(foto di Ansa)

più fatti, meno parole

Sostenere i partigiani ucraini si può: un Iban da imparare a memoria

Claudio Cerasa

Dall'inizio della guerra in molti hanno deciso di arruolarsi come volontari per difendere l'Ucraina. Altri hanno dato supporto con le donazioni: in totale la Banca centrale di Kyiv ha raccolto più di 500 milioni di dollari

È la globalizzazione, bellezza. Lei si chiama Caterina, è nata in Ucraina, vive a Milano, frequenta un master importante, da aprile dello scorso anno ha iniziato un addestramento militare e lo scorso 24 febbraio, due giorni dopo l’invasione voluta da Putin in Ucraina, è partita dall’Italia per arruolarsi come volontaria per supportare il suo paese nella guerra contro la Russia. I volontari, naturalmente, che secondo i dati diffusi a metà aprile dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba sono circa 20 mila provenienti da 52 paesi in giro per il mondo e affiancano da settimane l’esercito regolare combattendo all’interno della legione straniera, non sono equipaggiati dal governo e per essere riforniti, come è ovvio che sia, si muovono autonomamente.

 

Caterina, grazie a un’amica, all’inizio di marzo ha aperto un conto pubblico su PayPal per raccogliere 4 mila dollari utili a finanziare ciò che le serviva per combattere contro i russi: dispositivi di protezione personali, giubbotti antiproiettile, kit medici da combattimento, protezioni chimiche, fucili, cannocchiali. Due dollari, dice Caterina, sono un proiettile e ogni proiettile è potenzialmente un invasore in meno. A Caterina servivano 4 mila dollari, a quattro giorni dalla fine del crowdfunding i dollari raccolti sono già 11 mila. Caterina, privata cittadina che ha messo  letteralmente in gioco la propria vita, è una delle migliaia di persone che hanno scelto di combattere in questi mesi per l’Ucraina, per difendere i confini del proprio paese che incidentalmente in questa fase coincidono con i confini di tutte le democrazie liberali.

 

Ma la storia dei privati cittadini che decidono di impegnarsi in prima persona per difendere la libertà dell’Ucraina è una storia fatta non solo di uomini e donne che scelgono di arruolarsi. E’ una storia fatta anche di altro. Fatta anche dei cittadini privati che in giro per il mondo, in questi mesi, hanno scelto di fare quello che oggi ai russi non è più concesso: utilizzare i formidabili strumenti offerti dalla globalizzazione per far arrivare in tempo reale finanziamenti privati alla Banca centrale ucraina per permettere all’esercito di acquistare le armi di cui ha disperato bisogno. E così, a partire dal primo marzo, la Banca centrale ucraina ha deciso di aprire un conto speciale per la raccolta fondi a sostegno delle Forze armate ucraine (la guardia nazionale, la polizia nazionale, il ministero della difesa, il servizio di guardia di frontiera).

 

Fino a oggi, riportano le cronache, sono stati inviati fondi per aiutare i militari e i volontari da 157 paesi. Tra coloro che hanno aiutato di più l’Ucraina, a livello privato, ci sono Polonia, Repubblica ceca, Stati Uniti, Regno Unito, Turchia, Germania, Spagna, Svizzera e Paesi Bassi. Ieri la Banca centrale ucraina ha messo insieme alcuni numeri, sulle donazioni, che ci permettono di capire il flusso del denaro ricevuto in questi mesi dall’Ucraina. Al momento, il saldo sul conto aperto per sostenere, con il supporto dei privati, individui o aziende, le Forze armate ucraine è di 94 milioni di Uah (circa 3 milioni di euro). E finora i soldi ricevuti dai privati in giro per il mondo ammontano a circa 500 milioni di euro (più o meno la metà di quello che ha stanziato finora tutta l’Unione europea).

 

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in uno dei suoi formidabili discorsi pronunciati in questi giorni sul 25 aprile, sulla Resistenza, ha ricordato che in democrazia i popoli, per affermare il proprio diritto alla pace, hanno il diritto ad armarsi. E nell’attesa che l’Unione europea decida di dare all’Ucraina l’aiuto che l’Ucraina chiede per trasformare in realtà l’auspicio di Mattarella, e aiutare l’Ucraina a difendersi per evitare che la pace si possa costruire su  una resa, un modo c’è. Usare i mezzi offerti dalla globalizzazione per sostenere direttamente l’esercito ucraino imparando a memoria questo Iban che da oggi in poi troverete ogni giorno sul Foglio:  DE05504000005040040066 (Bic: MARKDESSARY
-EFFICIENT BANKING-31 Germania).
Viva la resistenza, viva i partigiani ucraini.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.