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guerra permanente

Dentro l’Acquario dei servizi russi

L’edificio che ospita a Mosca la sede del Gru viene chiamato Acquario, ed è proprio lì dentro che porta il report della Free Russia Foundation

Micol Flammini

Cinque manuali d’istruzione dell’intelligence militare di Mosca (trafugati) spiegano come si fa la guerra psicologica. Primo esempio?  L’arrivo degli aiuti del Cremlino a Pratica di Mare all'inizio della pandemia

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La sede dell’Intelligence militare russa (Gru) a Mosca viene chiamata Acquario. Ed è dentro l’acquario che porta il report di oltre cento pagine pubblicato dalla Free Russia Foundation con il nome di “Aquarium leaks”. La Free Russia Foundation è un’organizzazione con sede negli Stati Uniti e tra le sue funzioni quella più interessante sta nel tentativo di sviluppare una visione strategica della Russia dopo Putin, oppure, come si legge sul sito, “senza puntinismo”. E’ bello che qualcuno ci pensi, che pensi al futuro perché quando si parla con dei dissidenti russi, spesso dicono che quel che ha fatto Putin è stato in primis privare la nazione di una proiezione di se stessa nel futuro: l’ha bloccata nel suo passato. Di questo lavoro sul passato fa parte non soltanto una visione geopolitica legata all’Unione sovietica, ma anche un modo di intendere le agenzie di intelligence, di trattare gli oppositori, di mantenere legami con le nazioni straniere. Di questo “Aquarium leaks” è una manifestazione. 

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La sede dell’Intelligence militare russa (Gru) a Mosca viene chiamata Acquario. Ed è dentro l’acquario che porta il report di oltre cento pagine pubblicato dalla Free Russia Foundation con il nome di “Aquarium leaks”. La Free Russia Foundation è un’organizzazione con sede negli Stati Uniti e tra le sue funzioni quella più interessante sta nel tentativo di sviluppare una visione strategica della Russia dopo Putin, oppure, come si legge sul sito, “senza puntinismo”. E’ bello che qualcuno ci pensi, che pensi al futuro perché quando si parla con dei dissidenti russi, spesso dicono che quel che ha fatto Putin è stato in primis privare la nazione di una proiezione di se stessa nel futuro: l’ha bloccata nel suo passato. Di questo lavoro sul passato fa parte non soltanto una visione geopolitica legata all’Unione sovietica, ma anche un modo di intendere le agenzie di intelligence, di trattare gli oppositori, di mantenere legami con le nazioni straniere. Di questo “Aquarium leaks” è una manifestazione. 

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Dal 1991 la Russia è entrata in una modalità di guerra permanente e la propaganda da  arma difensiva è diventata offensiva


 

La Free Russian Foundation ha tradotto cinque documenti del Gru, ottenuti dal direttore della fondazione Michael Weiss e autenticati da un’agenzia di intelligence occidentale, che descrivono il programma di guerra psicologica, disinformazione e propaganda, che è stato una delle principali attività dell’intelligence militare. Tra i documenti ci sono le memorie di un colonnello, Aleksandr Goleyev, che racconta quanto le operazioni psicologiche siano in realtà un retaggio della Guerra fredda e negli anni sono state semplicemente adattate. Gli altri documenti includono un testo stilato in occasione di una lezione ai cadetti dell’Istituto militare russo, in cui viene spiegato il concetto di guerra psicologica in tempo di pace e sotto attacco; un testo di esame sottoposto ai cadetti; gli appunti per un’altra lezione sulla corretta valutazione degli obiettivi delle operazioni psicologiche e infine un glossario con i termini che fanno riferimento alle azioni di guerra psicologica. Tutti questi documenti, tradotti in inglese da Free Russian Foundation, mostrano come le azioni del Gru, unica agenzia a sopravvivere al periodo sovietico, abbiano messo la Russia in uno stato di guerra permanente, in periodi di pace e di minaccia, in patria e all’estero. 

 

La guerra psicologica non è un’invenzione del Cremlino di oggi, sono soltanto cambiati gli obiettivi, perché tutte quelle azioni che un tempo servivano soprattutto a tenere sotto controllo l’Armata rossa – i comunisti si sono sempre fidati poco dei loro soldati e per questo avevano lasciato a dei commissari il compito di garantire la fedeltà dell’esercito – oggi vengono indirizzate non soltanto a obiettivi militari ma anche ai cittadini. Quello che è importante è che, come scrivono Weiss e il giornalista Andrei Soldatov nell’introduzione, l’“Aquarium leaks” mostra come,  dopo il 1991, la distinzione tra guerra e pace sia stata “completamente annullata”. Anzi, più quel che rimaneva dell’Armata rossa si allontanava da quelli che ormai non erano più territori sovietici, più da parte di Mosca aumentava il desiderio – e crescevano anche le relative operazioni – per indurire la propaganda.

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Nel glossario si legge che la guerra psicologica  è “un sistema di misure coordinate allo scopo di minare lo stato emotivo di un paese”


 

La guerra psicologica un tempo aveva un compito difensivo: oggi è soprattutto offensiva e appare più aggressiva, capillare e organizzata. Superate queste differenze storiche, è importante sottolineare come a occuparsi di queste azioni sia il Gru e soprattutto una sua unità: la 54777 dell’intelligence militare russa, specializzata nelle operazioni di propaganda. E’ l’unità 54777 che ha cercato di plasmare il racconto di molti eventi recenti, in modo particolare, scrivono Weiss e Soldatov, durante l’annessione della Crimea del 2014. La guerra psicologica viene condotta in vario modo, ma soprattutto “costantemente”, utilizza diversi canali, “enti governativi, istituzioni pubbliche o religiose. La chiesa ortodossa, i giornali, le tv, lo sport, le agenzie turistiche, i programmi di scambi culturali”, tutto è un ipotetico canale che serve a entrare in ogni tessuto della vita militare o cittadina, in Russia e all’estero. 

 

Le memorie di un propagandista

Le memorie del colonnello Goleyev sono, tra tutti i documenti raccolti, il testo più importante per capire il passaggio da una visione sovietica a una più attuale della guerra psicologica. Goleyev dice che l’unità  54777 del Gru ha svolto un ruolo cruciale nel creare la disinformazione e la propaganda contro i separatisti ceceni negli anni Novanta e durante la guerra nel Donbass, ancora in corso. Uno dei momenti essenziali nella storia della guerra psicologica è quello in cui, dopo il crollo dell’Unione sovietica, gli addetti alla propaganda decidono che è arrivato il momento di fare un salto di qualità, anzi di quantità, e di ampliare il pubblico. A un certo punto, la propaganda smette di essere un affare soltanto russo, diretto ai russi e alle popolazioni russofone, entra in una dimensione internazionale. Sarà questa voglia di internazionalità a portare poi alla creazione di organi di stampa del Cremlino, come Russia Today o Sputnik, che basano molto del lavoro sulla produzione in lingue straniere. Il colonnello Golyev racconta il momento in cui, durante la prima guerra contro i separatisti ceceni, partecipò alla creazione di due film che non erano tanto destinati a un pubblico russo, infatti vennero presto doppiati in inglese per essere diffusi negli stati occidentali. Spiega il colonnello che l’obiettivo era mostrare le atrocità commesse dai ceceni, mostrarle anche alla Nato, suscitare delle emozioni e fare in modo che le azioni russe, di fronte alla violenza dei ceceni, venissero comprese. Non soltanto, i documentari volevano creare un sentimento di unità e di coesione tra russi e occidentali, che in questo modo avrebbero potuto vedere quanto le azioni militari di Mosca fossero da inquadrare in una lotta molto più grande contro il terrorismo islamico che non veniva combattuta soltanto per il popolo russo, ma per tutto il mondo. Questa strategia, scrive Golyev, era stata un lungo lavoro prodotto al secondo piano dell’Acquario: gli uffici dell’unità 54777. 

 

In pace e in guerra

Se in tempo di conflitto l’uso della guerra psicologica serve soprattutto come preludio alle operazioni militari dirette, è quella in tempo di pace che ci riguarda di più. In un’intervista rilasciata al Kommersant e citata nel report, la direttrice di Russia Today, Margarita Simonyan,  spiega bene a cosa serve la propaganda, e perché, con il tempo, si è sviluppata la tendenza a concepirla non tanto come un’arma attiva, ma come un’arma da utilizzare durante l’attesa di un conflitto. La disinformazione è un’arma che serve a preparare, che sfiora i nemici quando la guerra non c’è. In una delle due lezioni ai cadetti dell’Istituto militare viene spiegata la differenza tra la guerra psicologica in tempo di pace e in tempo di conflitto o minaccia. Quella in tempo di pace ci riguarda più da vicino per il suo scopo: “Consiste nel formare e stimolare opinioni, punti di vista, emozioni e comportamenti utili agli interessi della sicurezza nazionale russa”. Vengono usati tutti i canali informativi, giornali e siti internet. Queste azioni sono dirette a paesi europei ma anche agli Stati Uniti e a nazioni che fanno parte della Nato. Negli anni sono stati utilizzati anche altri mezzi di influenza emotiva, come la fornitura alla popolazione di aiuti umanitari o servizi medici. A marzo, quando l’Italia era la prima nazione a essere colpita dalla pandemia da Covid-19, questa misura di propaganda l’abbiamo vista, e oggi che abbiamo sotto gli occhi questi documenti dell’unità 54777 sembra ancora più chiara: l’arrivo dei militari russi, la cavalcata dei blindati da Pratica di Mare a Bergamo, il nome dell’operazione dal piglio jamesbondiano “dalla Russia con amore”, l’arrivo di pacchi di forniture di materiale medico costituiscono una manifestazione da manuale dei metodi usati per condurre la guerra psicologica. 

 

 

Nella parte finale del report c’è un glossario in cui si trova una definizione dettagliata di cosa intenda l’unità 54777 per guerra psicologica. “Un sistema di misure coordinate condotte da uno stato contro altri paesi allo scopo di minare lo stato emotivo, politico e psicologico della popolazione e delle forze armate”. E’ fatta di interferenze negli affari interni di un paese e l’intento è anche “l’incitamento all’inimicizia tra popoli”. Se torniamo alla fine di marzo e rivediamo le immagini, l’operazione abilissima del governo di Mosca, l’arrivo dei militari russi abbondantemente ripreso e mandato e rimandato in onda, spesso veniva usato da chi amava mettergli in contrapposizione il silenzio dell’Ue. Che in realtà non stava affatto in silenzio: anzi, i nostri vicini prendevano i pazienti italiani nei loro ospedali e ci rifornivano di respiratori, ma non sono impegnati in guerre psicologiche e azioni di propaganda. 

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