Xavier Bertrand (foto EPA) 

editoriali

Le primarie della droite

Redazione

I gollisti francesi devono scegliere il loro candidato, ma non sanno come

Eccole qui, ancora loro, le primarie della droite per risolvere la questione dell’investitura in vista delle presidenziali, il grande classico dei gollisti francesi, con la sua dose di melodramma e i soliti scontri di ego, perché ognuno si sente il “candidato naturale” per portare i Républicains (Lr) all’Eliseo a dieci anni dalla fine del mandato Sarkozy, ma nessuno sembra avere la forza per riuscirci. O forse sì, ce n’è uno, e si chiama Xavier Bertrand, il nuovo leader del gollismo sociale fresco di rielezione alla presidenza degli Hauts-de-France, che nei sondaggi va a gonfie vele e piace a un elettorato molto vasto, quello moderato, intimorito dalla Le Pen e diffidente verso Macron.

Il problema, tuttavia, è che l’ex ministro di Sarkozy, oggi senza tessera Lr ma sempre vicino all’area gollista, non ha alcuna intenzione di partecipare alle primarie della droite previste dopo l’estate. “Se ho abbandonato questo partito, è perché non voglio rientrare nella sua logica”, ha dichiarato Bertrand, ribadendo la sua ostilità a questo sistema di designazione. Lunedì mattina, il vicepresidente di Lr, Guillaume Peltier, ha invitato i suoi compagni di partito a rinunciare alle primarie e a sostenere compatti Bertrand. “Vogliamo dividere la destra o governare la Francia? Rispetto quelli che vogliono impegnarsi nelle primarie, ma dico loro: state sbagliando strada. Non possiamo permetterci di creare una macchina destinata a perdere a duecentottanta giorni dalle presidenziali”, ha affermato Peltier. Ma quatto tenori della destra come Laurent Wauquiez (Lr), Bruno Retailleau (Lr), Valérie Pécresse (ex Lr) e Hervé Morin (Les Centristes) hanno subito respinto la proposta del vicepresidente, scrivendo sul Figaro che “nessun uomo o donna provvidenziale si è imposto” e che non c’è niente di peggio delle “avventure solitarie”. La strategia, insomma, sembra essere “Tous contre Bertrand”. Tutti contro il favorito, col rischio, per i gollisti, di assistere da spettatori anche alle prossime presidenziali.

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