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Cremlino invasivo

Daniele Ranieri

La Russia ammassa soldati e carri  al confine con l’Ucraina. A Putin questa tensione piace

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Da tre giorni video inequivocabili che appaiono sui social media mostrano che la Russia accumula forze e mezzi militari in quantità enorme vicino al confine con l’Ucraina. Carri armati, blindati per il trasporto truppe, lanciarazzi, pezzi di artiglieria e carri getta-ponte (servono a scavalcare fiumi e grandi fossati) e almeno quattromila soldati sono arrivati nella Crimea occupata e in due regioni vicine alla linea dei combattimenti tra separatisti filorussi e l’esercito ucraino. Il timore è che questo movimento  sia il preludio di un’operazione di guerra da parte della Russia dentro l’Ucraina. Il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitri Peskov, dice  di non preoccuparsi: “La Russia muove le sue forze sul suo territorio come le pare e non è una minaccia per nessuno”, ma non è convincente. Due giorni prima dell’inizio delle operazioni militari russe in Siria nel 2015 Peskov aveva escluso l’inizio di operazioni militari russe in Siria. 

Ecco alcune possibili spiegazioni. E’ uno spostamento  che serviva soltanto a fare paura durante i negoziati per il prolungamento della missione Osce – la Organization for Security and Co-operation in Europe che monitora la situazione. In tal caso la sua utilità è finita perché la missione scadeva il primo aprile e dopo uno stallo tormentato è stata rinnovata per un anno nelle ultime ore della sera di mercoledì 31 marzo. 


 Oppure, spiegazione alternativa: è la risposta per l’aumento modesto di truppe ucraine nelle regione del Donbass e di Lugansk avvenuto all’inizio di marzo, che a sua volta era la risposta al crescente numero di violazioni del cessate il fuoco da parte dei filorussi in quell’area e delle violazioni degli accordi da parte dei russi. A febbraio l’Osce ha denunciato la presenza di un sofisticato veicolo-radar di terra russo in territorio ucraino ed è soltanto l’ultimo avvistamento di mezzi russi molto avanzati che secondo gli accordi di pace del 2015 non dovrebbero essere lì. Oppure ancora, ed è la spiegazione più temuta ma anche la meno probabile, è l’inizio del big bang, l’invasione russa dentro l’Ucraina per collegare le regioni in mano ai separatisti con la Crimea annessa nel 2014. E’ una possibilità di cui si parla da anni con apprensione perché farebbe cadere la finzione di una guerra a bassa intensità fra governo centrale dell’Ucraina e i “separatisti” e sarebbe il primo atto di una guerra aperta fra Russia e Ucraina – ma di fatto la Russia, grazie a manovre precedenti, avrebbe già sul posto le forze che gli servirebbero per cominciare. Non sarebbe un’operazione morbida come l’annessione del 2014. Il comando Nato in Europa ha alzato l’allerta specifica su questa crisi al massimo livello possibile. Un drone Global Hawk (un drone molto grande e avanzato) americano partito da Sigonella è andato a seguire la situazione in volo sopra la costa della Crimea. Il Cremlino ha dichiarato che prenderà “misure” se truppe occidentali saranno mandate in Ucraina. 

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Queste sono soltanto ipotesi e non possono spiegare il comportamento del Grande decisore che siede al Cremlino, dal quale dipende tutto. E’ Putin a gestire l’aumento della tensione all’esterno del paese secondo ragionamenti politici che non hanno a che fare con quello che succede sul terreno. Una fase di scontro con l’Ucraina potrebbe alzare il livello di patriottismo russo e compatterebbe il paese, che non è più così solido come era una volta sotto i piedi del suo presidente. 

 

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