afghani a distanza

L'Ue pensa a fermare l'ondata di rifugiati in arrivo dall'Afghanistan

Bruxelles dice che i fondi per il reinsediamento bastano per 30 mila persone nel 2021-22

David Carretta

I ministri dell’Interno europei si incontrano oggi in una riunione straordinaria per “prevenire” uno scenario come il  2015. Il punto sulla Turchia

Terminate le operazioni di evacuazione da Kabul, l’Unione europea e i suoi stati membri intendono fare tutto il possibile per fermare l’ondata di rifugiati che si annuncia dall’Afghanistan. L’obiettivo sarà fissato oggi in una riunione straordinaria dei ministri dell’Interno dei 27: “Sulla base delle lezioni apprese, l’Ue e i suoi stati membri sono determinati ad agire insieme per prevenire il ripetersi di movimenti migratori illegali su larga scala incontrollati affrontati in passato”, si legge nella bozza di conclusioni. Secondo Ales Hojs, il ministro dell’Interno della Slovenia, che ha la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, è necessario “prevenire una ripetizione dello scenario del 2015”.

   

Il riferimento è alla crisi dei rifugiati siriani, quando oltre un milione di profughi arrivarono in Europa dopo aver attraversato l’Egeo e la rotta dei Balcani per fuggire dalla guerra di Bashar el Assad. Secondo l’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu, mezzo milione di afghani potrebbe lasciare il paese entro la fine dell’anno dopo la presa del potere dei talebani, aggiungendosi ai 2,2 milioni che sono attualmente rifugiati in Pakistan e Iran. Questi due paesi da soli ospitano il 90 per cento dei rifugiati afghani nel mondo. La soluzione per i paesi dell’Ue, che non sono disposti ad andare oltre l’accoglienza di poche decine di migliaia di interpreti e collaboratori, è dare fondi a Pakistan e a Iran. “L’Ue deve rafforzare il sostegno ai paesi nelle immediate vicinanze dell’Afghanistan per assicurarsi che quelli che hanno bisogno ricevano adeguata protezione in primo luogo nella regione”, è la posizione dei ministri dell’Interno.

   

  

Per continuare a mostrare un volto umanitario, i paesi dell’Ue vogliono proseguire le evacuazioni di interpreti e collaboratori afghani dopo il ritiro americano di oggi. “È un dovere morale”, dicono a Bruxelles. La proposta di Francia e Regno Unito al Consiglio di sicurezza dell’Onu di creare una “zona sicura” a Kabul va in questa direzione: “Evacuazioni umanitarie mirate”, le ha definite il presidente francese, Emmanuel Macron, in un’intervista al Journal du dimanche. Ma si tratterebbe al massimo di qualche decina di migliaia di afghani. L’Ue non ha ancora annunciato impegni nell’ambito del Forum sul reinsediamento che era stato lanciato in luglio con Stati Uniti, Canada e Onu. La Commissione di Ursula von der Leyen ieri ha spiegato che nel bilancio dell’Ue ci sono risorse per il reinsediamento di appena 30 mila persone per il 2021-22, inclusi i richiedenti asilo che vengono trasferiti direttamente da altri paesi terzi come Libia, Turchia e Libano.

 

Malgrado il rischio di rinnegare gli obblighi della Convenzione di Ginevra, la maggioranza degli stati membri sostiene la linea di tenere a distanza i rifugiati afghani. L’Ue sperava nella collaborazione della Turchia. Ma, in una conversazione telefonica la scorsa settimana con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, Recep Tayyip Erdogan ha detto che il suo paese ha raggiunto “il limite” delle capacità di accoglienza con oltre tre milioni di siriani e 300 mila afghani. La Turchia non sarà “il deposito dei rifugiati dell’Europa”, ha detto Erdogan in un discorso alla televisione. Grecia, Polonia e paesi baltici hanno iniziato a costruire muri e recinzioni per proteggere le frontiere esterne da flussi dall’Afghanistan. Contrariamente al passato, la Commissione von der Leyen ha dato la sua implicita benedizione.

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