PUBBLICITÁ

Sputnik P

L'effetto della propaganda del Cremlino sullo Sputnik V

E' stato autorizzato in Ungheria ma potrebbe perdere la sfida nei paesi emergenti, che preferiscono quelli cinesi

Micol Flammini

L’Ema incontra i russi per parlare del loro vaccino, ma c’è diffidenza e, mentre nemmeno Putin lo fa, la sua corsa è frenata dalla campagna geopolitica

PUBBLICITÁ

La cancelliera tedesca, Angela Merkel, è stata tra i primi europei a dire che, con un’approvazione dell’Ema, si sarebbe anche potuto pensare a un’intesa su produzione e utilizzo del vaccino russo Sputnik V in Europa. Questa settimana, come l’Ema ha confermato al Foglio, c’è stato un incontro tra il gruppo che ha  sviluppato  il vaccino, che ha presentato una richiesta di consulenza scientifica, e l’Agenzia europea per i medicinali. I risultati della ricerca potrebbero arrivare per fine gennaio ma c’è chi, come il  premier ungherese Viktor Orbán,  ha già autorizzato la distribuzione dello Sputnik V basandosi sui risultati dei test clinici svolti in Russia e su una valutazione di esperti ungheresi. Mentre si attendono le raccomandazioni dell’Ema e si apre uno spiraglio di fiducia nei confronti del vaccino russo, Mosca  deve però  raccogliere i pezzi di quella che è stata una campagna promozionale  sbagliata, basata più sulla propaganda  che sui risultati scientifici. Il Cremlino si è a lungo lamentato della cattiva pubblicità che veniva dai paesi occidentali, ma fino a ora non aveva accettato di condividere i risultati del suo prodotto. 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


La cancelliera tedesca, Angela Merkel, è stata tra i primi europei a dire che, con un’approvazione dell’Ema, si sarebbe anche potuto pensare a un’intesa su produzione e utilizzo del vaccino russo Sputnik V in Europa. Questa settimana, come l’Ema ha confermato al Foglio, c’è stato un incontro tra il gruppo che ha  sviluppato  il vaccino, che ha presentato una richiesta di consulenza scientifica, e l’Agenzia europea per i medicinali. I risultati della ricerca potrebbero arrivare per fine gennaio ma c’è chi, come il  premier ungherese Viktor Orbán,  ha già autorizzato la distribuzione dello Sputnik V basandosi sui risultati dei test clinici svolti in Russia e su una valutazione di esperti ungheresi. Mentre si attendono le raccomandazioni dell’Ema e si apre uno spiraglio di fiducia nei confronti del vaccino russo, Mosca  deve però  raccogliere i pezzi di quella che è stata una campagna promozionale  sbagliata, basata più sulla propaganda  che sui risultati scientifici. Il Cremlino si è a lungo lamentato della cattiva pubblicità che veniva dai paesi occidentali, ma fino a ora non aveva accettato di condividere i risultati del suo prodotto. 

PUBBLICITÁ

 

Mosca è stata la nazione che con più forza ha fatto  della corsa al vaccino una questione di conquista geopolitica e da quando ha annunciato la registrazione del siero, era agosto e lo ha fatto prima di tutti, ha cercato di correre più velocemente degli altri. Ha chiamato il vaccino Sputnik V, dove V sta per vittoria, gli ha creato un account su Twitter che molte volte si è comportato come un troll. Quando Pfizer-BioNTech avevano annunciato l’efficacia della loro immunizzazione   al 90 per cento, la Russia faceva sapere che Sputnik V era al 92. Quando una settimana dopo Moderna aveva detto che il suo vaccino aveva riportato un’efficacia del 94,5, Sputnik si era affrettato a twittare che i suoi risultati erano stati rivisti e l’efficacia aumentata di un punto. Secondo l’Rdif, il fondo che ha finanziato il vaccino, i paesi che lo hanno approvato sul proprio territorio sono Argentina, Bielorussia, Bolivia, Venezuela, Algeria, Serbia, Guinea e il primo febbraio anche il Kazakistan dovrebbe iniziare a vaccinare i suoi cittadini. Poi forse anche il Turkmenistan si aggiungerà alla lista assieme al Nicaragua, ma finora i paesi che hanno richiesto il vaccino russo sono molti di meno rispetto ai 55 che si erano registrati alla sua presentazione in videoconferenza a dicembre.

 

PUBBLICITÁ

Eppure lo Sputnik V è meno caro degli altri vaccini, costa poco più di otto  euro a dose, e non ha bisogno di condizioni di trasporto e mantenimento speciali. Quindi potrebbe sembrare un vaccino vantaggioso, ma di cui si fidano in pochi, perché se ne è molto parlato ma senza risultati alla mano. Ad aver rovinato il successo del vaccino russo è stata proprio la pubblicità. La fretta con cui il Cremlino ha presentato l’immunizzazione, l’insistenza con cui ha sottolineato il suo primato, la forte carica propagandistica e geopolitica hanno fatto fare a tanti paesi un passo indietro. In Russia le vaccinazioni sono iniziate prestissimo, ma si è trattato comunque di una rincorsa: il Regno Unito aveva annunciato l’inizio della campagna di vaccinazione per il 7 dicembre e il Cremlino aveva deciso di anticiparlo, proponendo il via alle somministrazioni per lo stesso fine settimana. Non che al Regno Unito interessasse, ma dopo aver annunciato per primo la registrazione del vaccino, il Cremlino non poteva arrivare secondo all’inaugurazione della campagna di vaccinazione. Ma in questa gara la Russia ha corso da sola e rincorso se stessa e al via delle somministrazioni la fiducia dei russi era molto bassa. Ora si sta rafforzando anche se continua a mancare l’esempio dall’alto: tra i funzionari russi soltanto il ministro della Difesa Shoigu si è fatto vaccinare, Vladimir Putin ancora no, ma nel frattempo ha parlato di uno Sputnik light, una singola iniezione che dovrebbe consentire di sopperire ai problemi di capacità produttiva. 

 

Lo Sputnik V sta pagando la sua rapida promozione e l’aggressività con cui è stato presentato. La Russia ha perso l’occasione di potersi davvero dimostrare competitiva, e la corsa ai paesi emergenti potrebbe vincerla la Cina con dei vaccini che finora hanno mostrato dei risultati dei test confusi e contraddittori, ma si è tenuta fuori dalla propaganda. Una eventuale valutazione positiva dell’Ema potrebbe aiutare lo Sputnik V a riconquistare fiducia, ma intanto la Russia cerca di adottare una nuova strategia comunicativa con l’altro vaccino registrato, sviluppato dai laboratori Vektor in Siberia.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ