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La cura di Bucarest

Domenica si vota in Romania, dove c'è voglia di cambiamento

Il presidente Klaus Iohannis ha cercato sempre di riportare il paese verso la strada dell'europeismo, restando garante e punto di riferimento ha disegnato la svolta fino a qui

Micol Flammini

Queste elezioni sono un segnale per l’Ue e per l’architetto dell’europeismo romeno che ha scommesso su una nazione rinnovata e sul premier Lodovic Orban 

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Domenica si vota in Romania per scegliere il nuovo Parlamento, e anche questa volta tutte le attenzioni sono su Klaus Iohannis, che è l’architetto di tutti gli ultimi cambiamenti nel paese. E’ il presidente che in questi anni ha svolto un ruolo importante per il paese, e anche per l’Europa. Mentre la nazione scivolava giù per il sentiero euroscettico e illiberale durante il governo del Partito socialdemocratico, c’era Iohannis a fare da garante. A cercare di recuperare quel che rimaneva da salvare del paese, a rassicurare l’Ue, a spingere forte in senso contrario e tirare fuori la Romania dalla strada verso Visegrád. Il presidente è del Partito nazional liberale, ha ottenuto un secondo mandato lo scorso anno, poco dopo le elezioni europee e soprattutto dopo essere riuscito a scardinare il governo socialdemocratico – caduto per una serie di scandali legati alla corruzione – e a sostituirlo con un capo del governo del suo stesso partito: Ludovic Orban. La Romania ha bisogno di molte riforme, ha gravi problemi legati alla corruzione e senza un nuovo esecutivo stabile ogni cambiamento importante rimane congelato. Il mandato principale di Orban quindi era quello di organizzare nuove elezioni, che a causa della pandemia sono state rimandate, ma il momento è arrivato e, secondo i sondaggi, Iohannis è di nuovo in vantaggio. La strategia del centro e della moderazione, anche Orban si è comportato in questi mesi come un politico moderato e attento ai temi europei tanto da rilasciare interviste in cui critica l’omonimo ungherese, sembra aver convinto i romeni. La nazione è stata colpita duramente dalla pandemia, il sistema sanitario non era all’altezza dell’emergenza, ma Orban e il Partito nazional liberale è comunque favorito.  

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Domenica si vota in Romania per scegliere il nuovo Parlamento, e anche questa volta tutte le attenzioni sono su Klaus Iohannis, che è l’architetto di tutti gli ultimi cambiamenti nel paese. E’ il presidente che in questi anni ha svolto un ruolo importante per il paese, e anche per l’Europa. Mentre la nazione scivolava giù per il sentiero euroscettico e illiberale durante il governo del Partito socialdemocratico, c’era Iohannis a fare da garante. A cercare di recuperare quel che rimaneva da salvare del paese, a rassicurare l’Ue, a spingere forte in senso contrario e tirare fuori la Romania dalla strada verso Visegrád. Il presidente è del Partito nazional liberale, ha ottenuto un secondo mandato lo scorso anno, poco dopo le elezioni europee e soprattutto dopo essere riuscito a scardinare il governo socialdemocratico – caduto per una serie di scandali legati alla corruzione – e a sostituirlo con un capo del governo del suo stesso partito: Ludovic Orban. La Romania ha bisogno di molte riforme, ha gravi problemi legati alla corruzione e senza un nuovo esecutivo stabile ogni cambiamento importante rimane congelato. Il mandato principale di Orban quindi era quello di organizzare nuove elezioni, che a causa della pandemia sono state rimandate, ma il momento è arrivato e, secondo i sondaggi, Iohannis è di nuovo in vantaggio. La strategia del centro e della moderazione, anche Orban si è comportato in questi mesi come un politico moderato e attento ai temi europei tanto da rilasciare interviste in cui critica l’omonimo ungherese, sembra aver convinto i romeni. La nazione è stata colpita duramente dalla pandemia, il sistema sanitario non era all’altezza dell’emergenza, ma Orban e il Partito nazional liberale è comunque favorito.  

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Avrà però bisogno di alleati, di formare una coalizione stabile e duratura e probabilmente cercherà intese con altri partiti moderati di centro destra come Plus: guidato dall’ex primo ministro e capogruppo della famiglia europea Renew Europe, Dacian Ciolos. E’ stato un lavoro lunghissimo quello del presidente Iohannis, che ha cercato di creare per la sua nazione le condizioni per la crescita e per una maggiore integrazione europea. Il voto di domenica è quindi un voto anche su di lui, sulla sua lotta contro la corruzione e sui suoi progetti. Finora è stato il creatore della politica romena, ha cercato di dare la linea per il rinnovamento e di essere la voce della ragionevolezza nel momento in cui il paese era governato da un governo alla rinfusa. Se i romeni dovessero confermare la fiducia nei suoi confronti e nei confronti del suo lavoro, sarò una vittoria anche per l’Ue: ancora un altro paese che aveva intrapreso il cammino illiberale avrebbe deciso di cambiare direzione. 

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