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I guai di Ursula sui vaccini

David Carretta

Tutti i passi falsi della presidente della Commissione troppo compiacente con Berlino

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Ursula von der Leyen sta riuscendo a trasformare la strategia dell’Unione europea sui vaccini in un disastro politico che rischia di compromettere la credibilità della sua Commissione. L’esecutivo comunitario è stato travolto dalle critiche dopo l’adozione, venerdì, di un meccanismo che permette di vietare l’esportazione di vaccini prodotti nell’Ue. Doveva essere la risposta ad AstraZeneca e la dimostrazione che l’Ue è pronta a fare come Stati Uniti e Regno Unito. Invece ha provocato un incidente diplomatico con Irlanda e Regno Unito e richiami da Canada, Giappone e Corea del sud. Soprattutto, l’episodio ha rivelato la tendenza di von der Leyen di farsi dettare le priorità dalla Germania.

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Ursula von der Leyen sta riuscendo a trasformare la strategia dell’Unione europea sui vaccini in un disastro politico che rischia di compromettere la credibilità della sua Commissione. L’esecutivo comunitario è stato travolto dalle critiche dopo l’adozione, venerdì, di un meccanismo che permette di vietare l’esportazione di vaccini prodotti nell’Ue. Doveva essere la risposta ad AstraZeneca e la dimostrazione che l’Ue è pronta a fare come Stati Uniti e Regno Unito. Invece ha provocato un incidente diplomatico con Irlanda e Regno Unito e richiami da Canada, Giappone e Corea del sud. Soprattutto, l’episodio ha rivelato la tendenza di von der Leyen di farsi dettare le priorità dalla Germania.

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La Commissione ieri ha difeso il successo della sua strategia sui vaccini. Sandra Gallina, la funzionaria che ha negoziato i contratti con le società farmaceutiche, ha detto che l’Ue non ha “nulla da invidiare” rispetto a Stati Uniti, Regno Unito o Israele: a febbraio arriveranno 33 milioni di dosi, a marzo 55 milioni, a giugno saranno 400 milioni. “Il problema non sarà avere i vaccini, ma la vaccinazione”, ha detto Gallina. Il meccanismo per vietare le esportazioni è stato approvato in tutta fretta venerdì in risposta all’annuncio di AstraZeneca di un taglio delle forniture del 60 per cento nel primo trimestre. A spingere per il nazionalismo sui vaccini è stata soprattutto la Germania, dove il governo di Angela Merkel fatica a rispondere alle critiche che vengono dai media sui ritardi nella vaccinazione, quando una società farmaceutica tedesca (BioNTech) è all’origine del primo e più efficace vaccino contro il Covid-19.

 

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Una settimana fa il ministro tedesco della Sanità, Jens Spahn, era stato il primo a chiedere restrizioni alle esportazioni. Von der Leyen e i consiglieri più vicini hanno eseguito le direttive di Berlino. Il meccanismo di trasparenza e autorizzazione per le esportazioni dei vaccini è stato profondamente modificato dal gabinetto di von der Leyen rispetto alla bozza iniziale elaborata dai servizi della Commissione. I consiglieri della presidente hanno usato la mano pesante contro il Regno Unito, inserendo una clausola dell’accordo Brexit per imporre controlli alla frontiera tra Irlanda e Irlanda del nord. La proposta è arrivata nelle caselle email dei commissari appena mezz’ora prima della sua adozione. Né Michel Barnier, che ha negoziato la Brexit, né la commissaria irlandese, Mairead McGuinness, sono stati consultati. Di fronte alle proteste di Dublino e Berlino, la Commissione è stata costretta a una marcia indietro. “Solo il papa è infallibile. L’importante è riconoscere gli errori e correggerli”, ha minimizzato il portavoce della Commissione. Ma l'effetto boomerang del nazionalismo sui vaccini va ben oltre i confini post Brexit.

 

Altre capitali dell’Ue hanno espresso dubbi sulla strada scelta da von der Leyen. Corea del sud e Giappone hanno chiesto chiarimenti. Il ministro del Commercio canadese, Mary Ng, ha chiamato il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, per ricordare l’importanza di avere catene di approvvigionamento “aperte e resilienti”. L’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, ha avvertito che il protezionismo potrebbe rivelarsi “‘lose-lose’ invece che una vittoria per l’Europa”. Il gruppo liberale Renew al Parlamento europeo ha chiesto di convocare von der Leyen per chiarimenti. La presidente della Commissione aveva già cercato di togliere il governo tedesco dall’imbarazzo a inizio gennaio, annunciando un secondo accordo con Pfizer-BioNTech per 300 milioni di dosi mentre altre capitali accusavano la Germania di condurre negoziati paralleli. Una parte del Parlamento è sul piede di guerra su un altro dossier su cui von der Leyen ha seguito di fretta le direttive di Berlino. L’accordo sugli investimenti con la Cina, prioritario per la presidenza tedesca dell’Ue, è stato concluso il 30 dicembre, nonostante i dubbi di alcuni stati membri per la repressione contro gli uiguri e Hong Kong e la richiesta dell’Amministrazione Biden di aspettare.

 

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