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Non raccontatemi che Trump ha fatto anche cose buone

Giuliano Ferrara

C’è chi grida allo scandalo per l’azione di censura di un privato (Twitter) ai danni di un’istituzione. Ma che succo c’è a farsi imbrogliare dal pericoloso rottame di tutte le peggiori demagogie?

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Non è orwelliano il calcio in culo a Trump su Twitter, ovvio modo di allontanare l’uomo col cerino acceso dal bidone di benzina, è orwelliano semmai l’uso che di Twitter ha fatto questo uomo di potere sconclusionato ma metodico, questo pericoloso rottame di tutte le peggiori demagogie del mondo e dell’America. Vuoi abolire la democrazia liberale, che è il regime più antipatico a eccezione di tutti gli altri? Una volta ti prendevi la radio, e il Grande Fratello si prendeva la neolingua, poi ti prendevi la televisione, infine ti prendi Twitter e Facebook e li trasformi, da una posizione di potere che si vuole incondizionato, in uno squillo di tromba permanente per l’affermazione incandescente del tuo mito eversivo, della tua irridente indipendenza dalle procedure costituzionali, dalla divisione dei poteri, dalle pratiche di verità e controverità che sono il sale della minestra democratica e liberale. Il cinguettio del presidente mattocchio e paranoico non è parte della conversazione, è un modo non molto sottile ma efficace di abolirla e sostituirla con l’urlo barbarico buono per grotteschi popoli travestiti da Vichinghi.
Che un Cacciari e il nostro amato Meotti gridino allo scandalo per l’azione di censura di un privato ai danni di un’istituzione è un segno dei tempi

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Non è orwelliano il calcio in culo a Trump su Twitter, ovvio modo di allontanare l’uomo col cerino acceso dal bidone di benzina, è orwelliano semmai l’uso che di Twitter ha fatto questo uomo di potere sconclusionato ma metodico, questo pericoloso rottame di tutte le peggiori demagogie del mondo e dell’America. Vuoi abolire la democrazia liberale, che è il regime più antipatico a eccezione di tutti gli altri? Una volta ti prendevi la radio, e il Grande Fratello si prendeva la neolingua, poi ti prendevi la televisione, infine ti prendi Twitter e Facebook e li trasformi, da una posizione di potere che si vuole incondizionato, in uno squillo di tromba permanente per l’affermazione incandescente del tuo mito eversivo, della tua irridente indipendenza dalle procedure costituzionali, dalla divisione dei poteri, dalle pratiche di verità e controverità che sono il sale della minestra democratica e liberale. Il cinguettio del presidente mattocchio e paranoico non è parte della conversazione, è un modo non molto sottile ma efficace di abolirla e sostituirla con l’urlo barbarico buono per grotteschi popoli travestiti da Vichinghi.
Che un Cacciari e il nostro amato Meotti gridino allo scandalo per l’azione di censura di un privato ai danni di un’istituzione è un segno dei tempi

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Fin dall’inizio del cosiddetto movimento trumpista, a parte gli opportunisti e i pavidi che hanno sperato di lucrare sul Gran Narciso, a parte trumpini e trampini, molta gente adulta e intelligente e indipendente è caduta in un equivoco. E’ un bel colpo che qualcuno sposti l’ambasciata a Gerusalemme, denunci l’accordo di sottomissione con l’Iran prenucleare, sottoponga il cavallo dell’economia americana a una serie di scudisciate necessarie, rigeneri sebbene ciecamente il rapporto con la Cina, offra spazio (con callida e insincera prudenza, però) a chi pensa che la distruzione della famiglia è un atto di decomposizione dell’occidente, metta in questione le verità troppo poco evidenti sull’ambiente e il riscaldamento, nomini la Coney Barrett alla Corte Suprema, e non è poco. Ma se questo stesso presidente è anche un bugiardo matricolato, un razzista, un esibizionista da bordello, un suddito psicologico e altro di Putin, uno che chiama stupratori i messicani e buchi di culo (shithole) i paesi africani di provenienza dell’immigrazione, se è una personalità familista, autoritaria, instabile psichicamente, se è uno che insulta gli eroi di guerra come McCain, i losers, i prigionieri del nemico, che condanna la stampa come nemica del popolo, che ricatta il presidente ucraino per insozzare il competitore, uno che vuole mettere al gabbio l’avversario politico offrendolo come trofeo alla tribù, uno che grazia i suoi peggiori complici e servi per evitare che parlino, uno che riduce una grande tradizione politica conservatrice, quella dei repubblicani, a un cesso di piccoli carrieristi alla Ted Cruz, uno che detesta le donne, maltratta i giornalisti spastici, bè, allora, anche a prescindere da come tutto è finito, con un mezzo golpe della mutua alla venezuelana, le persone intelligenti e indipendenti l’equivoco dovrebbero pur vederlo, riconoscerlo.

 

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Anche a me non piacciono i timorati di Dio delle regole, dietro gli ipercorretti vedo benissimo l’ipotesi e la pratica della cancel culture, il sussiego sufficiente di élite globali che si credono investite di un qualche diritto divino a governare nel segno del pensiero unico e dominante, non credo di dover dimostrare che lo so da tempo, che se un’ipocrisia al potere va smascherata si mettono sul palco anche le mutande, che una società aperta non può risolversi nella condanna all’emarginazione dei vulnerabili, degli ignoranti, dei non globalizzati, in un trionfo triste di tutti i conformismi possibili.

 

Però a tutto c’è un limite, e se della mia bandiera di irrisione e di critica si impadronisce un demagogo, che la trasforma in un segnacolo in vessillo di violenza e di soffocante stupidità, qualche domanda me la faccio. Ho difeso e difendo George W. Bush fino in fondo perché con il voto della Clinton e di tutti i democratici e neoconservatori responsabili provò a rispondere come si doveva all’attacco dell’11 settembre, e propose non l’irrisione dei cardini del sistema ma un progetto di libertà e emancipazione per la parte malata del mondo, perché convocava a palazzo con Leon Kass legioni di embrioni cresciuti e “personalizzati” allo scopo di combattere il facilismo dell’ingegneria genetica, non era un guerrafondaio né un bigotto, era un presidente conservatore con le palle. Ho combattuto Obama, oggi teatralizzato e iconicizzato come un santino, per le sue riluttanti pose harvardiane, per la posizione intenibile su aborto e matrimonio gay, per le retoriche verdi dispiegate, ma quelli erano presidenti, comunicavano con misura e si rendevano contendibili in un meccanismo che è la democrazia delle libertà, questo era un delinquente, un mestatore, un imbroglione. Che succo c’è a farsi imbrogliare da demagoghi bestiali che nemmeno si nascondono?

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