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Il tic statalista di Le Maire, che non vuole mollare Carrefour ai canadesi

Mauro Zanon

Il ministro dell’Economia francese è contrario all’acquisto del gigante della grande distribuzione da parte di Couche-Tard

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Affinché il messaggio arrivasse forte e chiaro a Laval, in Québec, sede della catena di minimarket aperti ventiquattro ore su ventiquattro Couche-Tard, Bruno Le Maire, ministro dell’Economia francese, lo ha detto non una, ma due volte di non essere “favorevole” all’acquisto del gigante della grande distribuzione Carrefour da parte dei canadesi. “In palio c’è la sovranità alimentare dei francesi, dunque, da questo punto di vista, non sono, a priori, favorevole a questa operazione”, ha dichiarato mercoledì su France 5. Le Maire ha spiegato che esiste “un decreto sul controllo degli investimenti stranieri in Francia che ci permette di dare o meno il nostro accordo a operazioni di questo tipo. E come ho detto, a priori, non sono favorevole a questa operazione. Anche il settore della distribuzione alimentare è stato inserito nei settori strategici”. Il ministro dell’Economia ha tenuto poi a ricordare che “Carrefour è il primo gruppo privato per occupazione, è un gruppo importante per la sicurezza alimentare francese e per il suo approvvigionamento. E con l’emergenza coronavirus abbiamo visto come questo comparto sia vitale, come sia importante la salvaguardia dei beni essenziali”.

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Affinché il messaggio arrivasse forte e chiaro a Laval, in Québec, sede della catena di minimarket aperti ventiquattro ore su ventiquattro Couche-Tard, Bruno Le Maire, ministro dell’Economia francese, lo ha detto non una, ma due volte di non essere “favorevole” all’acquisto del gigante della grande distribuzione Carrefour da parte dei canadesi. “In palio c’è la sovranità alimentare dei francesi, dunque, da questo punto di vista, non sono, a priori, favorevole a questa operazione”, ha dichiarato mercoledì su France 5. Le Maire ha spiegato che esiste “un decreto sul controllo degli investimenti stranieri in Francia che ci permette di dare o meno il nostro accordo a operazioni di questo tipo. E come ho detto, a priori, non sono favorevole a questa operazione. Anche il settore della distribuzione alimentare è stato inserito nei settori strategici”. Il ministro dell’Economia ha tenuto poi a ricordare che “Carrefour è il primo gruppo privato per occupazione, è un gruppo importante per la sicurezza alimentare francese e per il suo approvvigionamento. E con l’emergenza coronavirus abbiamo visto come questo comparto sia vitale, come sia importante la salvaguardia dei beni essenziali”.

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Il veto di Bercy, sede del ministero dell’Economia e delle Finanze, alla fusione tra Carrefour e Couche-Tard è arrivato mercoledì sera. Ieri mattina, su Europe 1, si è aggiunto anche quello del ministero del Lavoro. “Sono favorevole al mantenimento dell’attuale azionariato di Carrefour affinché possa portare avanti la sua strategia, dunque contraria a un’acquisizione” da parte di Couche-Tard, ha dichiarato la ministra Elisabeth Borne. La presa di posizione del governo ha colto di sorpresa il gruppo Carrefour, infastidito dai soliti tic dirigisti, dal vizio dello stato centrale di ostacolare qualsiasi investitore straniero decida di affacciarsi sul mercato francese. Contattato dall’Afp, la società guidata da Alexandre Bompard ha parlato di dichiarazioni “premature” dell’esecutivo, visto che gli attori coinvolti “sono all’inizio delle discussioni”. I primi contatti tra Carrefour e Couche-Tard sono avvenuti a fine 2020. Consigliato da Rothschild, il gruppo canadese ha presentato a Carrefour, consigliato da Lazard, un’offerta non vincolante di 20 euro per azione. Secondo una fonte di Reuters, la proposta è stata giudicata insufficiente, ma considerata come un buon punto di partenza.

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Dinanzi alla concorrenza dei giganti dell’e-commerce come Amazon e a quella dei discount, la pressione è sempre più alta per le aziende tradizionali della grande distribuzione. “L’inventore degli ipermercati sarà il prossimo gioiello tricolore a passare in mani straniere?”, si chiede il Monde. Il matrimonio franco-canadese produrrebbe certamente un mastodonte mondiale: da un lato il gruppo leader nel settore dei “dépanneurs”, i minimarket h24/7 che si trovano nelle stazioni di servizio, e sono presenti soprattutto in America del nord, ma anche in Europa del nord; dall’altro il gigante delle grandi superfici, con solide basi, oltre che in Francia, in Europa del sud, Europa dell’est e Brasile. Nei loro rispettivi comunicati, usciti mercoledì, Carrefour e Couche-Tard hanno sottolineato la loro intenzione di studiare assieme l’ipotesi di “fusione”, definendo “amichevoli” le negoziazioni preliminari in corso. Ma Bruno Le Maire ha detto di non fidarsi: “Non si sa mai cosa possa nascondersi dietro”. Alain Bouchard, pdg di Couche-Tard, sembra invece ottimista. La sua storia è quella di un ragazzo che negli anni Ottanta era proprietario di una piccola épicerie nella periferia di Montréal, e oggi, a settantuno anni, è al vertice un impero che vanta 130 mila dipendenti, 14.200 punti vendita e opera in 27 paesi. E’ un sogno americano in salsa quebecchese, e prossimamente anche un po’ francese. Bercy permettendo.

 

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