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la negoziatrice

Il tempo ha dato ragione a Sandra Gallina sull’Ue e sui vaccini

David Carretta

Un anno fa la funzionaria incaricata dalla Commissione per trattare con Big Pharma era sotto attacco per i ritardi sui vaccini. Dodici mesi dopo l'Ue fa di più e meglio rispetto a Stati Uniti, Regno Unito e Israele. Merito di una civil servant efficiente che lavora duro e lontano dai riflettori

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Il 25 febbraio del 2021 Roberto Burioni utilizzò la clava di Twitter per trovare un capro espiatorio per i ritardi che i paesi dell'Unione europea stavano accumulando su Israele, Stati Uniti e Regno Unito nella campagna di vaccinazione: Sandra Gallina, funzionaria della Commissione europea, nominata da Ursula von der Leyen a capo della direzione generale della Sanità per negoziare a nome dell’Ue con le case farmaceutiche.

 

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Erano i giorni in cui AstraZeneca annunciava un taglio delle dosi che avrebbe dovuto consegnare nel primo trimestre: non 180 milioni come previsto dal contratto, non 120 milioni come comunicato in dicembre, ma appena 30 milioni, ufficialmente per un problema di rendimento, anche se la realtà verrà descritta un mese dopo da Mario Draghi con queste parole: “A me pare che alcune società abbiano venduto le dosi 2-3 volte”. Burioni era caduto nella trappola dello spin di AstraZeneca, le cui pubbliche relazioni sono più efficaci dei suoi avvocati (alla fine un tribunale di Bruxelles ha condannato la società per non aver rispettato il contratto). Secondo Burioni (e molti altri insieme a lui), Gallina non aveva le qualifiche per occuparsi di vaccini e ancor meno per negoziare con i Big Pharma. “La funzionaria che ha condotto la trattativa dell’Unione europea  per i vaccini è laureata alla scuola interpreti e ha avuto a che fare per la prima volta con la sanità nel luglio 2020. Prima si occupava di agricoltura e pesca. Non è questa l’Ue che voglio”, aveva sentenziato Burioni. Messa sul patibolo nazionale ed europeo, Gallina avrebbe potuto lasciare, tornare a negoziare con successo gli accordi commerciali dell’Ue (l’ultimo era stato con il Mercosur) e godersi lo status di alta funzionaria della Commissione. Invece, Gallina ha ridato un senso a una funzione troppo spesso dimenticata in Italia e in Europa, quella di “civil servant”: non un semplice dipendente pubblico, ma un funzionario che mette la sua competenza professionale e il suo senso civico al servizio della collettività.

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Dieci mesi dopo il tweet di Burioni il bilancio della campagna di vaccinazione dell’Ue è molto diverso da quello fallimentare profetizzato a febbraio. Oggi gli stati membri dell’Ue sono tra i paesi con i più alti tassi di vaccinazione al mondo, hanno superato Stati Uniti e Israele e, grazie alla terza dose, possono affrontare le varianti Delta e Omicron. La strategia portata avanti dall’ex “interprete” Gallina si è rivelata quella giusta. Gli stati membri hanno avuto a disposizione un portafoglio di vaccini sufficientemente ampio da mettersi al riparo dai problemi creati da AstraZeneca e poi Johnson&Johnson. La scommessa sull’rna messaggero si è rivelata vincente. Anche il premier ungherese, Viktor Orbán, è stato costretto a fare marcia indietro, dopo aver annunciato di non voler più partecipare agli acquisti comuni dell’Ue. Quegli acquisti comuni hanno evitato una guerra interna all’Ue, con i paesi più ricchi (la Germania) che si compravano tutti i vaccini e gli altri lasciati in fondo alla coda delle forniture. L’Ue si è mossa prima di Stati Uniti e Regno Unito per comprare un numero di dosi sufficienti a vaccinare due volte tutta la popolazione con i booster e i vaccini adattati alle varianti.

 

Gallina non ha rilasciato interviste per esigere scuse pubbliche. L’unica (al Corriere il 23 novembre) è stata per dire: “Credevo nell’Europa e adesso ci credo ancora di più perché ho visto la vera solidarietà tra gli stati membri”. Niente rancore per gli attacchi personali. “Era una missione ad alto rischio e lo sapevo. Gli attacchi non mi hanno sorpreso, sono sempre da mettere in conto quando si fanno cose molto innovative che presentano una serie di elementi non facilmente capibili”, ha detto Gallina, spiegando nel dettaglio quello che è stato fatto sul portafoglio di tecnologie, i contratti, il prezzo, le esportazioni, la responsabilità e gli indennizzi dei Big Pharma. Rispondere con “i fatti” è ciò che Gallina aveva fatto durante le polemiche di febbraio, marzo e aprile nelle audizioni davanti al Parlamento europeo o nei briefing off the record con i giornalisti. I fatti le hanno dato ragione. Ma, come accade con i migliori “civil servant”, i riflettori sono puntati altrove. Gallina continua a negoziare con pragmatismo e competenza non solo sui vaccini ma anche sui medicinali e costruire l’Ue della sanità che servirà a proteggere gli europei nella prossima pandemia.

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