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Il vertice tra Xi e Merkel

L'intesa frettolosa tra Ue e Cina

Oggi è atteso l’accordo che pareva rimandato. La guida tedesca e i dubbi americani

Giulia Pompili

Si chiama Eu-China Comprehensive Agreement on Investment, e dopo sette anni dovrebbe chiudersi oggi. In un briefing tecnico la Commissione europea dice: è il migliore di sempre. Il team di Biden aveva chiesto di aspettare, ma Merkel ha voluto chiudere i negoziati prima della fine dell'anno, come previsto. E l'Italia, ex migliore amica di Pechino, non ne sapeva niente

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Il negoziato è chiuso. Si chiama Eu-China Comprehensive Agreement on Investment (Cai), e secondo i piani di Bruxelles sarà annunciato oggi, durante una videoconferenza alla quale parteciperanno il presidente cinese Xi Jinping, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Forse ci sarà anche il presidente francese, Emmanuel Macron. La telefonata non è stata ancora ufficializzata, scriveva ieri il South China Morning Post, ma  è stato convocato dalla Commissione un briefing tecnico con i giornalisti e sono stati elencati i punti fondamentali dell’accordo.

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Il negoziato è chiuso. Si chiama Eu-China Comprehensive Agreement on Investment (Cai), e secondo i piani di Bruxelles sarà annunciato oggi, durante una videoconferenza alla quale parteciperanno il presidente cinese Xi Jinping, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Forse ci sarà anche il presidente francese, Emmanuel Macron. La telefonata non è stata ancora ufficializzata, scriveva ieri il South China Morning Post, ma  è stato convocato dalla Commissione un briefing tecnico con i giornalisti e sono stati elencati i punti fondamentali dell’accordo.

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La Cina avrebbe fatto “concessioni sostanziali” per permettere gli investimenti europei nella seconda economia del mondo, e anche sulla questione più problematica, la ratifica dei trattati internazionali da parte di Pechino sul lavoro forzato – ci sarebbero aperture. Restano però aperte molte domande, per esempio sui tempi: quando verrà firmato l’accordo, se il Parlamento europeo lo ratificherà entro la fine del 2021, se ci saranno protezioni aggiuntive sugli investimenti, e la reazione dell’America. Perché la scorsa settimana il consigliere alla Sicurezza nazionale del presidente eletto Joe Biden, Jake Sullivan, in un tweet aveva chiesto tempo all’Ue – “L’Amministrazione Biden-Harris apprezzerebbe consultazioni anticipate con i nostri partner europei sulle nostre preoccupazioni comuni sulle pratiche economiche della Cina” – e dopo quel cinguettio sembrava che l’accordo fosse destinato a essere rimandato. Ma il Cai è da molto tempo una priorità soprattutto per la Germania: secondo diverse fonti brussellesi, è stata Berlino ad accelerare nonostante le criticità e i segnali contrastanti. I funzionari europei hanno ripetuto ieri, più volte, che l’esito è straordinario: la Cina non aveva mai fatto tante concessioni in un accordo commerciale.

  

E’ vero che i negoziati sono iniziati nel 2014, ma non c’era un momento più propizio per accelerare la conclusione dell’accordo. Da un lato, per la Germania, si tratta di finalizzare un accordo prima della scadenza della sua presidenza di turno. Dall’altro lato c’è l’America in piena transizione. A quanto risulta al Foglio, al Comitato dei rappresentanti permanenti di due giorni fa, è stato inserito all’ultimo momento un punto all’ordine del giorno proprio sull’accordo con la Cina. E durante la riunione non è stato possibile visionare il testo. L’apparente frettolosità ha indispettito gli ambienti diplomatici americani, soprattutto il team di transizione, che non può tecnicamente dialogare con governi stranieri ma si aspettava un sostanziale rinvio di tutte le discussioni sul tema. Non è andata così, e lo ha spiegato su Twitter anche l’eurodeputato tedesco Reinhard Bütikofer, portavoce del Partito verde europeo e capo della delegazione per le relazioni con la Cina. Per Bütikofer “la Polonia voleva più tempo per armonizzare le politiche con gli Stati Uniti, l’Italia era preoccupata del fatto che il testo non fosse stato condiviso con i governi, Francia e Olanda sollevavano dubbi sui diritti umani e lo Xinjiang. Ma Germania e Commissione procedono lo stesso, e questo solleva alcune domande”. Non solo: la guida tedesca all’accordo smentisce di fatto il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, che lo scorso anno, dopo la criticata firma di ingresso dell’Italia nella Via della Seta, aveva detto che l’Italia si sarebbe trasformata così nel modello di rapporti tra Unione europea e Cina. Due giorni dopo la sua visita a Roma, Xi Jinping era andato a Parigi, dove aveva incontrato Macron, Merkel e Junker, anche per parlare del Cai. Ieri si è svolta in videoconferenza la X sessione del Comitato governativo Italia-Cina, con Di Maio e il suo omologo cinese Wang Yi, ma alla Farnesina il testo dell’accordo con l’Ue non è mai arrivato. Per quanto riguarda le relazioni tra Washington e Bruxelles, è possibile che Biden possa sfruttare l’occasione di un avvicinamento commerciale dell’Europa a Pechino per accelerare sin dai primi mesi della sua presidenza  la fase due dell’accordo con l’America.   

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Nel frattempo, però,  anche la stessa Unione europea manda segnali contrastanti. Nelle stesse ore in cui veniva finalizzato l’accordo, da Bruxelles venivano diffusi due  comunicati dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, Joseph Borrell, che esprimeva “preoccupazione” per la serie di condanne e arresti da parte della Cina di attivisti e dissidenti, e chiedeva “l’immediato rilascio” di  Zhang Zhan, condannata  a quattro anni, e delle dodici persone, tra cui due minorenni, sotto processo a Hong Kong per aver tentato di fuggire dalla Legge sulla sicurezza. 

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