PUBBLICITÁ

Patria y vida, un manifesto contro il regime di Cuba

Maurizio Stefanini

Le origine della canzone, il testo, la rabbia del governo e quello che non torna del modello sanitario cubano raccontato da chi "lo vive da dentro". Intervista al rapper El Funky

PUBBLICITÁ

“Il mio nome d’arte è El Funky, il mio nome vero è Eliécer Márquez, ho 38 anni, e con 15 anni di carriera artistica sono uno dei rapper più antichi che ci sono Cuba. Adesso sono uno degli artisti autori della canzone e video che è andata di traverso al regime”. Così si presenta al Foglio uno degli interpreti di “Patria y vida”: titolo che rovescia alla radice il “Patria o muerte" del regime. E il testo, se possibile, è ancora più duro. “E’ finita, tu cinque nove, io doppio due/ 60 anni bloccati a domino/ Siamo artisti, siamo sensibilità/ La storia vera, non quella mal raccontata/ Siamo la dignità di un popolo intero calpestata/ Con pistole puntate e parole che non valgono niente/ Non più bugie, il mio popolo chiede libertà, niente più dottrine/ Non gridiamo più Patria e Morte ma Patria e Vita/ E abbiamo iniziato a costruire quello che sognavamo, quello che hanno distrutto con le loro mani/ Che smetta di scorrere sangue, per il fatto di pensarla diversamente/ Chi vi ha detto che Cuba è vostra, se Cuba è di tutta la mia gente”

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


“Il mio nome d’arte è El Funky, il mio nome vero è Eliécer Márquez, ho 38 anni, e con 15 anni di carriera artistica sono uno dei rapper più antichi che ci sono Cuba. Adesso sono uno degli artisti autori della canzone e video che è andata di traverso al regime”. Così si presenta al Foglio uno degli interpreti di “Patria y vida”: titolo che rovescia alla radice il “Patria o muerte" del regime. E il testo, se possibile, è ancora più duro. “E’ finita, tu cinque nove, io doppio due/ 60 anni bloccati a domino/ Siamo artisti, siamo sensibilità/ La storia vera, non quella mal raccontata/ Siamo la dignità di un popolo intero calpestata/ Con pistole puntate e parole che non valgono niente/ Non più bugie, il mio popolo chiede libertà, niente più dottrine/ Non gridiamo più Patria e Morte ma Patria e Vita/ E abbiamo iniziato a costruire quello che sognavamo, quello che hanno distrutto con le loro mani/ Che smetta di scorrere sangue, per il fatto di pensarla diversamente/ Chi vi ha detto che Cuba è vostra, se Cuba è di tutta la mia gente”

PUBBLICITÁ

 

 

PUBBLICITÁ

“Sono nato all’Avana vecchia”, ci racconta El Funky.  Il suo spagnolo ne ha certi tipici modismi, che echeggiano addirittura il linguaggio biblico. “Così è fratello”, “in verità ti dico, fratello”, “benedizioni fratello”. “Supercomprometido con la música”. Di professione, ci spiega, sarebbe falegname. “Falegname diplomato. Ho lavorato con lo stato, ma adesso per il fatto che faccio musica sovversiva non mi fanno lavorare più e ho un milione di altri problemi con il governo. Qui non esiste libertà di espressione, non puoi parlare della realtà senza essere censurato”. “Non sono mai stato condannato ma sono stato varie volte arrestato, e mi hanno inflitto multe e sanzioni”. El Funky ci confessa che “sopravvivere facendo solo il rapper a Cuba non è facile. Ci sono pochi followers, e gli eventi di hip hop e rap sono molto censurati. Però si può lavorare via Internet, ed è grazie a Internet che oggi siamo conosciuti in tutto il mondo”.    

 

Infatti su YouTube “Patria y vida” è già arrivata a oltre 2,6 milioni di visualizzazioni. E grazie a Internet si sono potuti mettere assieme in cinque. Tre che stavano fuori da Cuba: quei Gente de Zona che l’anno scorso furono anche a Sanremo e Descemer Bueno. Due dentro: Maykel Osorbo e appunto El Funky.

 

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

“Noi siamo tra gli artisti più contestatari che ci sono ora nell’isola”, ci racconta. “L’idea prima è stata di Yotuel. Loro stavano cercando di dare una svolta alla loro carriera artistica, facendo un tipo di cose che non avevano mai fatto prima. Hanno pensato a noi e ci hanno proposto una canzone sulla libertà di Cuba”. Sono venuti a Cuba? “No, ci hanno contattato per telefono, per il tramite di un amico. Abbiamo iniziato a condividere le idee, ci hanno mandato la musica, e abbiano iniziato a scrivere su quello che volevamo. Ognuno ha fatto una parte”.  E il video? “Quella è stata la cosa più difficile. La musica la abbiamo fatta in studio e l'abbiamo poi mandata per posta elettronica, ma per le immagini bisognava trovare una casa dove appoggiarsi, luci, telecamere. E di nascosto. Ma ci siamo riusciti”.

E il governo si è inferocito. È scesa in campo la tv di stato, si è infuriato il giornale di regime Granma, addirittura il presidente Miguel Díaz-Canel ha dedicato un tweet alla difesa dello slogan “Patria o morte” …  “Il tema ha toccato i cuori, capisci? Era stato fatto con il cuore ed ha toccato il cuore di ogni cubano in qualsiasi parte del mondo. Tutti ci si sono identificati. Perché ciò di cui tutti abbiamo bisogno non è di morte, ma di vita. E di speranza. E di libertà”. 

PUBBLICITÁ

Questo video è venuto nel momento in cui il governo ha annunciato alcune importanti riforme. Nel frattempo, però, sono venute anche nuove repressioni. “Ero tra gli artisti che hanno partecipato alla   manifestazione di fonte al Ministero della Cultura. Eravamo andati a chiedere la liberazione di vari artisti che detenuti, e quando abbiamo cercato di stabilire un dialogo ci hanno attaccato. Si vedono le immagini del viceministro della Cultura che fa violenza ai giornalisti”. “Con le riforme per gli artisti indipendenti va di male in peggio, perché per avere uno studio e per filmare in strada ci vorranno licenze e permessi che prima non c’erano, Per questo la canzone è venuta al momento giusto”.

 

 

Il regime insiste che Cuba sta per dare al mondo un vaccino che aiuterà molto contro il Covid. E qualcuno aggiunge che il governo cubano è riuscito a mantenere i contagi di Covid a livelli bassi. “Danno cifre false. La verità è che a Cuba la situazione e grave, perché manca il cibo. La gente deve uscire in strada o andare al negozio per cercarlo, i punti di vendita sono pochi, la gente si ammassa là, e si contagia. All’Avana vecchia molti luoghi sono stati chiusi e i casi che c’erano sono stati nascosti”.  E la sanità modello cubana? “È quanto vogliono far credere, ma non è vero. Chi conosce Cuba da dentro sa che non è così. I turisti sono curati negli ospedali che il governo vuole esibire, ma se vai in un ospedale normale non c’è niente. Ed è tutto in cattivo stato”. 

Sessanta anni, ricorda la canzone, quanto durerà ancora. “Fratello, io vorrei che terminasse domani. Ma questa non è una cosa su cui possa dare io una risposta”. E a questo punto El Funky parla come il Pasquino di “Nell’anno del Signore” di Luigi Magni. “Durerà fino a quando il popolo deciderà. È il popolo che decide, la soluzione è in mano al popolo”. 

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ