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i risultati del primo turno

La Colombia al ballottaggio: Petro contro Hernández. Non passa la destra

Maurizio Stefanini

È stato un voto di protesta per chiedere un cambiamento del paese: per la prima volta restano fuori i partiti tradizionali. Per l'ex guerrigliero di sinistra, candidato favorito, è andata meno bene del previsto. Ora la strada è in salita 

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È stato visto come ampiamente previsto il risultato storico del primo turno delle presidenziali colombiane di domenica, ma si complica lo scenario per la possibilità che effettivamente Gustavo Petro divenga il primo presidente di sinistra del paese. Effettivamente l’ex-sindaco di Bogotá ed ex-guerrigliero dell’M-19, candidato da un “Patto Storico” che riunisce una trentina di sigle di tutta la sinistra, è arrivato primo. Ma malgrado un 54,91 per cento di affluenza che è un record storico, ha ottenuto un 40,32 per cento che è piuttosto basso rispetto alla forchetta tra il 38 e il 45 che gli veniva accreditata dai sondaggi e 8.527.049 voti, sono poco più degli 8.040.449 che aveva preso quattro anni fa al ballottaggio. Nel 2018 aveva raggiunto il 54,22 al primo turno e il 53,9 per cento al secondo.

A sorpresa, però, l’altro qualificato per il ballottaggio del 19 giugno è Rodolfo Hernández. Ex-sindaco di Bucaramanga alla testa di una Lega di governanti anticorruzione da lui fondata, che ha ottenuto il 28,15 per cento, con 5.953.000 voti. Solo terzo, con il 23,91 per cento e 5.057.883 voti, l’ex-sindaco di Medellín Federico “Fico” Gutiérrez: candidato da una coalizione Equipo por Colombia in cui erano rappresentati tutti i partiti da cui sono venuti i presidenti che si sono succeduti dal 1957. Molto più in basso, l’altro ex-sindaco di Medellín Sergio Fajardo, della coalizione Centro Speranza, con 888.520 voti e il 4,20 per cento. Nei sondaggi “Fico” stava tra il 22 e il 31, e Hernández solo tra il 15 e il 22. Gli ultimi davano però Hernández in crescita continua e qualcuno già suggeriva che potesse sorpassare “Fico”. Un segnale importante in questo senso era stato quando si era schierata con lui Íngrid Betancourt, ritirandosi dalla candidatura in solitaria presentata dopo aver abbandonato il Centro Speranza.

Effettivamente, l’estromissione dai ballottaggi del candidato dei partiti storici conferma lo scenario di voto di protesta e ansia di cambiamento. Ma a questo punto Hernández, che non ha voluto partecipare a nessun dibattito presidenziale per marcare la sua diversità, appare un candidato ancora più di rottura rispetto a Petro, che è sì ex-guerrigliero con due anni di carcere alle spalle; ma negli ultimi decenni è stato comunque sia al Congresso che sindaco. Anzi, in quest’ultima veste fu coinvolto in uno scandalo di appalti sullo smaltimento rifiuti per cui fu pure destituito. Inoltre è comunque un candidato non di sinistra. Se ci fosse stato un ballottaggio tra Petro e “Fico”, una parte dell’elettorato di Hernández si sarebbe spostato sul candidato di sinistra. Così invece è presumibile che gli elettori del candidato di centro-destra faranno blocco su di lui. Gutiérrez in effetti gli ha già dato il suo appoggio, e con i suoi voti Hernández già passa il 50 per cento. Insomma, per Petro il percorso è in salita, tenendo conto anche del fatto che come ricordato l’affluenza è già stata un record.

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Sia Petro che Hernández sono stati i candidati più efficaci sui social, ma Hernández una punta di stravaganza in più, come i video in cui appariva cantando in motopattino. Da sindaco una volta picchiò un consigliere e un’altra volta per un lapsus confuse Einstein con Hilter. “Il vecchietto di TikTok”, lo hanno soprannominato. Saputo il risultato, Petro ha iniziato a presentarsi come personaggio più affidabile, ma ci sono imprenditori che prendono accordi includendo una “clausola Petro”: la possibilità cioè di annullare tutto se diventa presidente. “I colombiani vogliono un cambio, ma ci sono cambi che sono salti nel vuoto, suicidi”. Hernández batte invece sulla “ferma volontà cittadina per porre termine alla corruzione come sistema di governo”.

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L’85 per cento dei colombiani nei sondaggi dice che “il paese va male”, ma lo scontento ha sia un versante “di sinistra”, per la storica diseguaglianza sociale, sia uno di “destra”, per l’insicurezza dell’ordine pubblico. C'è poi un fattore trasversale, col risentimento “giustizialista” contro la corruzione e l’inquietudine per la massiccia immigrazione dal Venezuela di Maduro.

Petro, classe 1960, economista esperto in Ambiente, propone di ridistribuire i fondi pensionistici, garantire la pensione a tutti, aumentare le tasse ai ricchi e ampliare i programmi sociali per i poveri. La sua prima mossa da presidente, promette, sarebbe decretare una “emergenza economica” per combattere la fame. Rischiosa è la sua idea di bloccare tutti i progetti petroliferi e iniziare un percorso di transizione ecologica, in un paese dovo il greggio rappresenta il 50 per cento dell’export e il 10 per cento delle entrate pubbliche.

Hernández, classe 1945, un padre che fu sequestrato dalla guerriglia delle Farc e una figlia che fu uccisa dalla guerriglia dell’Eln, è ingegnere e imprenditore delle costruzioni. Tra le sue proposte: un istituto per restituire il denaro che si riesca a recuperare dalle indagini anticorruzione; premi ai sindaci più efficienti e meno corrotti; una riforma costituzionale per far eleggere i Pm dal popolo; tipificare i delitti ambientali nel codice penale; costringere le imprese minerarie straniere che operano in Colombia a rispettare le stesse norme ambientali in vigore nei loro paesi.

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