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Il primo bombardamento di Biden è routine contro le milizie in Siria

Daniele Ranieri

Dopo i recenti attacchi alle basi militari americane, stanotte aerei statunitensi hanno lanciato sette bombe da 230 kg al confine con l'Iraq

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Questa notte aerei americani hanno lanciato sette bombe da 230 kg contro alcune case nella parte orientale della Siria, in un posto quasi disabitato vicino al confine con l’Iraq. Il bersaglio dei bombardamenti erano due milizie che operano in Iraq, Kataib Hezbollah e Kataib Sayyid al Shuhada, che gli americani ritengono responsabili di attacchi recenti alle basi americane in Iraq. 

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Questa notte aerei americani hanno lanciato sette bombe da 230 kg contro alcune case nella parte orientale della Siria, in un posto quasi disabitato vicino al confine con l’Iraq. Il bersaglio dei bombardamenti erano due milizie che operano in Iraq, Kataib Hezbollah e Kataib Sayyid al Shuhada, che gli americani ritengono responsabili di attacchi recenti alle basi americane in Iraq. 

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Le milizie hanno sparato 25 razzi contro l’aeroporto internazionale di Erbil, nel nord dell’Iraq, lunedì 15 febbraio. La zona contiene anche una base americana, ma undici razzi sono finiti nelle strade della città e hanno ucciso un civile. Sabato 20 febbraio quattro razzi hanno colpito la base di Balad, poco a nord della capitale Baghdad, che ospita contractor americani – si occupano della manutenzione di aerei. E lunedì 22 febbraio due razzi sono caduti nella Zona verde della capitale, che ospita anche l’ambasciata americana. E’ un escalation per mettere alla prova l’Amministrazione Biden, che vorrebbe riaprire i negoziati con l’Iran ma non si può permettere che le basi americane facciano da bersaglio agli attacchi con razzi da parte delle milizie senza fare deterrenza. 

 

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Poco più di un anno fa c’era stata un escalation simile. Il botta e risposta tra milizie e americani però aveva accelerato bruscamente. Dopo un bombardamento simile a quello della notte scorsa le milizie avevano assediato l’ambasciata americana a Baghdad e pochi giorni dopo l’allora presidente Donald Trump aveva ordinato di uccidere con un drone il generale iraniano Qassem Suleimani a Baghdad. Soleimani era l’architetto di questa strategia delle milizie, che sono gruppi irregolari finanziati e armati dall’Iran in altri paesi – come Libano, Siria, Yemen e Iraq – e permettono di colpire gli americani senza però cominciare una guerra convenzionale.

 

 

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