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La mini Nato

Veloce, reattiva, organizzata. Londra guida la forza di deterrenza più potente: il Jef

Paola Peduzzi

Laddove la Nato non arriva, può spingersi il Joint Expeditionary Force, una coalizione a guida inglese che comprende il nord europeo, “un complemento prezioso” all’Allenza, dice l’esperto di difesa Martin Hurt

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“Noi possiamo agire mentre la Nato riflette”, dice un funzionario britannico, e per noi intende il Joint Expeditionary Force (Jef), una coalizione a guida inglese che comprende il nord europeo,  Danimarca, Finlandia, Estonia, Islanda, Lituania, Lettonia, i Paesi Bassi, la Svezia, la Norvegia. Boris Johnson, premier britannico, ha raccontato all’Economist di aver radunato i membri del Jef ai Chequers, la sera del 14 marzo, e lì si è deciso che “Vladimir Putin non avrà successo in questa sua avventura”. 

 

Il Jef è stato creato dieci anni fa, è una forza di sicurezza nordica e, a differenza della Nato, non ha bisogno di un consenso interno per schierare le truppe: basta l’iniziativa del Regno Unito. “Serve a rispondere con flessibilità a ogni genere di emergenza – dice Johnson – Soprattutto quelle che non rispondono ai criteri dell’articolo 5 della Nato”, la clausola dell’Alleanza che innesca la difesa collettiva di un paese aggredito. La flessibilità si è già vista nella velocità di risposta alla crisi: nove paesi sui dieci del Jef hanno inviato fin da subito armi all’Ucraina (l’Islanda è l’eccezione, non ha un esercito) e si sono assicurati di non inviare tutti la stessa tipologia di armamento. La composizione del Jef è particolare: tre paesi sono nella Nato ma non nell’Unione europea, due sono membri dell’Ue ma non della Nato. Gli europei pensano all’autonomia strategica, il Regno Unito pensa al suo sogno global post Brexit, tutti credono che la Nato sia troppo poco reattiva. 

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A gennaio, quando molte cancellerie europee dicevano che gli americani e gli inglesi erano troppo allarmisti e che con la loro isteria stavano quasi spingendo  Putin alla guerra, Londra aveva già inviato migliaia di missili anticarro Nlaw (ora ce ne sono almeno quattromila: 140 milioni di euro di costo). Ogni giorno, il governo inglese ripete che bisogna essere più presenti militarmente a sostegno degli ucraini, il governo norvegese ha annunciato ieri un rafforzamento militare vicino al confine con la Russia proprio mentre il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, diceva che i convogli per gli aiuti militari all’esercito ucraino sono un obiettivo degli attacchi dell’esercito russo.

 

Johnson dice che non bisogna cadere nella trappola di Putin, che cerca ogni pretesto per poter dire di essere stato attaccato dall’occidente, ma che allo stesso tempo è necessario utilizzare ogni strumento di deterrenza a nostra disposizione perché “tutte le illusioni che ci siamo fatti su Putin sono svanite”. Laddove la Nato non arriva, può spingersi il Jef, “un complemento prezioso” all’Allenza, dice l’esperto di difesa Martin Hurt. L’errore di calcolo di Putin è quasi più grande dei crimini che sta commettendo in Ucraina, dice Johnson, liquidando tutti i discorsi su rese o accordi al ribasso: “Se hai deciso di violare tutte le regole del mondo civilizzato, sei tu che devi trovarti una via d’uscita”. 

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