vera alleanza di governo con Vox. Ma poi ha voluto strafare dicendo che lei corre per arrivare prima e chiedendo a Moreno se sarebbe disposto a farle da vicepresidente qualora fosse lei a vincere le elezioni. “E’ un delirio”, ha commentato Moreno, fotografando la faccenda con una certa precisione. 
 

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Eppure, la domanda più rilevante connessa alle elezioni in Andalusia è proprio questa: il Pp riuscirà a sottrarsi a un (potenzialmente letale) accordo di governo con la destra populista nella più popolosa regione della Spagna? Può evitare questo abbraccio in quattro modi: ottenendo una maggioranza assoluta (improbabile); obbligando la Olona a quell’appoggio esterno escluso in campagna elettorale (ad esempio infliggendo a Vox un enorme distacco nelle urne); ottenendo l’astensione del Psoe (ma questo può avvenire solo attraverso un accordo “nazionale”); ripetendo le elezioni (scommettendo sul fatto che gli elettori puniscano la non costruttività di Vox). Non è una questione di poco conto, perché è anche in base a quello che succederà in Andalusia che si capirà se il neosegretario nazionale Alberto Núñez Feijóo riuscirà davvero a imprimere un nuovo corso al Pp. 

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