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il 70 per cento

Le nuove dosi e date dell’Ue sulle consegne dei vaccini

David Carretta

Il collo di bottiglia non saranno più le dosi ma le somministrazioni. Le proiezioni di von der Leyen al vertice europeo

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L’Ue dovrebbe avere sufficienti dosi per vaccinare il 70 per cento della popolazione adulta entro fine giugno, e non entro la fine dell’estate che è l’obiettivo fissato dalla Commissione. Durante il vertice con i capi di stato e di governo di ieri, Ursula von der Leyen ha mostrato una slide con le proiezioni fino a fine settembre. Nel secondo semestre, salvo  altri problemi con AstraZeneca, arriveranno 590 milioni di dosi, sufficienti a vaccinare 256 milioni di cittadini. I dati sulle campagne nazionali mostrano che il momento in cui il collo di bottiglia sono le somministrazioni e, non più le dosi, è sempre più vicino.

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L’Ue dovrebbe avere sufficienti dosi per vaccinare il 70 per cento della popolazione adulta entro fine giugno, e non entro la fine dell’estate che è l’obiettivo fissato dalla Commissione. Durante il vertice con i capi di stato e di governo di ieri, Ursula von der Leyen ha mostrato una slide con le proiezioni fino a fine settembre. Nel secondo semestre, salvo  altri problemi con AstraZeneca, arriveranno 590 milioni di dosi, sufficienti a vaccinare 256 milioni di cittadini. I dati sulle campagne nazionali mostrano che il momento in cui il collo di bottiglia sono le somministrazioni e, non più le dosi, è sempre più vicino.

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Le proiezioni presentate da von der Leyen si basano sui contratti firmati dalla Commissione. Entro marzo saranno state consegnate 55 milioni di dosi di Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca. Altre 300 milioni arriveranno entro giugno. A metà del prossimo mese, dopo l’autorizzazione dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema), dovrebbe entrare in campo anche Johnson & Johnson, che è a dose unica e potrebbe garantire la copertura di 80 milioni di europei nel secondo semestre. L’amministratore delegato di CureVac, Franz-Werner Haas, ieri ha detto di aspettarsi l’autorizzazione dell’Ema “a fine maggio, inizio di giugno”.

 

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L’incognita maggiore è AstraZeneca. In un’audizione davanti al Parlamento europeo, il suo amministratore delegato, Pascal Soriot, ha detto che sta “guardando ad altri siti del network globale che ci aiutino a produrre vaccini e rifornire l’Ue in modo che entro il secondo trimestre arriveremo al volume che avevamo originariamente previsto di produrre, compresi siti negli Usa e altri”. Ma Soriot, giustificandosi con i problemi di rendimento degli impianti, non ha garantito che verranno fornite 180 milioni di dosi. Nel corso del terzo trimestre, poi, le dosi complessive per l’Ue dovrebbero salire a oltre un miliardo, grazie al secondo contratto che la Commissione ha concluso con Pfizer-BioNTech e Moderna.

  

Le stime sui prossimi mesi hanno spinto alcuni paesi all’ottimismo. Danimarca e Svezia hanno già annunciato che intendono vaccinare tutta la popolazione adulta entro fine giugno. “Da aprile il problema saranno le somministrazioni nei singoli paesi”, dice al Foglio una fonte dell’Ue. Già oggi nei frigoriferi degli stati membri ci sono milioni di dosi in stand by. Secondo i dati trasmessi dai governi al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), al 21 febbraio gli stati membri avevano ricevuto 35 milioni di dosi. Ma solo Danimarca, Lituania, Estonia, Cipro, Polonia, Portogallo, Spagna e Slovacchia ne avevano utilizzate più dell’80 per cento. Gli altri – compresi i grandi Germania, Francia e Italia –  erano attorno al 70 per cento.

 

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Le ragioni sono diverse: difficoltà nella vaccinazione di alcuni gruppi prioritari; pianificazione delle scorte per garantire la seconda dose in caso di problemi di approvvigionamento; scetticismo di una parte della popolazione nei confronti del vaccino AstraZeneca perché meno efficace degli altri. Le cifre cambiano quotidianamente e quelle dell’Ecdc dipendono dai tempi di trasmissione dei dati dai governi. Ma il trend sembra indicare che nei prossimi mesi il collo di bottiglia non sarà più la disponibilità delle dosi, ma la capacità di ogni singolo paese di procedere rapidamente alla somministrazione. L’Ue nel frattempo vuole anticipare un’altra sfida: come adattare i vaccini alle varianti e aumentare la produzione se il Covid-19 diventerà endemico.
  

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