Tory scatenati

Dalla Superlega a Cummings. L'esercizio del potere di Boris Johnson

Paola Peduzzi

Con la rivolta dei tifosi è scattato "l'istinto populista" del premier inglese. Ma si è messa in moto anche la sua diplomazia sportiva, e la "bomba legislativa" era molto strutturata. Poi è tornato il suo ex consigliere "Don" che gli dà lezioni di populismo e integrità

E’ stata una settimana molto interessante per capire la leadership di Boris Johnson, le sue priorità, il suo sistema di potere. Si dice che il premier conservatore inglese sia tra i più sottovalutati tra i leader mondiali, uno che si presenta male, scompigliato e spesso confuso, ma in realtà con le idee molto chiare. Buona parte della sua rivalutazione è stata determinata dalla campagna di vaccinazione e dalla gestione della “road map to freedom”, il programma ben congegnato delle riaperture.

 

Negli ultimi giorni, Johnson è diventato ancor più popolare per aver sabotato il piano della Superlega calcistica: “L’istinto populista” del premier è scattato, ci ha detto Simon Kuper, editorialista del Financial Times. La Superlega non piaceva ai tifosi, anzi, non piaceva a nessuno nel Regno Unito, e così per assecondare la rivolta popolare, il premier ha messo in campo il suo sistema di potere.

 

Venerdì è venuto fuori che Johnson ha incontrato Ed Woodward, vicepresidente esecutivo del Manchester United, quattro giorni prima dell’annuncio della Superlega: la linea di Downing Street è che non si sia parlato di questo, bensì della riapertura degli stadi, e che Johnson è venuto a sapere della Superlega domenica, come tutti (il Labour chiede la minuta di questo incontro). Ed Woodward, coinvolto nella creazione della Superlega fin dall’inizio, ha annunciato le sue dimissioni lunedì sera, quando è iniziato il ritiro delle squadre inglesi dalla Superlega.

 

L’azione di Johnson per assecondare il suo istinto si è mossa su due piani: la “bomba legislativa” e la diplomazia sportiva. La “bomba legislativa” con cui il premier ha minacciato le Big Six inglesi prevedeva “l’utilizzo di leggi antitrust e di misure fiscali per prevenire la presa di potere” della Superlega: tra le altre cose c’era anche la possibilità di togliere i diritti televisivi alle partite della Superlega. La diplomazia è stata gestita da Eddie Lister, uno dei più importanti consiglieri di Johnson. Lister era a Dubai, ha scritto il Times, qualche giorno prima del lancio della Superlega e ha detto a emissari del Manchester City (di proprietà degli Emirati) che ogni azione contro la Premier League inglese avrebbe incrinato i rapporti con il Regno Unito. Il nome di Lister torna anche in un’altra faccenda di questi giorni: un leak sull’acquisto del Newcastle United da parte di un fondo saudita. Il principe Mohammed bin Salman aveva chiesto l’intervento del governo inglese  per “correggere” la decisione “sbagliata” della Premier League di non permettere l’acquisto del Newcastle United da parte dei sauditi. Johnson disse che avrebbe messo Lister sulla questione: per ora l’acquisto è materia discussa in tribunale.  



Questa indiscrezione non è l’unica che sta facendo chiacchierare il Regno Unito: l’altra è quella (con screenshot di chat su Whatsapp di gruppi privati) della conversazione di Johnson con l’imprenditore James Dyson. Sir Dyson, che ha spostato il quartier generale della sua azienda a Singapore durante il negoziato della Brexit (ed era a favore della Brexit), chiedeva al governo di poter continuare a produrre e vendere respiratori senza dover sottostare ai nuovi regimi fiscali introdotti da quando il Regno Unito è uscito dall’Unione europea. Lo scambio risale all’anno scorso, quando la pandemia aveva reso necessari come mai prima i respiratori. Johnson risponde che tutto sarà sistemato, “abbiamo bisogno di te”,  poi Sir Dyson dice che ha bisogno di una lettera scritta di garanzia e Johnson gli dice che l’avrà ma di fidarsi della sua parola e del suo potere. Dopo la pubblicazione del leak, è stata aperta un’inchiesta per capire se Dyson ha beneficiato di un trattamento privilegiato.


Venerdì Times, Sun e Telegraph, giornali conservatori, hanno citato fonti di Downing Street che dicevano: dietro a queste indiscrezioni fastidiose c’è Dominic Cummings, architetto della Brexit e della vittoria elettorale di Johnson nel 2019 cacciato lo scorso anno nel giro di poche ore perché, s’è detto, si era spezzato il rapporto di fiducia con il premier. La vendetta di Cummings, insomma.

 

L’interessato venerdì ha detto la sua: ho dei messaggi tra Johnson e Dyson sul mio telefono, ma non sono quelli pubblicati, potete controllare. Non sono stato cacciato, Johnson sapeva che me ne sarei andato,  gliel’avevo detto mesi prima. “E’ triste, scrive Cummings”, vedere il premier e il suo entourage finire così sotto gli standard di competenza e integrità che questo paese merita”. Come spesso è accaduto Cummings indica il punto dove guardare: l’utilizzo del potere e della leadership da parte di Johnson, che è quello che abbiamo visto in atto in questi giorni tra indiscrezioni e Superlega. La vendetta, se c’è, è il populista in chief che dice al premier: tu pensi al potere, non al popolo, scambi per picco di popolarità quel che è crollo di integrità.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi