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L'ACCELERAZIONE SOCIALISTA

Lo spagnolo Sánchez mostra il suo vero volto e sembra Zapatero

Guido De Franceschi

Dopo la formazione del primo governo di coalizione della storia, il premier del Psoe è pronto all'offensiva, con una serie di leggi destinate a far discutere

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Dopo la formazione di un governo che pareva instabile – il primo di coalizione della storia spagnola – e l’inaspettata solidità data dal voto sulla legge finanziaria (solidità che garantisce, se così si può dire, pieni poteri), il premier spagnolo Pedro Sánchez può togliersi l’armatura, slacciarsi gli schinieri, sfilare l’elmo e mostrare il suo vero volto. E, ora che se lo è deterso dalla polvere e dal sudore, ecco che il viso di Sánchez inizia ad assomigliare molto a quello di José Luis Rodríguez Zapatero, il premier socialista che ha governato la Spagna dal 2004 al 2011 a colpi di diritti&laicità e che è diventato celebre per aver messo al centro della sua azione politica molte leggi controverse che hanno scatenato battaglie identitarie e aspri scontri ideologici.

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Dopo la formazione di un governo che pareva instabile – il primo di coalizione della storia spagnola – e l’inaspettata solidità data dal voto sulla legge finanziaria (solidità che garantisce, se così si può dire, pieni poteri), il premier spagnolo Pedro Sánchez può togliersi l’armatura, slacciarsi gli schinieri, sfilare l’elmo e mostrare il suo vero volto. E, ora che se lo è deterso dalla polvere e dal sudore, ecco che il viso di Sánchez inizia ad assomigliare molto a quello di José Luis Rodríguez Zapatero, il premier socialista che ha governato la Spagna dal 2004 al 2011 a colpi di diritti&laicità e che è diventato celebre per aver messo al centro della sua azione politica molte leggi controverse che hanno scatenato battaglie identitarie e aspri scontri ideologici.

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Non è una gran sorpresa, questa accelerazione di Sánchez, ma, quando le leggi escono dai programmi elettorali e dalle discussioni tecniche tra estensori di commi e diventano una proposta concreta, cambia tutto. La riforma conosciuta come ley Celaá – che prende il nome dal ministro dell’Istruzione, Isabel Celaá, ed è già passata al Congresso (era uno dei viatici per ottenere il “sì” alla Finanziaria da parte dei catalanisti) – ha eliminato il castigliano come lingua veicolare obbligatoria dell’insegnamento e ha penalizzato le scuole paritarie a vantaggio di quelle pubbliche. La “nordeuropea” ley de eutanasia arriva in aula proprio domani. Ed è, appunto, molto “nordeuropea”. La cosiddetta ley trans è stata invece appaltata al ministro dell’Uguaglianza, Irene Montero (che, insieme al suo compagno Pablo Iglesias, è nella direzione di Podemos): è una legge in preparazione grazie alla quale ciascuno (minorenni compresi) potrà scegliere e affermare la propria identità di genere, con pieno valore giuridico e senza nessuna richiesta di un parere medico di alcun tipo. E ha già sollevato critiche molto aspre anche da parte di un gruppo di femministe old school che fanno parte del Psoe. Per i primi mesi del 2021, è poi attesa la ley de memoria democrática, che è un ampliamento della zapateriana ley de memoria histórica ed è pensata per riparare i torti subiti dai vinti della Guerra civíl e della successiva dittatura franchista, per continuare nell’esumazione delle fosse comuni dei giustiziati, per abbattere o riconvertire i monumenti del regime e per chiarire per legge chi fossero i “buoni” e chi i “cattivi”, riaprendo a distanza di decenni alcune questioni che, durante la Transizione verso la democrazia, si era ritenuto opportuno scavalcare silenziosamente.

 

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L’offensiva postzapaterista è appena iniziata e già si annunciano grandi scontri ideologici – la ley Celaá ha già suscitato manifestazioni di protesta in 50 città della Spagna, svolte per lo più in automobile (courtesy of Covid-19). Per Sánchez, peraltro, la svolta zapaterista ha un ulteriore vantaggio “politico”. Podemos, che si vanta molto di aver impresso una forte impronta di sinistra a questo governo di cui fa parte, non riscuoterà una singola scheda elettorale per questo attivismo, perché i fan di queste leggi, che votavano il Psoe di Zapatero, continueranno a votare (o riprenderanno a votare) il Psoe di Sánchez. Inoltre, ogni concessione di Podemos agli indipendentisti (vedi la limitazione del castigliano nella riforma dell’istruzione) sarà goduta elettoralmente dagli indipendentisti medesimi e non da Pablo Igelsias. In più, Sánchez, costringendo il centrodestra e la destra estrema a un’opposizione comune alle sue zapaterate, espone il Partito popolare al rischio di “schiacciarsi” sui sovranisti di Vox. E impone ai centristi di  Ciudadanos (favorevoli all’eutanasia, ma contrarissimi alla riforma della scuola per la loro strenua difesa del castigliano) un balletto che rischia di rendere la loro già confusa collocazione politica ancora più difficile da inquadrare per gli elettori.

 

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