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Gli zombi russi e il sangue ucraino del Donbas

Paola Peduzzi

Sul fronte est, Putin avanza lento ma avanza, distruggendo ogni cosa. Zelensky dice: inizia la fase più sanguinosa. Lo fa per contrastare la voglia matta in occidente di accontentarsi della mezza vittoria

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I russi “continuano ad arrivare come degli zombi, distruggiamo i loro mezzi e ne arrivano altri, non possiamo abbassare la guardia perché la situazione è molto pericolosa e il nemico è molto numeroso”, ha detto il capo della divisione militare ucraina di Donetsk qualche giorno fa al Wall Street Journal. Come zombi: la definizione è perfetta, racconta la distruzione, l’indifferenza nei confronti di quel che si incontra, che siano case, campi coltivati, esseri umani, racconta anche il moltiplicarsi degli attacchi dell’esercito di Vladimir Putin, che vuole portare a termine almeno il suo piano B. La “riorganizzazione” annunciata all’inizio di aprile è diventata bombe e assalti quotidiani dal 18 aprile: in un mese, i russi hanno ottenuto molto meno di quello che si aspettavano. Anche sul campo in cui sono numericamente e logisticamente più forti hanno dovuto incassare delle sconfitte, come quella – clamorosa – del ritiro da Kharkiv, nel nord-est ucraino. E fuori dal campo di battaglia, la Russia diventa più sprezzante e meno credibile, mentre la Nato si fa più grande e più compatta. 

 

Gli analisti militari dicono: in Donbas non vincono i russi e non vincono gli ucraini, ma per questi ultimi essere ancora in piedi è già una vittoria. Ma intorno ci sono gli zombi: Volodymyr Zelensky, presidente ucraino, ha detto che il Donbas è quasi tutto distrutto, chiede missili a lungo raggio (su cui ci sono molti tentennamenti in occidente: se poi colpiscono il territorio russo?),  e ha aggiunto: “Inizia la fase più sanguinosa”. Zombi e sangue: Zelensky sa che la percezione in occidente della guerra in Donbas è molto diversa dalla sua e da quella dei suoi soldati sul campo. La caduta di Mariupol ha avuto un impatto psicologico chiaro: a est gli ucraini dovranno fare concessioni, perché per quanto con lentezza lì i russi avanzano, e quella è una terra che nella retina occidentale è già un po’ perduta. Morire per il Donbas distrutto? Il New York Times ha pubblicato un editoriale in cui in sostanza dice: Zelensky dovrà farsene una ragione e prendere in considerazione le concessioni territoriali.

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Zelensky ribatte: preparatevi al sangue. La spettacolarità oscena della guerra nelle città è diminuita (anche se gli attacchi russi continuano ben lontano dall’est: la contabilità quotidiana sui media s’è fatta scarna, i morti e le bombe russe no), ma quando diventa evidente la voglia occidentale di aprire al compromesso, inizia una nuova fase di zombi e sangue. Putin su questo conta, sulla nostra stanchezza, mentre, al contrario, questo tempo dilatato dovrebbe essere quello del riarmo ancora più efficace dell’esercito ucraino. I cadetti di West Point imparano a memoria questa esortazione: “Scegliamo la cosa giusta anche se è la più difficile piuttosto che quella più facile ma sbagliata, e non accontentiamoci della metà se possiamo vincere tutto”.

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