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editoriali

Il presidente tunisino Saied scioglie il Parlamento. Ora la crisi politica potrebbe riguardarci

Redazione

Altro colpo autoritario del capo dello stato che decide di usare il pugno di ferro per mantenere il potere. Ecco cosa potrebbe succedere adesso

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In Tunisia il presidente Kais Saied ha sciolto il Parlamento con un atto di imperio che sancisce in modo ancora più netto la crisi politica del paese. Ieri, con una seduta via Zoom, i parlamentari avevano approvato una legge che bloccava le precedenti misure legislative imposte da Saied, come quella che concede al presidente di governare per decreti aggirando il Parlamento. Così Saied ha accusato i parlamentari di avere tentato un colpo di stato: ha usato il pugno di ferro e ha sciolto il Parlamento. L’Assemblea era già stata costretta a sospendere le attività lo scorso luglio, proprio perché Saied non voleva intralci.

Però l’ultima mossa del presidente è un duro colpo per il Parlamento presieduto da Rachid Ghannouchi, leader del partito islamico  Ennahda che oggi occupa un quarto dei seggi e ha la maggioranza. Ghannouchi ieri è stato costretto a presentarsi davanti a un giudice perché accusato di “cospirare contro la sicurezza dello stato”. E’ stato rilasciato subito, ma si è trattata di una minaccia esplicita per convincerlo ad accettare il dissolvimento del Parlamento. Ora le strade sono due: o Saied convoca elezioni entro i prossimi 90 giorni, oppure si procederà con la tabella di marcia, che prevede a luglio il referendum costituzionale – quello con cui Saied auspica una riforma presidenziale indebolendo ancora di più il Parlamento – e poi il voto a dicembre. Per ora non si sa che cosa intenda fare il presidente, che nei sondaggi è dato in testa e Tunisi è nel limbo, peraltro proprio mentre il governo è in trattative con il Fondo monetario internazionale per un nuovo prestito, vista la disastrosa situazione economica e  l’inflazione galoppante aggravata dalle difficoltà negli approvvigionamenti di materie prime – grano in primis – per la guerra in Ucraina.

E’ un problema grave anche per l’Italia. Dalle coste del paese nordafricano partono molti dei migranti che attraversano il Mediterraneo  – quello dei tunisini è il terzo gruppo per nazionalità dietro a egiziani e bangladesi. Senza contare che, con l’arrivo dell’estate, le partenze sono destinate fisiologicamente ad aumentare. L’instabilità di Tunisi rischia quindi di pesare anche sulle nostre spalle.

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