Le Pen alla corte di Orbán cerca una benedizione che arriva a metà

Micol Flammini

Sono due leader populisti in campagna elettorale e al centro del loro incontro c'è stato il progetto di costituire un unico partito delle estreme destre europee. Lo desiderano tutti e due, ma è difficile mettere d'accordo i sovranisti 

La visita di Marine Le Pen a Budapest non è stata come quella di Eric Zemmour, il suo possibile rivale nel campo sovranista francese, o come quella di sua nipote Marion Maréchal, che in sua zia vede un esempio da non seguire: lei, Marion, vuole arrivare ben più lontano. A Marine Le Pen a Budapest sono stati dati gli onori della leader. E’ stato steso il tappeto rosso, è stata ricevuta nell’ufficio di Orbán e non nella biblioteca nazionale, come Zemmour e Maréchal. E soprattutto le è stata offerta la foto sulla terrazza di Orbán, quella da cui si dice che si vede tutta l’Ungheria e su cui hanno posato capi di stato e di governo, ministri, leader di partito, come Matteo Salvini, con cui il premier ungherese condivide i suoi progetti europei.

  

Il senso di questa visita infatti era più un fatto brussellese che di politica interna. I due, Orbán e Le Pen, sono due populisti in campagna elettorale. Lei aveva bisogno della benedizione dell’uomo che è riuscito a diventare l’ispiratore  degli euroscettici, lui invece aveva bisogno di mettere a punto una strategia per la costituzione di un grande partito europeo che tenga insieme tutti i partiti sovranisti.

 

Di questo progetto il Rassemblement national (Rn) non può non far parte, ma rimane uno degli ostacoli più grandi: la linea filorussa di Le Pen non piace ai polacchi del PiS e in un tentativo di avvicinamento – e con l’occasione di complimentarsi per aver ingaggiato una battaglia durissima con l’Ue sullo stato di diritto, come neppure il maestro ungherese era riuscito a fare finora – la leader del Rn e il il premier polacco Mateusz Morawiecki si sono incontrati una settimana fa. Orbán  è il federatore, ma le resistenze sono molte. L’obiettivo rimane quello di costituire questa nuova famiglia prima dell’elezione del nuovo presidente del Parlamento europeo: tutti insieme si conta di più, ma per i nazionalisti il primo scoglio è proprio quello di trovare punti in comune. 

  

E’ stato il primo incontro tra Marine Le Pen e Viktor Orbán: il partito del premier, Fidesz, fino a marzo faceva parte del Partito popolare europeo e, come ha raccontato Orbán stesso, incontrare la leader   francese era sconsigliato. A dirgli che era una “linea rossa” era stato Laurent Wauquiez dei Républicains. Ma adesso che Fidesz non fa più parte del Ppe, Orbán può stendere i tappeti rossi alla Le Pen. Le linee rosse non ci sono più e al Parlamento europeo Orbán non fa parte di nessuna famiglia, è in attesa di costituirne una propria ed è a questo che serve  Marine Le Pen. 

 

 

Marine Le Pen ha incontrato anche la ministra della famiglia, Katalin Novák – erano insieme sulla terrazza di Orbán – una dei più fedeli sostenitori e costruttori dell’orbanismo. In conferenza stampa si è congratulata per il coraggio di Orbán di dire di no ai migranti, grazie a lui, ha detto Le Pen, l’Ungheria non ha gli stessi problemi della Francia. Ha promesso che, da presidente, farà lo stesso. Hanno difeso insieme le posizioni della Polonia, che fa bene a non riconoscere il primato del diritto dell’Ue su quello nazionale. Ha detto che ammira Orbán perché combatte per la libertà dei popoli, “in un mondo sempre più afflitto da tentazioni totalitarie”. Orbán ha ringraziato, ma non ci sono stati annunci concreti,  si è preso i complimenti di Marine Le Pen, ma non si è sbilanciato nei riguardi della leader del Rn.

    

In questi anni la Le Pen si è vista portare via lo scettro di leader dei sovranisti più e più volte, il suo momento non è mai arrivato e Orbán è stato tra i primi a toglierle la scena diventando il punto di riferimento delle estreme destre non soltanto europee, ma anche internazionali. La sua fama si è estesa tanto da diventare un punto di riferimento per una parte dei repubblicani americani, alla corte di Orbán è andato anche il presentatore di Fox News Tucker Carlson, l’ex presidente Mike Pence ha costanti scambi con il premier. Orbán è a capo di una nazione che conta meno di dieci milioni di persone, eppure la sua benedizione continua a essere importante per molti sovranisti. Inclusa Marine Le Pen, che ha tremato quando ha visto il suo quasi rivale Eric Zemmour essere accolto dal premier prima di lei a settembre.

  

Per ora è lei l’unica rappresentante dell’estrema destra francese con un partito che siede al Parlamento europeo, ed è stata contenta e soddisfatta dell’accoglienza che le ha riservato Orbán: un’accoglienza da leader. Zemmour non è neppure candidato, si dice che intenda annunciare ufficialmente la sua corsa alle presidenziali francesi il 9 novembre a Colombey-les-deux-Églises. Data e luogo del decesso di Charles De Gaulle. 
 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.