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Mort e resort a Palm Beach

Michele Masneri

Il pensionato-in-chief Trump si ritira in Florida, nel posto dove i vecchi ricchi si divertono a bullizzare i vecchi

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Già questo nome, Mar-a-Lago, che vorrebbe mischiare tutto, i mari e i laghi ma ricorda invece suffissi brianzoli (una Imbersago vista mare?). Un  paradiso infatti ibrido di Florida, misto appunto di Brianza e Caraibi, è il luogo che Trump ha scelto per svernare e tramare all’ombra del palmizio.

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Già questo nome, Mar-a-Lago, che vorrebbe mischiare tutto, i mari e i laghi ma ricorda invece suffissi brianzoli (una Imbersago vista mare?). Un  paradiso infatti ibrido di Florida, misto appunto di Brianza e Caraibi, è il luogo che Trump ha scelto per svernare e tramare all’ombra del palmizio.

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Si andò, sulle tracce di Trump, quattro anni fa, vigilia del primo e unico mandato dell’adesso pensionato-in-chief, e ci si stupì di quello strano posto: un corso principale che si chiama “Worth Avenue”, tipo “io valgo”, ma che prende il nome da un generale americano Worth ottocentesco: tutti i negozi con un italian sounding: Loro Piana, ristorante Renato (tartufi), legatoria Il Papiro, negozi di babbucce ricamate, di taglie extraforti, l’immancabile – per queste località - negozio di tovagliati con iniziali, come l’Innovazione a Forte dei Marmi.

 

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E Rolls Royce  placidamente parcheggiate tra una piazzetta e vie che si chiamano “Amore” “Parigi”, “Mario”, “Bice”, e pure una libreria con edizioni rarissime a prezzi mostruosi: Il giovane Holden (7.500 dollari), Via col vento (12.500 dollari), Il grande Gatsby (100.000). Gallerie d’arte esibitive come nei posti di vacanza dei ricchi. Negozi di guinzagli. Un’agenzia immobiliare offriva una villa qui per venticinque milioni, ma anche un castello nel Chianti, prezzo su richiesta. Una pasticceria “Pastry Haven”.

 

Le aiuole più verdi d’America in questo villaggio spagnolesco che sembra uno di quei resort pugliesi di Marisa Melpignano, ma più leccato. Tutto progettato e inventato dall’architetto Addison Mizner, geniale creatore anni Dieci del barocchetto floridiano -scalette, loggette, colonnine, inferriate, il tutto applicato a imponenti bastioni di pietra capaci di resistere meglio, rispetto ai preesistenti casamenti lignei, agli uragani, qui frequenti, e di ospitare ascensori per la nuova colossale borghesia appena nata e abituata a lussi e solidità newyorchesi.

 

Palm Beach è sempre stato infatti un posto di arricchiti che andavano lì per purificarsi, e per essere accettati da arricchiti un po’ meno recenti. Fino a fine Ottocento era una palude infestata da alligatori, e solo dopo luogo di ristoro per Vanderbilt, Rockefeller, Carnegie, Mellon, che arrivavano sui loro treni personali. I Kennedy si installano nel ’33. I Trump negli anni Ottanta: vogliono mettere le mani sulla casa più grande, costruita dall’architetto allievo di Mizner Marion Sims Wyeth, già diplomatico a Roma, uno di quegli americani amanti dell’Europa (ma la villa fu poi decorata negli interni in stile neorinascimentale-montanaro dal vignettista austriaco Joseph Urban).

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Come si sa la casa fu fatta per l’erede dei cereali Marjorie Merriweather Post, già donna più ricca degli Stati Uniti, avendo ereditato dal padre una fortuna valutata 250 milioni di dollari (degli anni Trenta) dopo aver venduto le industrie di famiglia alla Kraft. Alla sua morte la signora aveva voluto lasciare la magione alla Casa Bianca: che la tenne per un po’ e poi la diede indietro, perché costava troppo di manutenzione, con le sue 75 persone di servizio. L’erede, l’attrice Dina Merrill, fu sottoposta da Trump a stalking immobiliare. Lei non voleva vendere. Lui  insisteva. Lei non cedeva. Poi lui – genio del male – comprò per due milioni la spiaggia di fronte alla villa, e promise di costruirvi  “l’edificio più brutto del mondo” (e però, detto da lui, magari ne veniva fuori qualcosa di minimal e carino). L’erede alla fine cede, ma Trump a quel punto, e come gli succede spesso, va in fallimento, non ha più un soldo, così decide di trasformare Mar-a-lago in un club, aperto a ebrei, neri e nuovissimi ricchi, causando sturbi alla popolazione araldica di Palm Beach.

 

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Che è un posto interessante per capire l’America: c’è Palm Beach coi villoni e poi c’è West Palm Beach che ha persino dei poveri, è dove l’amico Jeffrey Epstein pescava le risorse umane. Già, adesso non c’è più neanche il povero Epstein e non si sa con chi parlerà, Trump, se si farà nuovi amici nell’esilio balneare, in questa Florida che non ha il frisson carnale di Miami, ma piuttosto il brivido della staccionata perfetta. Tutto un po’ sinistro e malinconico, e chissà lui che farà, se organizzerà visite guidate con lui parte del mobilio, tipo manieri inglesi col vero duca e la duchessa, oppure se starà lì al bar a intrattenere gli ospiti come fanno gli italiani ricchi trasferiti a Malindi, e gli incolpevoli turisti non vogliono credere che in quel posto si possa abitare davvero tutto l’anno.

 

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