Mosca sta togliendo il Mare d'Azov all'Ucraina

Micol Flammini

Fino a Melitopol, la Russia sta costruendo il suo bottino del sud e il corridoio che porta alla Crimea. Le ruspe di Mariupol e i 600 morti del teatro, che una nuova inchiesta dimostra non essere stato colpito per caso

A Mariupol le ruspe cercano di ripulire le strade dalle macerie della distruzione.  Il loro lavoro  serve a preparare le vie  per la parata del 9 maggio: le autorità fantoccio installate dai russi vogliono che si tenga lì, come nelle città russe, la Festa della Vittoria. Mosca rivendica la conquista della  città, in cui ha compiuto crimini che ogni giorno si scoprono peggiori, il bilancio delle vittime civili è di 20.000 morti.  L’Ap ha pubblicato una nuova inchiesta sul bombardamento del teatro, che prima del 2015 si chiamava Teatro drammatico russo. Dopo è diventato Teatro drammatico, segno del fatto che a Mariupol della Russia non volevano saperne. Incrociando le testimonianze di 23 sopravvissuti e soccorritori e studiando le planimetrie del teatro bombardato il 16 marzo Ap ha  stimato che i morti potrebbero essere circa seicento. Più delle stime fatte finora. Il teatro accoglieva circa mille persone, era uno dei pochi punti in cui  si trovava ancora acqua potabile e la Croce Rossa distribuiva cibo e informazioni sulle evacuazioni. A fianco circa cento persone erano in una cucina da campo. I russi avevano queste informazioni e attaccando il teatro hanno tagliato una delle possibilità di sopravvivenza dei cittadini di Mariupol lanciando una bomba da cinquecento chilogrammi, con lo scopo di distruggere il rifugio. Un uomo passato  davanti alle macerie nei giorni successivi al bombardamento ha raccontato ad Ap che l’odore “della morte era opprimente”.

 

Mariupol è un’importante città industriale, ha un grande porto che contribuiva all’economia del paese prima della guerra e tra le città che si affacciano sul Mare d’Azov è la   più importante. Procedendo in direzione ovest, si trovano Berdyansk e Melitopol. La prima è stata presa dai russi nei primi giorni dell’invasione, nella seconda sventola la bandiera sovietica. Sono strategicamente importanti perché, con Mariupol, sono parte del corridoio che dalla Russia conduce alla Crimea. Qui Mosca ha installato delle amministrazioni filorusse e ci sono piani per iniziare a pagare gli stipendi in rubli. A sud, l’avanzata russa procede più spedita che nel Donbas, sta collezionando il suo bottino, chiudendo all’Ucraina l’accesso al Mare d’Azov.

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  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.