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Barnier si confonde con Boris sulla “lezione della Brexit”

David Carretta

L'ex capo negoziatore del divorzio tra Unione europea e Gran Bretagna arriva a contestare la primazia della giustizia comunitaria. La sua candidatura tra i Républicains in vista delle elezioni presidenziali della prossima primavera non decolla. Così, Barnier finisce per buttarsi sempre più a destra

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Il virus della Brexit sembra aver contagiato Michel Barnier. L’ex capo-negoziatore dell’Unione europea nelle trattative con il Regno Unito giovedì ha fatto scandalo a Bruxelles e Londra per aver fatto una serie di proposte in stile Brexiter nella sua campagna per ottenere la candidatura dei Républicains alle presidenziali in Francia: sottrarsi alla giurisdizione delle Corti europee e bloccare l’immigrazione in violazione delle regole dell’Ue. “Non possiamo fare tutto questo senza avere riconquistato la nostra sovranità ed essere minacciati da una sentenza o una condanna della Corte di giustizia dell’Ue o alla Corte europea dei diritti umani”, ha detto Barnier, durante una riunione dei deputati del partito gollista a Nimes. Barnier ha proposto un referendum per “recuperare con uno scudo costituzionale la nostra libertà di manovra e interpretazione delle questioni legate all’immigrazione”. 

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Il virus della Brexit sembra aver contagiato Michel Barnier. L’ex capo-negoziatore dell’Unione europea nelle trattative con il Regno Unito giovedì ha fatto scandalo a Bruxelles e Londra per aver fatto una serie di proposte in stile Brexiter nella sua campagna per ottenere la candidatura dei Républicains alle presidenziali in Francia: sottrarsi alla giurisdizione delle Corti europee e bloccare l’immigrazione in violazione delle regole dell’Ue. “Non possiamo fare tutto questo senza avere riconquistato la nostra sovranità ed essere minacciati da una sentenza o una condanna della Corte di giustizia dell’Ue o alla Corte europea dei diritti umani”, ha detto Barnier, durante una riunione dei deputati del partito gollista a Nimes. Barnier ha proposto un referendum per “recuperare con uno scudo costituzionale la nostra libertà di manovra e interpretazione delle questioni legate all’immigrazione”. 

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Per tono e sostanza, si potrebbe confondere Barnier con un Boris Johnson che, durante il referendum del 2016, sul bus a due piani rosso con lo slogan sul dividendo Brexit da 350 milioni di sterline a settimana per il servizio sanitario nazionale, gridava “Take back control!”. I tabloid britannici come il Daily Mail si sono messi subito a fantasticare sul nemico della Brexit che ora vuole la “Frexit”. Perfino la Commissione europea, che generalmente si nasconde dietro al “non commentiamo i commenti”, si è sentita costretta a richiamare Barnier. “La nostra posizione sulla primazia del diritto europeo è chiara” e “la Corte europea diritti umani è al cuore della fondazione dell’Europa”, ha detto il portavoce della Commissione, Eric Mamer: “L’asilo e la gestione delle migrazioni sono una competenza condivisa tra l’Ue e gli stati membri e su cui la Corte di giustizia dell’Ue ha giurisdizione”. Rivolte a qualcuno che è stato due volte commissario europeo, oltre che ministro degli Esteri, degli Affari europei, dell’Ambiente e dell’Agricoltura, le parole della Commissione suonano come una scomunica.

Barnier si è lanciato in una campagna elettorale complicata. E’ convinto di poter fare seria concorrenza a Emmanuel Macron al secondo turno delle presidenziali. Grazie alla sua immagine di gollista saggio ed europeista può rosicchiare una parte dell’elettorato moderato dell’attuale presidente. Il successo nel negoziato Brexit – aver imposto condizioni dure a Johnson, preservando gli interessi dei pescatori francesi – è una medaglia in più di una lunga carriera contraddistinta da momenti epici (l’organizzazione delle Olimpiadi invernali di Abertville nel 1992) e alcune intuizioni preveggenti (nel 1990 scrisse un libro sulle sfide ecologiche). Ma Barnier prima deve ottenere la nomina a candidato dei Républicains contro personalità più popolari (in particolare Xavier Bretrand) e, in caso di successo, superare Marine Le Pen al primo turno. Gli iscritti e gli eletti dei Républicains, che non hanno ancora deciso se fare le primarie, sono diventati sempre più conservatori. Così, per ora, Barnier ha deciso di correre sul lato destro del centrodestra e usando come argomento quella che definisce “la lezione della Brexit”.

L’uscita del Regno Unito non è solo “un divorzio”, ma anche “un avvertimento e un fallimento dell’Ue”, ha più volte detto Barnier, dopo la fine dei negoziati con Londra: “Non dobbiamo confondere sentimento popolare e populismo”. Per lui, l’uscita dall’Ue è stata un errore, ma le ragioni che hanno spinto i britannici a scegliere la Brexit vanno affrontate: declassamento della classe media, paura dell’immigrazione, difficoltà economiche delle classe lavoratrici. Secondo Barnier, quello che è accaduto nel Regno Unito nel 2016 “può accadere altrove, se non facciamo attenzione”. Ma le difficoltà a far decollare la sua candidatura tra i Républicains spingono Barnier a radicalizzare il suo discorso. Giovedì ha anche lanciato un attacco implicito alla Germania, sostenendo la necessità di “riequilibrare di fronte all’influenza tedesca che domina”. A Bruxelles alcuni ritengono che stuzzicare la pancia nazionalista dei gollisti sia un segnale di disperazione di Barnier, incapace di emergere nei sondaggi a livelli accettabili. Per la Commissione il problema non è solo di immagine: contestare la primazia del diritto Ue e la giurisdizione della sua Corte significa legittimare la sfida lanciata da Polonia e Ungheria.

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