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La traiettoria militare della guerra è costante: l’Ucraina si rafforza, la Russia s’indebolisce

Paola Peduzzi

La straordinaria e inattesa resistenza di Kyiv ha convinto la leadership occidentale che Putin potesse essere respinto. Zelensky fa sapere che un'eventuale controffensiva su larga scala non inizierà prima della metà di giugno

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Ieri ha fatto la sua prima apparizione sul campo di battaglia ucraino il Mistral, il sistema missilistico superficie-aria a corto raggio e a guida infrarossa ideato e prodotto dalla Francia. A differenza del più famoso (e utilizzato) Stinger, il Mistral non è trasportabile a spalla, ha bisogno di un lanciatore: Francia e Norvegia hanno inviato all’esercito ucraino i lanciatori e cento missili. Nelle prime foto che sono circolate ieri, i lanciatori erano montati sui pick-up, in modo da garantire una maggiore mobilità: l’obiettivo di questi missili sono i velivoli russi. Il ministro della Difesa ucraino, Dmytro Kuleba, ha spiegato due giorni fa che l’arsenale ucraino di fattura sovietica “sta diminuendo, ma l’aggressione russa no” non si ferma, per questo le forze ucraine sono passate a un equipaggiamento più moderno: “Abbiamo bisogno di training, ma impariamo in fretta”. 

 

Le forniture di armi da parte dei paesi occidentali stanno arrivando e stanno cambiando il corso della guerra. Un esempio: dieci giorni fa, cadevano sulla città di Kharkiv, nel nord-est ucraino, dai 50 agli 80 missili. Ora ne cadono in media cinque: sono devastanti, due giorni fa hanno colpito un parco della città e le immagini mostrano quanto siano indiscriminati gli attacchi russi, ma la controffensiva ucraina sta contenendo di molto i danni.  Mentre parte dell’opinione pubblica occidentale si accartoccia sull’idea che fornire armi all’Ucraina sia l’ennesima provocazione guerrafondaia dell’America e della Nato, gli ucraini ringraziano e combattono. Phillips O’Brien, professore di Studi strategici all’università di St Andrews oggi ritenuto un analista imprescindibile per comprendere quel che accade sul campo di battaglia, ha spiegato in uno dei suoi preziosi thread come funziona il rinforzo bellico per i russi e per gli ucraini (O’Brien non è solo un punto di riferimento su Twitter, ha scritto una biografia splendida sull’ammiraglio William Leahy, il chief of staff di Roosevelt quando l’America entrò in guerra, l’ideatore dello sbarco in Normandia e in Sicilia, cioè l’architetto della salvezza europea). O’Brien spiega che i russi sono costretti a tirare fuori dalle cantine i mezzi per fare la guerra in Ucraina (e devono anche tirare fuori dalle case gli uomini per combatterla, questa guerra) mentre gli ucraini, grazie al sostegno occidentale, stanno diventando una forza militare moderna, ben formata, efficace.

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Il 90 per cento dell’artiglieria promessa dall’America all’Ucraina (il 13 aprile, quando Joe Biden ha stanziato 800 milioni di dollari, la prima tranche di un investimento che si è poi rivelato più grande) è arrivato e una parte è già operativa: all’inizio della guerra, Kyiv aveva a disposizione già l’artiglieria ma in misura molto inferiore rispetto a quella dei russi, e anche la qualità non era alta, mancavano per esempio i radar che permettono di individuare i mezzi del nemico. Se si guarda oggi l’arsenale a disposizione dell’Ucraina – il New Lines Institute ha pubblicato all’inizio della settimana un dettagliatissimo report – si vede in controluce il cambiamento che c’è stato nell’approccio occidentale al sostegno all’Ucraina nel mese di marzo, quando è stata respinta la prima offensiva russa. Il New Lines Institute sottolinea che all’inizio la straordinaria e inattesa resistenza ucraina è stata decisiva non soltanto dal punto di vista militare ma anche per convincere la leadership occidentale che Putin potesse essere respinto. Gli ucraini hanno costruito pagandone tutto il costo umano l’idea della vittoria possibile. E gli occidentali, finalmente, si sono fidati di loro e hanno iniziato a fare di tutto perché diventasse una realtà. “In sintesi – scrive O’Brien – l’Ucraina potrà schierare una artigliera più potente, più a lungo raggio e più numerosa rispetto al 24 febbraio”.

 

Al contrario, l’esercito russo sta diventando più fragile. I numeri forniti dall’Ucraina sui mezzi colpiti sono molto alti e certamente più alti rispetto a quelli che dicono i russi, ma facendo una media e guardando anche le immagini dal campo O’Brien dice che Mosca “ha perso una quantità di sistemi moderni di guerra pari a quella che Kyiv sta ricevendo dagli alleati”, cioè l’Ucraina si rafforza mentre la Russia si indebolisce. Se si scende nei dettagli dei carri armati o di altri mezzi la compensazione risulta ancora più favorevole all’Ucraina. E lo stesso vale, secondo O’Brien, per gli uomini a disposizione: il reclutamento e la formazione degli ucraini vanno più spediti di quelli russi. E’ per questo che l’aviazione russa si è messa a colpire in modo più insistente le linee ferroviarie e le strade: deve bloccare i rifornimenti ucraini a tutti i costi. E’ anche il motivo per cui continua a colpire le città o le aree escluse dalla cosiddetta “riorganizzazione nell’est” annunciata da Putin: prova ad accanirsi sui posti più sguarniti. Ma nell’est e nel sud, dove lo sforzo russo è concentrato, l’avanzata non è affatto consistente: negli ultimi nove giorni non si è quasi mossa. Il bilancio delle vittime e l’assalto continuo a Mariupol, con lo sfregio dei preparativi per la parata del 9 maggio, fanno pensare che le considerazioni di O’Brien siano troppo ottimistiche. Il governo di Kyiv fa sapere che un’eventuale controffensiva su larga scala contro le forze russe forse non inizierà prima della metà di giugno. Ma la traiettoria della guerra, fin dall’inizio, è stata costante e a favore dell’Ucraina: serve non distrarsi. 

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