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Soluzioni alternative

L'ultimatum della presidenza tedesca dell'Ue a Polonia e Ungheria

David Carretta

Se non arriverà un segnale positivo per uscire dallo stallo entro domani, Bruxelles si muoverà verso “il piano B”: un Recovery fund a 25, senza i due di Visegrád

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La presidenza tedesca dell'Unione europea ha lanciato un ultimatum a Ungheria e Polonia sul loro veto al bilancio 2021-27 dell'Ue e al Recovery fund. Se non arriverà un segnale positivo per uscire dallo stallo entro questa sera o al massimo domani, l'Ue si muoverà verso “il piano B”, ha avvertito questa mattina un diplomatico europeo. Il piano B è un Recovery fund a 25, senza Ungheria e Polonia. La decisione dovrebbe essere presa dai capi di Stato e di governo al Consiglio europeo di giovedì e venerdì. La Commissione ha già annunciato che sta lavorando a “soluzioni alternative” per aggirare il veto di Budapest e Varsavia. Le principali ipotesi sul tavolo sono due: lanciare una cooperazione rafforzata oppure istituire un fondo intergovernativo. Resterebbe il problema del buco nel bilancio ordinario provocato dalla mancata adozione del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-27. Ma il messaggio della presidenza tedesca è chiaro. O Ungheria e Polonia questa settimana accettano il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto, oppure l'Ue andrà avanti senza di loro.

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La presidenza tedesca dell'Unione europea ha lanciato un ultimatum a Ungheria e Polonia sul loro veto al bilancio 2021-27 dell'Ue e al Recovery fund. Se non arriverà un segnale positivo per uscire dallo stallo entro questa sera o al massimo domani, l'Ue si muoverà verso “il piano B”, ha avvertito questa mattina un diplomatico europeo. Il piano B è un Recovery fund a 25, senza Ungheria e Polonia. La decisione dovrebbe essere presa dai capi di Stato e di governo al Consiglio europeo di giovedì e venerdì. La Commissione ha già annunciato che sta lavorando a “soluzioni alternative” per aggirare il veto di Budapest e Varsavia. Le principali ipotesi sul tavolo sono due: lanciare una cooperazione rafforzata oppure istituire un fondo intergovernativo. Resterebbe il problema del buco nel bilancio ordinario provocato dalla mancata adozione del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-27. Ma il messaggio della presidenza tedesca è chiaro. O Ungheria e Polonia questa settimana accettano il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto, oppure l'Ue andrà avanti senza di loro.

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Per il momento la presidenza tedesca dell'Ue vuole ancora cercare di percorrere la strada dello “scenario A”, cioè tentare di “risolvere il problema ungherese e polacco” con una soluzione negoziata, ha spiegato il diplomatico europeo. Il dialogo con Budapest e Varsavia va avanti. L'Ue sta insistendo sulla possibilità per i governi di Viktor Orbán e Mateusz Morawiecki di contestare il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto davanti alla Corte europea di giustizia. Inoltre è disponibile a adottare una dichiarazione che chiarisca quello che prevede già l'accordo raggiunto con il Parlamento europeo: la condizionalità si applicherà solo per le violazioni dello stato di diritto legate all'esecuzione del bilancio Ue e la Commissione deciderà in modo imparziale e oggettivo l'eventuale taglio dei fondi. Le prossime ore saranno decisive. “Abbiamo bisogno di un accordo o di chiari segnali da Ungheria e Polonia entro oggi oppure domani. Se non li avremo probabilmente ci muoveremo verso uno scenario B”, ha spiegato il diplomatico europeo: “La Commissione ha già iniziato a lavorare a una soluzione a 25. Ci sono diverse possibilità”.

  

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La prima ipotesi è quella di una cooperazione rafforzata ed è considerata più facile da realizzare e meno onerosa per gli stati membri. Verrebbe utilizzato l'articolo 122 del trattato, che permette di concedere assistenza finanziaria in caso di calamità naturali o circostanze eccezionali che sfuggono al controllo degli stati membri. Il meccanismo sarebbe simile a quello usato con Sure: gli stati membri fornirebbero le garanzie per permettere alla Commissione di indebitarsi sui mercati per finanziare il Recovery fund. La seconda ipotesi è quella di un fondo intergovernativo ed è considerata più difficile in termini sia di tempistica sia di indebitamento per gli stati membri. Si dovrebbe creare attraverso un trattato un nuovo strumento finanziario simile al Mes, ogni paese sarebbe chiamato a versare una parte del capitale e ogni stanziamento dovrebbe passare dal via libera di alcuni parlamenti nazionali e verrebbe classificato come debito per gli stati membri.

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