Il presidente al fronte

Zelensky a Severodonetsk, dove la ritirata ucraina ha fatto da trappola per contenere i russi

Cecilia Sala

Il governo ucraino ha pubblicato un video della visita del presidente: alla fine dice di aver portato del materiale ai soldati senza però specificare di cosa si tratta. Sono armi fornite dai governi occidentali che potrebbero fare la differenza in questa guerra

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, domenica è andato sul fronte della battaglia per Severodonetsk. E’ stato sia a Lysychansk sia vicino a Soledar, cioè in due luoghi a pochi chilometri dalle posizioni russe – meno di cinque chilometri di sicuro ma è difficile essere più precisi perché, per ragioni di sicurezza, non si possono conoscere le coordinate esatte. Considerato che l’Fsb (i servizi segreti russi) e il Gru (l’intelligence militare russa) danno la caccia a Zelensky da più di cento giorni e che l’invasione è cominciata con un blitz che aveva lo scopo di metterlo in fuga o ucciderlo, che anche quando lavora nella capitale Kyiv la sua posizione è un segreto per timore di bombardamenti mirati, quella di Zelensky è stata una prova di coraggio. 

 

I luoghi che ha visitato sono dentro al raggio di tiro dell’artiglieria russa e lui è andato fin sotto il naso di coloro che hanno l’ordine di localizzarlo ed eliminarlo. Del resto, fin dall’inizio – da quando aveva rifiutato l’evacuazione offerta dagli americani dicendo: “Non ho bisogno di un passaggio, ho bisogno di munizioni” – il presidente ucraino ha deciso di lasciarsi alle spalle il suo passato di attore comico e di prendersi, con i fatti, il ruolo di commander in chief. Come il raid di elicotteri sui depositi di carburante della città di Belgorod, o l’affondamento dell’ammiraglia Moskva, anche questa è stata un’operazione a sorpresa, e aveva lo scopo di rafforzare il morale dei soldati ucraini e abbattere quello dei russi: per loro le cose a Severodontesk non sono andate come se l’erano immaginate. 

 

La presenza di Zelensky sul fronte di Severodonetsk è importante perché lì, pur consapevoli che il costo di un’operazione simile è altissimo, gli ucraini hanno deciso di trasformare la città industriale e i suoi sobborghi in una trappola per i russi. Si sono ritirati in ordine, li hanno lasciati avanzare fino a ottenere il controllo di circa l’ottanta per cento della città, poi si sono riavvicinati  disponendosi quasi a formare  un semicerchio per  “abbracciare” il nemico. Questa trappola non è per riprendere Severodonetsk, è una strategia d’attrito per provare a bruciare quanti più uomini e mezzi russi possibile. Non conta il controllo della città, conta che è diventata il poligono di tiro per gli ucraini che resistono nella vicina Lysychansk,  che è più alta di Severodonetsk e quindi offre   un vantaggio sulle posizioni russe. Non sembra che  questa trappola  stia funzionando anche per difendere la città, ogni giorno le notizie danno una percentuale diversa di controllo da parte dei russi – a volte è quasi totale, a volte  il cinquanta per cento – ma l’obiettivo è consumare lì, per esaurimento, la spinta russa nel Donbas. Ma l’attrito contro i russi è molto costoso anche per le truppe ucraine, implica  perdite  alte da entrambi i lati. Domenica, mentre Zelensky visitava il fronte, il generale russo Roman Kutuzov è morto nella stessa zona mentre era alla testa di un reparto di separatisti. 

 

Il governo ucraino ha pubblicato un video della visita del presidente. Nei primi secondi, senza audio, un comandante aggiorna  Zelensky sulla situazione dentro un sotterraneo. Poi il presidente premia alcuni soldati a volto coperto – forse perché appartengono a reparti speciali o forse per non renderli dei bersagli  per i russi. Alla fine si vede Zelensky dire che ha portato del materiale ai soldati senza però specificare di cosa si tratta. Com’è ovvio, sono armi fornite dai governi occidentali, ma almeno per ora non è possibile sapere di più: gli americani hanno inviato quattro lanciarazzi a lunga gittata Himars in Europa e stanno addestrando artiglieri ucraini al loro uso, ma in teoria dovrebbero arrivare in Ucraina fra tre settimane. Il presidente russo Vladimir Putin due giorni fa ha detto che se gli occidentali forniscono questo tipo di armi agli ucraini, allora la Russia bombarderà obiettivi che finora erano stati risparmiati. E’ la conferma che gli Himars potrebbero fare la differenza in questa guerra. Per risposta, il governo inglese ha annunciato che ne manderà altri tre. E’ una sfida diretta contro Putin, che usa toni molto minacciosi ma sa che almeno in questo momento non si può  permettere una visita a sorpresa vicino al fronte in Ucraina e che, anzi, esce molto  raramente dal palazzo di Mosca.