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Editoriali

Un buffetto alla Russia

L’Ue prepara sanzioni ma saranno deboli. Il freno tedesco è controproducente

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I ministri degli Esteri dell’Unione europea lunedì incaricheranno l’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, per preparare una nuova serie di sanzioni contro la Russia. L’umiliazione della visita a Mosca del 5 febbraio, quando il russo Sergei Lavrov ha accusato l’Ue di violazione dei princìpi democratici e dei diritti umani senza alcuna reazione da parte di Borrell e mentre Alexei Navalny è in carcere, non può essere lasciata senza risposta. Ma le sanzioni che l’Ue dovrebbe adottare – con ogni probabilità a marzo – ancora una volta saranno solo simboliche.

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I ministri degli Esteri dell’Unione europea lunedì incaricheranno l’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, per preparare una nuova serie di sanzioni contro la Russia. L’umiliazione della visita a Mosca del 5 febbraio, quando il russo Sergei Lavrov ha accusato l’Ue di violazione dei princìpi democratici e dei diritti umani senza alcuna reazione da parte di Borrell e mentre Alexei Navalny è in carcere, non può essere lasciata senza risposta. Ma le sanzioni che l’Ue dovrebbe adottare – con ogni probabilità a marzo – ancora una volta saranno solo simboliche.

 

La cancelliera tedesca, Angela Merkel, non ha cambiato posizione sul gasdotto Nord Stream 2, che continua a essere sostenuto da buona parte della sua Cdu e da tutta l’Spd. La Germania sta tirando il freno a mano anche sull’ipotesi di inserire nella lista nera dell’Ue gli oligarchi vicini al Cremlino, come hanno chiesto lo stesso Navalny, i paesi Baltici e la Polonia. La ragione ufficiale di Berlino è formale: se si userà il nuovo Magnistky Act europeo – il nuovo regime di misure restrittive per le violazioni dei diritti umani – ci deve essere uno stretto legame tra le personalità sanzionate e il caso Navalny. In questo modo finirebbero nella lista nera qualche giudice e funzionario di polizia, oltre ai membri del commando del Kgb che hanno cercato di avvelenare l’oppositore. Niente che preoccupi Vladimir Putin. Ma la Germania frena anche per ragioni strategiche: è convinta che la Russia abbia interesse a dialogare con l’Ue, perché altrimenti sarebbe costretta ad aumentare la sua dipendenza dalla Cina e a diventare un partner junior di Pechino. La scommessa tedesca non è solo rischiosa. Come ha dimostrato il fiasco di Borrell a Mosca, è controproducente per l’Ue.

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