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Riguardo a Sputnik

David Carretta

L'Ema avvia la revisione continua del vaccino russo, una procedura che tornerà utile quando il produttore Gamaleya farà domanda. Ma la Russia non ha le capacità per rifornire l’Europa, quello che vuole è farsi finanziare dall’Ue gli impianti di produzione

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L’Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha annunciato di aver avviato la revisione continua del vaccino Sputnik V, che potrebbe servire ad accelerare l’approvazione una volta che il produttore russo Gamaleya farà domanda. Ma l’Unione europea non ha intenzione di aggiungere Sputnik V ai sei vaccini per i quali si è assicurata accordi di acquisto anticipato. Dentro il comitato direttivo dell’Ue, dove siedono tutti gli stati membri, “non c’è alcuna discussione in corso per includere Sputnik V nel portafoglio”, ha detto un portavoce della Commissione: “Non c’è nessuna discussione in corso con il produttore dello Sputnik”.

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L’Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha annunciato di aver avviato la revisione continua del vaccino Sputnik V, che potrebbe servire ad accelerare l’approvazione una volta che il produttore russo Gamaleya farà domanda. Ma l’Unione europea non ha intenzione di aggiungere Sputnik V ai sei vaccini per i quali si è assicurata accordi di acquisto anticipato. Dentro il comitato direttivo dell’Ue, dove siedono tutti gli stati membri, “non c’è alcuna discussione in corso per includere Sputnik V nel portafoglio”, ha detto un portavoce della Commissione: “Non c’è nessuna discussione in corso con il produttore dello Sputnik”.

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In effetti il vaccino russo – contrariamente a Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca, Johnson&Johnson, CureVac e Sanofi, ma anche Novavax e Valvena con cui l’Ue sta negoziando i contratti – non rispetta tutti i criteri fissati nella strategia dell’Ue, come avere impianti produttivi in Europa. In caso di autorizzazione dell’Ema, i singoli stati membri potranno acquistare e somministrare autonomamente Sputnik V, senza dover ricorrere alla procedura di emergenza nazionale come fatto da Ungheria e Slovacchia. Ma ne vale la pena? Prima ancora che geopolitico, il problema di Sputnik V è di produzione: la Russia non ha le capacità per fornire centinaia di milioni di dosi. Le attuali forniture sono con il contagocce: l’Ungheria ha ricevuto 146 mila dosi (altre 280 mila sarebbero in arrivo) e la Slovacchia 200 mila. Kirill Dmitriev, direttore del Rdif (il fondo sovrano russo incaricato di commercializzare il vaccino), ha dichiarato che potrebbe consegnare 50 milioni di dosi all’Europa, ma “a partire dal mese giugno”. Cioè quando l’Ue sarà inondata di vaccini già acquistati dalle altre società farmaceutiche.

 

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Il commissario Thierry Breton, che ha preso in mano la task force dell’Ue per la produzione dei vaccini, ritiene che servirebbero due anni a Sputnik per sviluppare una capacità produttiva significativa in Europa. Complicazione ulteriore, che vale anche per la produzione di Sputnik V su licenza: la prima e la seconda dose “richiedono due linee produttive diverse, cioè due capacità produttive da creare da zero invece di una”, spiega al Foglio una fonte dell’Ue. In realtà, quello che vuole la Russia è farsi finanziare dall’Ue gli impianti di produzione, probabilmente per esportare in paesi extra europei dato che da giugno l’Europa non dovrebbe più avere bisogno di dosi aggiuntive. Vladimir Putin lo aveva chiesto alla cancelliera tedesca, Angela Merkel, in una conversazione telefonica il 5 gennaio: una discussione sulle “opportunità di cooperazione nella produzione congiunta di vaccini”, secondo il resoconto del Cremlino.

 

Con le poche capacità produttive che ha a disposizione, Sputnik V è comunque uno straordinario strumento di propaganda e influenza per il Cremlino. La Russia ha alimentato la leggenda del rifiuto dell’Ema di autorizzare il vaccino, diffondendo l’immagine di un’email inviata da Sputnik V a un organismo sbagliato. Le 7.500 dosi consegnate a San Marino hanno avuto una copertura mediatica in Italia più positiva e rilevante dei 4.500.000 di Pfizer-BioNTech che finora sono arrivate nel nostro paese. La decisione di Ungheria e Slovacchia di rifornirsi di Sputnik V dà l’impressione di un’Europa spaccata e in difficoltà, incapace di approvvigionarsi da sola. Sputnik V alimenta anche i conflitti interni agli stati membri. In Slovacchia il primo ministro, Igor Matovic, ha tenuto segreto l’accordo con Sputnik per un milione di dosi fino alla prima consegna lunedì e ora rischia una crisi di governo: due dei quattro partiti della sua coalizione sono contrari senza l’approvazione dell'Ema e per ragioni geopolitiche. In Repubblica ceca il presidente filorusso, Milos Zeman, ha annunciato che Putin gli aveva promesso il vaccino, mentre il premier atlantista, Andrej Babis, dopo aver rifiutato Sputnik V, ha lasciato l’ultima parola al ministero della Sanità, che non vuole concedere l’autorizzazione di emergenza. Risultato: Praga viene erroneamente annoverata tra i clienti di Sputnik V, anche se nessun ordine è stato inviato a Mosca.

 

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