(Foto di Ansa) 

L'intervento del ministro degli esteri russo

Dopo l'intervista di Lavrov a Zona Bianca è polemica

Mariarosa Maioli

Il ministero degli Esteri israeliano convoca l'ambasciatore russo a Tel Aviv. "Le sue parole scrivono la storia sul modello dei Protocolli dei Savi di Sion", dice Dureghello. E Pd, Italia Viva e Movimento 5 Stelle se la prendono con Rete 4 

L'intervista rilasciata dal ministro degli esteri russo Sergej Lavrov a Zona Bianca nella serata di domenica 1 maggio ha colpito violentemente l'opinione pubblica e politica. In questi mesi di guerra Lavrov è stato l'ombra di Vladimir Putin, e nelle parole pronunciate durante la diretta su Rete 4 ha ribadito la versione della Russia sul conflitto. Mosca, ha detto, non "non ha mai fermato gli sforzi per evitare una terza guerra mondiale": la loro è un'operazione di denazificazione – il Battaglione Azov è costituito da "gente che legge il Mein Kampft" – e non ci sono intenti antisemiti.

I maggiori antisemiti, secondo Lavrov sono proprio gli ebrei, tanto che anche Hitler aveva origini ebree. Lo sdegno è esploso sui social e in poche ore anche i capi politici hanno rimarcato la loro distanza sia dal ministro degli Esteri sia dal programma condotto da Giuseppe Brindisi.

Le affermazioni hanno immediatamente fatto il giro del mondo portando anche Israele a schierarsi duramente nei confronti delle frasi antisemite: durante la mattina è trapelata la notizia che il ministero degli Esteri israeliano abbia convocato l’ambasciatore russo a Tel Aviv per "chiarimenti" dopo le "gravi" dichiarazioni del ministro Lavrov su Hitler e il presidente Volodymir Zelenskyj. Il ministro Yair Lapid ha descritto le parole "imperdonabili ed oltraggiose". "Gli ebrei – ha continuato – non si sono uccisi da soli nella Shoah. Il più basso livello del razzismo contro gli ebrei è accusare gli ebrei stessi di antisemitismo." Anche Naftali Bennett, primo ministro, ha condannato Lavrov e le sue parole chiedendo che "si smetta immediatamente di ricorrere alla Shoah del popolo ebraico come strumento per polemiche politiche" e aggiungendo che "nessuna guerra dei nostri giorni è la Shoah ed è paragonabile ad essa. Le parole del ministro non sono verità e il loro obiettivo non è valido. Menzogne del genere hanno per obiettivo accusare gli ebrei stessi dei crimini terribili compiuti nei loro confronti nella Storia e quindi rimuovere la responsabilità dai loro persecutori".

 

 

Anche in Italia si è aperto il dibattito sull'opportunità di concere spazio in televisione al ministro russo. Il segretario del Pd Enrico Letta ha commentato con un tweet: "Buon lavoro, Ministro Lavrov'. L’abisso. Ma quel che è più grave è che la vicenda dello spot da propaganda di guerra antiucraina stia passando, con solo pochi scossoni. Siamo così pochi a pensare che non sia possibile, né accettabile? E che sia un’onta per l'Italia intera?". Sulla stessa linea molti esponenti dem, a partire dalle capigruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, che hanno espresso condanna per la decisione della rete di ospitare il ministro senza contraddittorio. Anche Giuseppe Conte parla per conto del Movimento 5 Stelle: "Le parole di Lavrov sono inaccettabili. Avrei pero' adottato qualche cautela in piu' per evitare che ci fosse una propaganda russa e avrei contestato qualche passaggio durante la sua intervista

Dal gruppo di Italia Viva si è alzata la voce di Laura Garavini, vicepresidente della commissione Esteri che ha commentato: "La rete ha fatto da cassa di risonanza alla propaganda russa lasciando che Lavrov parlasse indisturbato, negando i crimini che sta compiendo senza che ci fosse alcun contraddittorio. Mentre l'Italia e tutta l'Europa si impegnano per contrastare la disinformazione di Putin, Rete4 elude questo blocco". Insieme a lei anche il sottosegretario Ivan Scalfarotto: "Il comizio di Lavrov su Mediaset è un'espressione diretta della propaganda russa: nelle nostre televisioni sta accadendo la stessa cosa accaduta con i no vax durante la pandemia. Ora come allora le tv sbagliano a rappresentare realtà e propaganda come avessero la medesima dignità: l'informazione deve rappresentare di certo la diversità di opinioni che esiste nella società, ma non è certo tenuta a farlo in modo notarile: conduttori e giornalisti possono e devono prendere posizione. Restare immobili e tacere mentre uno dice che la seconda guerra mondiale non è stata colpa di Hitler, come hanno fatto Sommi e Travaglio, non è certo buon giornalismo".

 

Anche il centrodestra ha espresso critiche nei confronti di Lavrov senza però condannare la Rete 4. "Un conto è criticare, duramente e giustamente, le dichiarazioni di un ministro straniero come Lavrov. Altro conto è invece attaccare una grande e libera televisione nazionale, e con lei migliaia di giornalisti e professionisti. La censura non ci piace e va combattuta all’estero, men che meno è auspicabile e augurabile in Italia", ha fatto sapere la Lega. Allo stesso modo si è mossa Forza Italia, con Daniela Santanchè che ha sottolineato l'nviolabilità del principio della libertà di stampa e di parola, diritto sancito dalla Costituzione. "Per questo non condivido e non capisco gli attacchi a Mediaset e alla trasmissione Zona Bianca mossi oggi da Pd e dalla sinistra, che ancora una volta invocano la censura". Per Giorgia Meloni le parole pronunciate sono vergognose ma la responsabilità "non può essere data a Mediaset". 

 

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