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Toh, senza Trump il principe saudita è più docile e fa la pace con il Qatar

Daniele Ranieri

Un abbraccio di portata simbolica enorme tra bin Salman e al Thani. Sauditi e qatarini erano bloccati da tre anni in una crisi che aveva messo tutte le potenze della regione le une contro le altre

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A due sole settimane dall’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, ieri mattina il principe saudita erede al trono, Mohammed bin Salman, ha abbracciato l’emiro del Qatar, Tamim al Thani, in fondo alla scaletta dell’aereo che l’aveva portato in Arabia Saudita per un summit dei paesi del Golfo. E’ stato un abbraccio di portata simbolica enorme perché sauditi e qatarini erano bloccati da tre anni in una crisi che aveva messo tutte le potenze della regione le une contro le altre. I sauditi, assieme agli emiratini e agli egiziani (e al Bahrain, che segue quello che gli viene detto dagli altri tre), avevano proclamato nel giugno 2017 un boicottaggio totale contro il Qatar, accusato di intendersela con il presidente turco Erdogan e di essere troppo morbido con il regime iraniano. Ci sono questioni vecchie, come l’ostilità contro i Fratelli musulmani, che si mescolano con vicende nuove, come la guerra civile in Libia. Ma alla fine la partizione era sempre la stessa: qatarini da una parte, sauditi ed emiratini sul fronte opposto. Boicottaggio voleva dire anche chiusura dei confini di terra e di mare e divieto di ingresso nello spazio aereo. Poiché il Qatar è una piccola appendice di territorio attaccata a una penisola enorme e ingombrata quasi per intero dell’Arabia Saudita, si capisce che era un problema di non poco conto. Gli aerei di linea dovevano fare un giro lungo e i commerci via terra erano interrotti – e questo agli inizi aveva causato qualche difficoltà di approvvigionamento per il Qatar. Tutto questo è finito ieri, senza che il Qatar abbia ceduto alle richieste saudite – come chiudere l’emittente al Jazeera, accusata di fare propaganda contro gli altri paesi (come tutti gli spettatori arabi sanno, al Jazeera fa propaganda contro sauditi, emiratini ed egiziani, la rete saudita al Arabiya fa propaganda contro il Qatar). 

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A due sole settimane dall’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, ieri mattina il principe saudita erede al trono, Mohammed bin Salman, ha abbracciato l’emiro del Qatar, Tamim al Thani, in fondo alla scaletta dell’aereo che l’aveva portato in Arabia Saudita per un summit dei paesi del Golfo. E’ stato un abbraccio di portata simbolica enorme perché sauditi e qatarini erano bloccati da tre anni in una crisi che aveva messo tutte le potenze della regione le une contro le altre. I sauditi, assieme agli emiratini e agli egiziani (e al Bahrain, che segue quello che gli viene detto dagli altri tre), avevano proclamato nel giugno 2017 un boicottaggio totale contro il Qatar, accusato di intendersela con il presidente turco Erdogan e di essere troppo morbido con il regime iraniano. Ci sono questioni vecchie, come l’ostilità contro i Fratelli musulmani, che si mescolano con vicende nuove, come la guerra civile in Libia. Ma alla fine la partizione era sempre la stessa: qatarini da una parte, sauditi ed emiratini sul fronte opposto. Boicottaggio voleva dire anche chiusura dei confini di terra e di mare e divieto di ingresso nello spazio aereo. Poiché il Qatar è una piccola appendice di territorio attaccata a una penisola enorme e ingombrata quasi per intero dell’Arabia Saudita, si capisce che era un problema di non poco conto. Gli aerei di linea dovevano fare un giro lungo e i commerci via terra erano interrotti – e questo agli inizi aveva causato qualche difficoltà di approvvigionamento per il Qatar. Tutto questo è finito ieri, senza che il Qatar abbia ceduto alle richieste saudite – come chiudere l’emittente al Jazeera, accusata di fare propaganda contro gli altri paesi (come tutti gli spettatori arabi sanno, al Jazeera fa propaganda contro sauditi, emiratini ed egiziani, la rete saudita al Arabiya fa propaganda contro il Qatar). 

   
E’ difficile non notare che il principe Bin Salman sta per perdere il suo grande sponsor americano, Donald Trump, che era sempre pronto a condonare qualsiasi sua mossa. Trump non ha esitato a passare sopra all’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, fatto a pezzi dentro al consolato saudita di Istanbul, in Turchia. Il controspionaggio turco aveva piazzato delle cimici dentro l’ambasciata, ha la registrazione orrenda dell’accaduto (un altro capitolo della pochissima simpatia fra il blocco saudita e l’asse fra turchi e qatarini) ed è in grado di accusare i sauditi. Ma la faccenda è stata congelata, grazie all’appoggio di Trump. Ora però Trump sta per andare via – anche se non si è ancora rassegnato a lasciare la Casa Bianca. E Biden ha già fatto capire che sarà molto meno indulgente con Bin Salman, tramite alcuni commenti dei suoi collaboratori. E’ curioso: molti commentatori trumpiani durante la campagna elettorale del 2016 aveva detto che i democratici se avessero vinto sarebbero stati complici dei sauditi e invece il ritorno dei democratici alla Casa Bianca suona come la fine della ricreazione per il principe Bin Salman dopo anni di approvazione totale. 

  
E’ possibile che il principe saudita abbia deciso di mettere fine al boicottaggio perché era irrazionale – non otteneva risultati – e per dimostrare buona volontà all’Amministrazione Biden in arrivo. In questo senso, c’è da ricordare che Bin Salman ha visto il presidente israeliano Benjamin Netanyahu domenica 22 novembre nel corso di un incontro che in teoria doveva essere segreto ma che chiunque tiene d’occhio i voli degli aerei nella zona ha potuto scoprire in tempo reale. Un incontro così importante non aveva senso nella relazione con l’Amministrazione Trump, ormai agli sgoccioli e comunque alleata sempre e comunque. Invece aveva senso come segnale al prossimo presidente. Il messaggio è: siamo un elemento di stabilizzazione, trattiamoci bene.
La riapertura dello spazio aereo saudita vuol dire che gli aerei di linea del Qatar non devono più sorvolare l’Iran – e quindi non devono pagare più cento milioni di dollari di permesso ogni anno agli iraniani, ai quali i soldi facevano comodo nella crisi economica che li attanaglia.  
 Daniele Raineri
 

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