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In Olanda si è dimesso il governo di Mark Rutte

David Carretta

L'esecutivo dei Paesi Bassi è stato travolto da uno scandalo legato ai bonus per i figli, che ha coinvolto circa 20mila famiglie accusate ingiustamente di frode. “Se l'intero sistema ha fallito ci si deve assumere la responsabilità collettiva”, ha spiegato il premier. Dopo l'Estonia, è la seconda crisi nell'Unione europea

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Il governo di Mark Rutte nei Paesi Bassi si è dimesso per uno scandalo legato ai bonus per i figli, innescando la seconda crisi nell'Unione europea dopo la caduta dell'esecutivo di Jüri Ratas in Estonia. Il primo ministro liberale resterà per gli affari correnti. Gli olandesi andranno al voto il 17 marzo, la data che era già stata fissata per le elezioni politiche alla scadenza naturale della legislatura. Lo scandalo che ha portato alla caduta della coalizione tra i liberali di destra del Vvd, i cristiani democratici della Cda, i liberali di sinistra dei D66 e l'unione cristiana Cu non è legato a questo governo, ma a quello che Rutte aveva diretto tra il 2012 e il 2017 con il partito laburista della Pvda. Durante quel periodo le autorità fiscali avevano adottato un approccio aggressivo contro le frodi ai sussidi per i figli. Circa ventimila famiglie erano state prese di mira, di cui circa la metà di origine con doppio passaporto (e dunque di origine straniera). Erano i tempi in cui il leader di estrema destra Geert Wilders era in testa nei sondaggi, denunciando la generosità dello stato olandese nei confronti dei migranti. A circa 10 mila di queste famiglie, accusate di frode, le autorità fiscali avevano chiesto di rimborsare i bonus, in alcune casi per migliaia o decine di migliaia di euro. Un rapporto di una commissione parlamentare di inchiesta ha stabilito la responsabilità delle autorità pubbliche sotto il precedente governo. Il ministro dell'epoca Lodewijk Asscher ha dato ieri le dimissioni da leader del Partito laburista (oggi all'opposizione). Il governo Rutte si è scusato e ha promesso di indennizzare le famiglie accusate ingiustamente di frode. Ma non è bastato. Sotto la pressione dei media, e dopo aver consultato gli altri partner di coalizione, Rutte si è recato dal re dei Paesi Bassi per rimettere il suo mandato. “Se l'intero sistema ha fallito ci si deve assumere la responsabilità collettiva”, ha spiegato Rutte in una conferenza stampa.

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Il governo di Mark Rutte nei Paesi Bassi si è dimesso per uno scandalo legato ai bonus per i figli, innescando la seconda crisi nell'Unione europea dopo la caduta dell'esecutivo di Jüri Ratas in Estonia. Il primo ministro liberale resterà per gli affari correnti. Gli olandesi andranno al voto il 17 marzo, la data che era già stata fissata per le elezioni politiche alla scadenza naturale della legislatura. Lo scandalo che ha portato alla caduta della coalizione tra i liberali di destra del Vvd, i cristiani democratici della Cda, i liberali di sinistra dei D66 e l'unione cristiana Cu non è legato a questo governo, ma a quello che Rutte aveva diretto tra il 2012 e il 2017 con il partito laburista della Pvda. Durante quel periodo le autorità fiscali avevano adottato un approccio aggressivo contro le frodi ai sussidi per i figli. Circa ventimila famiglie erano state prese di mira, di cui circa la metà di origine con doppio passaporto (e dunque di origine straniera). Erano i tempi in cui il leader di estrema destra Geert Wilders era in testa nei sondaggi, denunciando la generosità dello stato olandese nei confronti dei migranti. A circa 10 mila di queste famiglie, accusate di frode, le autorità fiscali avevano chiesto di rimborsare i bonus, in alcune casi per migliaia o decine di migliaia di euro. Un rapporto di una commissione parlamentare di inchiesta ha stabilito la responsabilità delle autorità pubbliche sotto il precedente governo. Il ministro dell'epoca Lodewijk Asscher ha dato ieri le dimissioni da leader del Partito laburista (oggi all'opposizione). Il governo Rutte si è scusato e ha promesso di indennizzare le famiglie accusate ingiustamente di frode. Ma non è bastato. Sotto la pressione dei media, e dopo aver consultato gli altri partner di coalizione, Rutte si è recato dal re dei Paesi Bassi per rimettere il suo mandato. “Se l'intero sistema ha fallito ci si deve assumere la responsabilità collettiva”, ha spiegato Rutte in una conferenza stampa.

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In Estonia è uno scandalo di corruzione che ha provocato questa settimana la caduta del governo Ratas, una coalizione tra il Partito di centro (liberale) e l'estrema destra di Ekre. Il Servizio di sicurezza interna ha indagato diversi funzionari per un presunto caso di corruzione su un prestito concesso dall'agenzia del credito statale da 39 milioni di euro per lo sviluppo di un progetto immobiliare a Tallinn. Tra gli indagati c'è un consigliere del ministro delle Finanze e leader di Ekre, Martin Helme. La presidente estone, Kersti Kaljulaid, si è mossa in fretta e ha subito chiesto alla leader del Partito della riforma, Kaja Kallas, di cercare di formare al governo. Anche il Partito della riforma è liberale. Era arrivato nettamente in testa alle ultime elezioni politiche. Ma Ratas aveva preferito una coalizione con l'estrema destra di Ekre pur di restare premier. Kallas avrà 14 giorni per formare il governo. Non è detto che, malgrado la pandemia, riesca a chiudere positivamente le trattative con i rivali liberali del Partito di centro. L'Estonia non è risparmiata dal Covid-19. Secondo gli ultimi dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) il tasso di incidenza dei nuovi positivi negli ultimi 14 giorni è di 603 casi per ogni 100.000 abitanti (sono 379 per l'Italia).

 

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Il tasso di incidenza nei Paesi Bassi è ancora più alto (623 ogni 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni). A inizio anno ci sono state anche polemiche per i ritardi con cui è partita la campagna di vaccinazione olandese a causa del fatto che il governo si aspettasse l'arrivo delle prime dosi da AstraZeneca che ha una logistica e una gestione più semplice di Pfizer-BioNTech. Le dimissioni di Rutte non dovrebbero compromettere l'implementazione del Recovery fund nel resto dell'Ue. Negli ultimi giorni si sono moltiplicati gli appelli di Bruxelles per ratificare la cosiddetta decisione sulle risorse proprie, destinata a aumentare i tetti del bilancio Ue per il periodo 2021-27 consentendo alla Commissione di indebitarsi sui mercati per finanziare il Recovery fund. Il governo Rutte, anche se in affari correnti, può presentare un progetto di legge di ratifica e il parlamento può votare prima delle elezioni. Ma le elezioni del 17 marzo saranno comunque un appuntamento fondamentale per l'Ue. Nei sondaggi il Vvd di Rutte è in testa, ma non è ancora chiaro l'impatto che può avere lo scandalo sui bonus per i figli sul suo partito liberale e quelli del resto della coalizione. Il panorama politico è estremamente frammentato con 13 partiti che potrebbero entrare in Parlamento. I sondaggi danno al secondo posto e in recupero il Partito della libertà di Wilders, davanti ai cristiano-democratici della Cda, ai liberali di sinistra dei D66 e ai verdi di GroenLinks. Nel 2017 ci vollero 225 giorni di trattative per formare il governo dopo le elezioni.

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