PUBBLICITÁ

Eliseo 2022

La vittoria per Macron è in fondo a destra

La leader del Rassemblement national ed Éric Zemmour, l'outsider dell'ultradestra, preoccupano il capo dell'Eliseo più delle possibili candidature di Anne Hidalgo a sinistra e di Michel Barnier a destra

Mauro Zanon

La campagna elettorale del presidente è ufficialmente iniziata e punta a contenere soprattutto Marine Le Pen togliendole il monopolio di temi come immigrazione e islam. Questa strategia ha anche un volto: Gérald Darmanin, il ministro dell'Interno cha fa storcere il naso all'ala sinistra di En Marche

PUBBLICITÁ

Alcuni la chiamano “destrizzazione”, altri “virata securitaria”, di certo la nuova strategia del presidente francese Emmanuel Macron ha un obiettivo ben preciso: sedurre la destra delusa dal gollismo post sarkozysta e le classi popolari allergiche all’estremismo lepenista, per compensare la fuga dell’elettorato macronista di sinistra verso altre formazioni, a partire da Europe Ecologie Les Verts, vincitori delle ultime elezioni amministrative. La campagna di Macron per elezioni presidenziali del 2022 è ufficialmente iniziata, l’inquilino dell’Eliseo non ne parla, ma ci pensa tutti i giorni, nonostante la crisi sanitaria. E sembra avere le idee chiare, tanto da aver già dato compiti ben precisi al suo entourage.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Alcuni la chiamano “destrizzazione”, altri “virata securitaria”, di certo la nuova strategia del presidente francese Emmanuel Macron ha un obiettivo ben preciso: sedurre la destra delusa dal gollismo post sarkozysta e le classi popolari allergiche all’estremismo lepenista, per compensare la fuga dell’elettorato macronista di sinistra verso altre formazioni, a partire da Europe Ecologie Les Verts, vincitori delle ultime elezioni amministrative. La campagna di Macron per elezioni presidenziali del 2022 è ufficialmente iniziata, l’inquilino dell’Eliseo non ne parla, ma ci pensa tutti i giorni, nonostante la crisi sanitaria. E sembra avere le idee chiare, tanto da aver già dato compiti ben precisi al suo entourage.

PUBBLICITÁ

  

La prossima campagna non assomiglierà a nessun’altra”, assicura Stéphane Séjourné, eurodeputato di En Marche e consigliere politico del presidente francese. Secondo quanto riportato dall’Obs, Macron è deciso a dare una forte sterzata a destra, annunciando entro la fine dell’anno alcune misure muscolari in materia di sicurezza e immigrazione. Ma queste misure, scrive il settimanale parigino, non sarebbero di ordine legislativo, perché comporterebbero “tempi troppi lunghi per essere attuate”. “Si possono fare molte cose al di fuori dell’ambito legislativo, pubblicando decreti e circolari”, ha spiegato un consigliere del presidente all’Obs. I numeri di Marine Le Pen nei sondaggi di popolarità, e la sua strategia di “normalizzazione”, preoccupano molto l’Eliseo, più delle possibili candidature di Anne Hidalgo a sinistra e di Michel Barnier a destra. Per questo, nelle ultime settimane, Macron ha mandato il suo ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, a guidare la controffensiva televisiva dinanzi a Marine Le Pen (su France 2) e all’altro possibile candidato di ultradestra, il giornalista del Figaro Éric Zemmour (su Paris Première). La volontà del presidente è quella di “neutralizzare” il più possibile la sua principale rivale e l’outsider che non ti aspetti, togliendo loro il monopolio di temi come immigrazione e islam, e denunciando le stesse derive, ma con un linguaggio più educato, discreto, repubblicano.

   

PUBBLICITÁ

All’indomani del dibattito tra Darmanin e la leader del Rassemblement national, tenutosi due settimane fa, si è parlato più di un “duo” che di un “duello” andato in scena nella prima rete pubblica nazionale, tanto erano vicine certe posizioni sui migranti e sul separatismo islamico (ad un certo momento, Darmanin, ha persino detto alla Le Pen che era “molle”. “Gérald Darmanin, fa incontestabilmente una scommessa indirizzandosi agli elettori di Marine Le Pen. Spera di attrarne una parte, come aveva fatto Nicolas Sarkozy nel 2007, e per questo non esita a convalidare la tesi secondo cui la sicurezza, l’immigrazione e l’islamismo siano temi importanti che bisogna affrontare”, ha spiegato sul Monde l’editorialista politica Françoise Fressoz. La legge contro il separatismo islamico, promossa da Darmanin col pieno appoggio di Macron, rientra nell’operazione-seduzione di quella Francia dall’ “identità infelice” (Alain Finkielkraut) che teme di perdere il suo capitale di autoctonia (Christophe Guilluy) a causa dell’avanzata dell’islam politico e dell’immigrazione scriteriata. E fa parte dell’operazione, secondo la maggior parte degli osservatori, anche l’ultima presa di posizione della ministra dell’Università, Frédérique Vidal, che ha commissionato un’inchiesta sull’islamogoscismo nelle facoltà francesi, dopo che il suo collega all’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, aveva già evocato il problema lo scorso autunno. Andare a caccia di elettori nelle terre del Rassemblement national non è più un tabù, insomma, e Darmanin, il ministro figlio del sarkozysmo che fa venire l’orticaria all’ala sinistra di En Marche, è il volto di questa destrizzazione. “Vuole essere, al governo, colui che parla senza complessi agli elettori del Rassemblement national. Emmanuel Macron lo lascia fare per non concedere campo libero a Marine Le Pen”, osserva Françoise Fressoz. Per Macron, nel 2022, la vittoria è in fondo a destra. 

PUBBLICITÁ