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L'Ungheria ha scelto ancora Viktor Orbán

David Carretta

Fidesz ha ottenuto il 53,1 per cento dei voti, contro il 35 per cento della coalizione di opposizione di Márki-Zay. Appena eletto Orbán ha ribadito la sua sfida sistemica contro l'Ue e la volontà di non appoggiare apertamente Kyiv

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Viktor Orbán ieri ha ottenuto un quinto mandato come primo ministro dell'Ungheria, il quarto consecutivo dal 2010, dopo che il suo Fidesz ha ottenuto una schiacciante vittoria sulla coalizione dell'opposizione unita guidata da Péter Márki-Zay nelle elezioni legislative. Una campagna elettorale sostanzialmente blindata ha permesso a Orbán di mantenere la maggioranza assoluta dei voti e dei seggi in Parlamento. Fidesz avrebbe anche conservato la maggioranza assoluta dei due terzi che gli aveva permesso di cambiare a piacimento la costituzione ungherese.

Il partito di Orbán ha ottenuto il 53,1 per cento dei voti, contro il 35 per cento della coalizione di opposizione di Márki-Zay. A sorpresa un nuovo partito di estrema destra, Mi Hazánk, fondato nel 2018 da alcuni dissidenti del Jobbik, ha rotto il duopolio superando la soglia di sbarramento del 5 per cento per entrare in Parlamento: ha ottenuto il 6,3 per cento.

L'opposizione ha denunciato una serie di irregolarità prima e durante il voto. C'è attesa per il rapporto della missione di osservazione elettorale dell'Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa che sarà pubblicato oggi. Ma è indubbio che Orbán è riuscito a sventare la sfida più seria al suo monopolio sul potere degli ultimi dodici anni.

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“Abbiamo ottenuto una grande vittoria, una vittoria così grande che la si può vedere dalla luna. Sicuramente può essere vista anche da Bruxelles”, ha detto ieri Orbán. Effettivamente gran parte dell'Unione europea aveva silenziosamente fatto il tifo per Márki-Zay prima del voto. Nessuna voce istituzionale aveva osato fare apertamente campagna a favore dell'opposizione. La Commissione e la presidenza francese del Consiglio dell'Ue avevano preferito rinviare decisioni e dibattiti sullo stato di diritto in Ungheria per non essere accusate di immischiarsi nel voto. Ma, tra deriva illiberale dell'Ungheria, sfida alla primazia del diritto comunitario, veti sui provvedimenti dell'Ue che richiedono l'unanimità e tentativo di organizzare una famiglia politica nazionalista e anti-europea, Orbán è diventato un vero problema.

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Nell'ultimo mandato del primo ministro si sono moltiplicati i conflitti su stato di diritto, politiche migratorie, legge ungherese anti-Lgbt, Green deal, piano di Recovery e sostegno ai secessionisti serbo-bosniaci in Bosnia-Erzegovina. La Commissione, con le sue procedure di infrazione, si è dimostrata inefficace nel fermare la deriva illiberale. Gli altri governi dell'Ue non hanno mai voluto andare fino in fondo per sanzionare l'Ungheria. Ma la scelta di neutralità di Orbán nella guerra di Vladimir Putin Ucraina potrebbe essere la rottura di troppo. Nella settimana che ha preceduto il voto, gli altri paesi del gruppo di Visegrad – Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia – hanno deciso di boicottare l'Ungheria di Orbán.

Nel suo discorso di vittoria, Orbán ha ribadito la sua sfida sistemica contro l'Ue e la volontà di non appoggiare apertamente Kyiv. “Abbiamo vinto contro la sinistra ungherese, contro la sinistra internazionale, contro la burocrazia di Bruxelles, contro la macchina di Soros e perfino contro il presidente dell'Ucraina” ha detto il primo ministro. L'Ungheria ha messo il veto a un embargo su gas e petrolio contro la Russia e ha rifiutato di fornire o far transitare armi destinate all'Ucraina per resistere alla guerra di Putin. Gli appelli a isolare Orbán dentro il Consiglio europeo sono destinati a moltiplicarsi. “I brogli elettorali sembrano dare frutti per Orbán, il compare europeo del macellaio del Cremlino, Il presidente de Consiglio europeo farà finta che sia tutto normale e che Orbán è solo uno dei loro?”, ha chiesto l'eurodeputata olandese di Renew, Sphie in't Veld.

La vittoria di Orbán è destinata a ringalluzzire il campo sovranista. La francese Marine Le Pen è stata tra i primi a felicitarsi con Orban per “la sua schiacciante vittoria nelle eleizoni legislayive in Ungheria. Quando il popolo vota, il popolo vince”, ha detto le Pen. La Francia a meno sei giorni dal voto dal primo turno delle  presidenziali in Francia. I sondaggi dicono che ci sarà un ballottaggio tra Emmanuel Macron e Le Pen. Ma, in una campagna elettorale che non si sente, perché sommersa dalle preoccupazioni internazionali per la guerra in Ucraina, si sta insinuando un dubbio: pensavamo che Donald Trump non potesse vincere e ha vinto, pensavamo che Vladimir Putin non potesse invadere l’Ucraina e l’ha invasa, pensiamo che Macron non possa perdere e…?

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