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la sinistra francese divisa

Dopo le primarie, la gauche ha più candidati (stizziti) che consensi

Mauro Zanon

Doveva essere una consultazione online dal basso, con lo scopo di unire la sinistra francese, si è trasformata nell'ennesima occasione di divisioni interne all'interno di una gauche sempre più debole e frammentata

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Parigi. Lo spettacolo che la gauche francese sta offrendo ai suoi elettori è sempre più imbarazzante, e c’è chi dice, tra gli osservatori, che il peggio deve ancora venire. Christiane Taubira, ex guardasigilli del quinquennio Hollande e icona progressista molto amata per la legge sui matrimoni e le adozioni gay che porta il suo nome, ha vinto nel fine settimana le primarie più surreali della storia della sinistra d’oltralpe: la “Primaire populaire”, una consultazione civica online lanciata da due militanti sconosciuti, Mathilde Imer e Samuel Grzybowski, che aveva come obiettivo quello di designare un’unica candidatura per la gauche, e invece ha aggiunto ancora più confusione a una situazione già abbondantemente caotica.

La quasi totalità dei candidati, nonostante la presenza dei loro nomi nella lista, non ha riconosciuto il processo di designazione, e quando Taubira, dopo i risultati emersi domenica sera, ha lanciato un appello al “rassemblement” di tutte le forze progressiste, Jean-Luc Mélenchon (France insoumise), Yannick Jadot (Verdi) e Anne Hidalgo (Partito socialista) hanno respinto all’unisono la sua proposta. “Ha indossato la scarpa che era stata preparata per lei. E’ una cosa che non mi riguarda, sono stato iscritto automaticamente a delle elezioni a cui non volevo partecipare”, ha detto il giacobino Mélenchon, sostenuto dal suo direttore di campagna, Manuel Bompard, che ha parlato di “spettacolo patetico”. Jadot, leader di Europe Écologie Les Verts, ha detto che quella di Taubira “è soltanto una candidatura che si aggiunge alle altre ed è l’esatto opposto di ciò che si voleva ottenere con le primarie popolari”. La sindaca di Parigi e candidata del Ps ha manifestato la stessa ostilità. “E’ una candidata in più”, ha affermato Hidalgo, prima di aggiungere: “Continuerò la mia campagna elettorale con temi bellissimi e una proposta di sinistra repubblicana, social-democratica ed ecologista”. Ognuno per sé, insomma, verso una sconfitta dell’intera famiglia progressista che si preannuncia storica e potrebbe portare alla scomparsa del Ps. Secondo l’ultimo sondaggio pubblicato dall’istituto OpinionWay, Hidalgo otterrebbe infatti il 3 per cento se il primo turno si svolgesse oggi, meno della metà di quanto ottenuto dal suo predecessore, Benoît Hamon, alle presidenziali del 2017.

Una catastrofe, tenuto conto che i socialisti guidavano la Francia fino al 7 maggio di cinque anni fa. Taubira, sostenuta dal Partito radicale e convinta come la sindaca parigina di essere l’unica capace di salvare la sinistra, viaggia pressoché allo stesso ritmo: 4 per cento nelle intenzioni di voto. “Non mi unirò a Christiane Taubira, per ora non ha nemmeno un programma”, ha dichiarato Fabien Roussel, candidato del Partito comunista francese. L’ex ministra della Giustizia, dinanzi alle reazioni degli altri concorrenti del suo campo politico, ha parlato di “mancanza di rispetto”: perché alle “primarie popolari” hanno votato 392 mila militanti, una cifra non indifferente, e ben più alta di coloro che hanno partecipato alle primarie dei Verdi lo scorso settembre.

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Come sottolineato dal Monde, il principale problema è stata la legittimità di questo scrutinio, “macchiata dall’assenza di consenso sulle regole del gioco: quasi la metà delle personalità giudicate concorrevano contro la loro volontà. Invece di chiarirsi, la situazione si complica ancora di più”. L’altro aspetto che ha fatto storcere il naso a molti, spingendoli a non prendere seriamente in considerazione il risultato delle primarie, è il metodo di valutazione applicato. Gli iscritti alla piattaforma della Primaire populaire hanno assegnato dei voti ai candidati come se fossero alle scuole elementari: da “molto bene” fino a “insufficiente”. Taubira ha ottenuto un “bene +”, Jadot, secondo classificato, un “abbastanza bene +”, mentre Hidalgo si è arenata al quinto posto con un malinconico “passabile”. “Nulla sembra poter arrestare la macchina perdente lanciata mesi fa. Preso uno per uno, nessuno dei candidati supera nettamente la barra del 10 per cento di intenzioni di voto. Tutti insieme, superano a malapena il 25 per cento”, osserva il Monde nel suo editoriale. Gli organizzatori della Primaire populaire sognavano un’“union sacrée” della sinistra per non essere ancora una volta meri spettatori del secondo turno. Assistono invece impotenti all’“union ratée”: l’unione fallita.
 

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