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L'isolamento inglese

Quanto è amaro il primo boccone di Brexit

Code ovunque nel Regno Unito chiuso dalla mutazione del virus e dai camion fermi al confine sud. Il premier Johnson introduce un’altra scadenza: Pasqua

Paola Peduzzi

Alla fine della giornata, la mutazione del virus e il cambiamento nelle regole del Natale – meno ci si muove meglio è, altrimenti il virus mutato non lo fermiamo più, dicono i virologi del governo, ieri comunque più calmi – facevano più indispettire rispetto alle file nel Kent

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C’è la mutazione del coronavirus e c’è la Brexit: molti commentatori di questioni inglesi ed europee dicono di non confondere le due cose, ma a giudicare dalla reazione dei cittadini britannici il loro messaggio non è arrivato. Parlano tutti di questo “assaggio di Brexit” prima di Natale, prima della fine del negoziato tra Londra e Bruxelles, mentre le regole del lockdown si intensificano in tutto il Regno. I media ieri pubblicavano in contemporanea le immagini di: le code ai supermercati, lunghissime nonostante le rassicurazioni delle catene come Sainsbury’s che ripetevano che “il tradizionale cenone di Natale inglese è salvo”; le code dei camion fermi nel Kent (alcuni con pure la multa sul parabrezza, beffa assoluta) e dall’altra parte della Manica, dopo che la Francia ha annunciato nel fine settimana la chiusura del passaggio; i passeggeri negli aeroporti accasciati sui bagagli in attesa di indicazioni chiare sui loro viaggi. Come è facile immaginare poi ai francesi ieri sono fischiate parecchio le orecchie, ché per gli  inglesi era chiaro che la chiusura immediata e draconiana fosse in realtà una punizione per aver voluto trascinare la Brexit fino a questo punto, fino al punto in cui si discute di merluzzi e di (pochi) soldi. Tom McTague dell’Atlantic ha formalizzato il problema in un tweet: “Questa faccenda non è semplice? 1. Se stiamo parlando di Covid, la risposta della Francia è draconiana ma razionale e giustificata. 2. Se ha in qualche modo a che fare con la Brexit, è irrazionale e ingiustificata. Sono questioni separate, entrambi i punti sono facili da accettare, qualsiasi cosa si pensi sulla Brexit”. Ma la razionalità, quando si parla di pandemia, di divorzio e di Francia, non è una merce abbondante.  

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C’è la mutazione del coronavirus e c’è la Brexit: molti commentatori di questioni inglesi ed europee dicono di non confondere le due cose, ma a giudicare dalla reazione dei cittadini britannici il loro messaggio non è arrivato. Parlano tutti di questo “assaggio di Brexit” prima di Natale, prima della fine del negoziato tra Londra e Bruxelles, mentre le regole del lockdown si intensificano in tutto il Regno. I media ieri pubblicavano in contemporanea le immagini di: le code ai supermercati, lunghissime nonostante le rassicurazioni delle catene come Sainsbury’s che ripetevano che “il tradizionale cenone di Natale inglese è salvo”; le code dei camion fermi nel Kent (alcuni con pure la multa sul parabrezza, beffa assoluta) e dall’altra parte della Manica, dopo che la Francia ha annunciato nel fine settimana la chiusura del passaggio; i passeggeri negli aeroporti accasciati sui bagagli in attesa di indicazioni chiare sui loro viaggi. Come è facile immaginare poi ai francesi ieri sono fischiate parecchio le orecchie, ché per gli  inglesi era chiaro che la chiusura immediata e draconiana fosse in realtà una punizione per aver voluto trascinare la Brexit fino a questo punto, fino al punto in cui si discute di merluzzi e di (pochi) soldi. Tom McTague dell’Atlantic ha formalizzato il problema in un tweet: “Questa faccenda non è semplice? 1. Se stiamo parlando di Covid, la risposta della Francia è draconiana ma razionale e giustificata. 2. Se ha in qualche modo a che fare con la Brexit, è irrazionale e ingiustificata. Sono questioni separate, entrambi i punti sono facili da accettare, qualsiasi cosa si pensi sulla Brexit”. Ma la razionalità, quando si parla di pandemia, di divorzio e di Francia, non è una merce abbondante.  

 

Il premier Boris Johnson ha convocato la sua war room, dopo che domenica aveva organizzato una conferenza stampa molto allarmistica sulla mutazione del coronavirus. Persino i virologi del continente hanno detto che forse Londra stava esagerando. Il ministro dei Trasporti, Grant Shapps, ha cercato di riportare la calma: i camion fermi forniscono soltanto il 20 per cento dei beni che entrano ed escono dal Regno,  quindi il caos è contenuto, oltre che temporalmente limitato a queste ore. E l’approvvigionamento del  vaccino – bene essenziale e attesissimo: è già stata somministrata la prima dose a 500 mila persone – non subirà alcun rallentamento. Anche Johnson, dopo la riunione con i ministri, in conferenza stampa ha detto che non ci saranno danni eccessivi dalla chiusura e che la crisi si sta risolvendo. Alla fine della giornata, la mutazione del virus e il cambiamento nelle regole del Natale – meno ci si muove meglio è, altrimenti il virus mutato non lo fermiamo più, dicono i virologi del governo, ieri comunque più calmi – facevano più indispettire rispetto alle file nel Kent. Ma il boccone di una Brexit non negoziata è stato assaggiato ed è parso amaro. Johnson ha cercato di spostare in là la prospettiva, altrimenti ferma a questo Natale strano e a un  primo gennaio che a giorni alterni assomiglia all’apocalisse: a Pasqua, ha detto il premier, sarà tutta acqua passata, la mutazione e la Brexit assieme. 

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