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Editoriali

Fiji entra nella Via dell’atlantismo. L’asse delle autocrazie perde pezzi

Redazione

Per la Cina è una sconfitta diplomatica. L’invasione russa dell’Ucraina ha sconvolto i piani d’influenza di Pechino e l’occidente sta forse ricominciando a guadagnare terreno

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Per il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, è stata una sconfitta particolarmente dura. Il capo della diplomazia di Pechino era pronto per iniziare il suo tour nel Pacifico con un grande successo, quello delle Isole Salomone, che nel giro di pochi anni hanno abbandonato il riconoscimento di Taiwan e sono entrate nella sfera d’influenza cinese (anche militare e di sicurezza). Solo che poi è arrivata la notizia: le isole Fiji entreranno nel grande progetto americano dell’Indo-Pacifico. Può sembrare un dettaglio piccolo e insignificante, ma è il segnale che qualcosa sta cambiando, anche in Asia. 

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Per il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, è stata una sconfitta particolarmente dura. Il capo della diplomazia di Pechino era pronto per iniziare il suo tour nel Pacifico con un grande successo, quello delle Isole Salomone, che nel giro di pochi anni hanno abbandonato il riconoscimento di Taiwan e sono entrate nella sfera d’influenza cinese (anche militare e di sicurezza). Solo che poi è arrivata la notizia: le isole Fiji entreranno nel grande progetto americano dell’Indo-Pacifico. Può sembrare un dettaglio piccolo e insignificante, ma è il segnale che qualcosa sta cambiando, anche in Asia. 

 

L’invasione russa dell’Ucraina ha sconvolto i piani d’influenza della Cina, e l’occidente, unito e coeso, sta forse ricominciando a guadagnare terreno rispetto a Pechino e al modello che vorrebbe offrire. Il messaggio contro le autocrazie che vogliono stravolgere lo status quo funziona. Lunedì scorso il presidente americano Joe Biden, dalla sua missione a Tokyo con gli alleati del Quad – Australia, India e Giappone – ha lanciato una piattaforma alternativa alla Via della Seta cinese. Un progetto strategico di business e investimenti che fino a qualche mese fa sembrava poco attrattivo, destinato al fallimento. E invece già quattordici paesi hanno deciso di aderire. Anche Penny Wong, la nuova ministra degli Esteri australiana, ha detto che Canberra si impegnerà di più per sostenere la regione. Le isole del Pacifico, tra cui le Salomone, le Fiji e perfino Kiribati, da anni vengono corteggiate da Pechino: sono fondamentali per avere sostegno politico all’interno delle istituzioni internazionali ma anche come base logistica in caso di conflitto nel Pacifico. La Cina, come la Russia, sta perdendo un pochino della sua forza attrattiva e la decisione delle Fiji ne è il segnale più evidente.

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