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alla sbarra

Il grande show in tv sull’assalto del 6 gennaio e sul futuro del Partito repubblicano

  Giulio Silvano

Cominciano le audizioni della commissione sull'attacco al Campidoglio. Se fosse appurato un maggior coinvolgimento di Donald Trump la sua presa sul Gop potrebbe allentarsi

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“Poco dopo le 14 la folla diventò violenta. I vetri andarono in frantumi, le porte vennero forzate. Un assalto e un’insurrezione senza precedenti”, scrivono dell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021 Woodward e Bernstein, che negli anni Settanta coprirono il Watergate e le dimissioni di Nixon, l’ultimo grande scandalo presidenziale, prima di Trump. Che un gruppo di cittadini entrasse forzatamente nell’edificio simbolo del potere occidentale, minacciando di portare alla forca figure istituzionali, non era mai successo nella storia della repubblica americana. Che un presidente uscente non riconoscesse la legittimità elettorale del suo successore è un atteggiamento divisivo che mette in crisi le strutture del sistema.

 

Ma di chi è la responsabilità di questo momento sovversivo? Questa sera si comincerà a capire meglio perché ci saranno le audizioni della commissione bipartisan della Camera sull’attacco al Congresso. Fox News ha già deciso che non coprirà l’evento in diretta, a differenza di altri network come Abc, che propone uno speciale dal titolo “Attack on the Capitol: the investigation”. Gli interrogatori hanno avuto un grande successo in tv nell’era post Obama: le audizioni del giudice della Corte Suprema Brett Kavanaugh arrivarono a 20 milioni, la testimonianza dell’ex capo dell’Fbi James Comey a 19,5, l’impeachment di Donald Trump a 13. 

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C’è molta attesa per lo show di stasera perché c’è in ballo l’autorevolezza di Trump e il suo possibile ruolo come candidato presidenziale per il 2024. Alcune indiscrezioni dicono che potrebbero esserci prove di un suo coinvolgimento ancora più grande di quanto si è creduto fino ad ora. Il Washington Post ha rivelato che il piano originario di Trump era quello di arrivare trionfante in macchina a Capitol Hill, accolto dai manifestanti. Solo un coup de théâtre di qualche pazzo vestito da vichingo? O un tentativo di ribaltare con la forza i risultati elettorali? E quale è stato il ruolo delle altre cariche? E dei servizi segreti? 

 

Quello che uscirà fuori dalle audizioni avrà un impatto notevole non solo sulla legacy di Trump, ma sul futuro della sua carriera politica e del Partito repubblicano, dentro al quale è in corso una lotta tra fedeli dell’ex presidente e tra chi, invece, vorrebbe tornare a identificare il partito con i Bush, i McCain e i Reagan. E’ sufficiente notare che la creazione stessa della commissione ha diviso i deputati repubblicani tra chi ha creduto che fosse necessario vederci chiaro sugli eventi del 6 gennaio, e chi invece continua a pensare che si tratti di uno strumento dei democratici contro Trump. Hanno vinto i primi e in questi mesi sono stati sentiti oltre 500 testimoni.

 

Martedì inoltre c’è stata una serie di primarie del Gop per le elezioni di metà mandato di novembre che hanno – in gran parte dei casi – premiato i candidati più lontani da Trump, quelli che avevano votato per creare la commissione. Resistono alcuni fan populisti, ma il partito è a un bivio. Le audizioni si protrarranno lungo tutto giugno, e probabilmente si concluderanno a settembre, a distanza ravvicinata dalle elezioni su cui potranno avere un impatto notevole. Nella commissione della Camera ci sono solo due repubblicani, Liz Cheney e Adam Kinzinger, antitrumpiani. Intervistata dalla CBS Cheney ha detto: “Le persone devono guardare, devono capire quanto è facile far crollare il nostro sistema democratico se non lo difendiamo”.

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